«Non ho più speranza per votare». Ma non possiamo rassegnarci
giovedì 22 settembre 2022

Caro direttore,
alle prossime elezioni non credo che voterò. Perché per votare ci vuole un minimo di speranza e l’attuale politica mi ha strappato ogni speranza. Promesse campate in aria, litigi continui, voltafaccia sfrontati, menzogne, insulti quasi da trivio, elettori trattati come imbecilli: questa è stata la campagna elettorale. Pur volendomi il naso, non saprei chi votare. Vedo sfacelo e mi sento senza speranza. Una speranza che latita già dai tempi dell’invettiva di Dante: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!»…

Edgardo Grillo Cerignola (Fg)

In queste settimane, caro amico, l’ho già scritto e detto molte volte: sono tanti, per tantissimi di noi, i motivi di insoddisfazione e di lontananza dall’attuale offerta politica. Nessuno convince pienamente. Non possiamo neppure “preferire” le persone che ci convincono di più in questo o quel partito. E ferisce tanti il rifiuto ostinato di dare vero ascolto e autentica rappresentanza alla preoccupazione della grande maggioranza degli italiani per la miscela esplosiva costituita da crisi finanziaria, pandemia e guerra. Eppur bisogna turarsi il naso e decidere per quel po’ che la legge elettorale in vigore ci consente. Ieri – ne diamo conto su “Avvenire” di oggi, 22 settembre – anche i nostri vescovi ci hanno invitato a farlo. A partecipare. A esercitare il nostro diritto-dovere di voto. E lo hanno fatto con parole nobili e mobilitati dei migliori sentimenti cristiani e civili di cui siamo capaci. Chiedono di osare proprio quella speranza che lei dice non avere più. Dall’«Appello alle donne e agli uomini del nostro Paese» scandito dal Consiglio permanente della Cei prendo una sola frase che è profondamente radicata nel Vangelo e, dicendo tutto, indica a credenti e non credenti la via di un Paese consapevole, accogliente e solidale: «Non possiamo mai abituarci a vedere la vita calpestata».

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