sabato 31 maggio 2014
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​Se per sparire dal web bastasse riempire un modulo, probabilmente nel mondo digitale (dove i dati valgono oro) Google e Facebook non sarebbero colossi stramiliardari. Invece la realtà è molto più complessa. Anche adesso che Google, proprietario del più importante motore di ricerca del mondo, ha lanciato in Europa un sistema che permette agli utenti di "essere dimenticati". Non per scelta, ma perché lo scorso 13 maggio una sentenza del Tribunale di Giustizia dell’Unione Europea ha riconosciuto il diritto dei cittadini a vedere cancellati alcuni link con notizie e dati che li riguardano.Nonostante la pagina del servizio di Google sia ora attiva online, cancellarsi non è una passeggiata come invece vogliono farci credere. E non solo perché l’azienda pretende da chi vuole farlo («per evitare richieste fraudolente») persino la fotocopia della carta d’identità o della patente, quindi la consegna di altri dati molto personali. Ma soprattutto perché per ogni risultato che si vuole cancellare dalle ricerche di Google, bisogna anche fornire adeguate e dettagliate spiegazioni. «Che saranno attentamente valutate da un comitato consultivo di esperti». Calcolato che ognuno di noi ha almeno qualche migliaio di link con il suo nome, potete immaginarvi cosa significhi in termini di sforzi e di tempo. La questione è delicatissima. Riguarda il diritto di ognuno di noi alla privacy ma anche il diritto di tutti di sapere. Ognuno di noi è stufo dell’invadenza del web nella sua vita, ma chi cerca di cancellare le proprie tracce a volte ha qualche cosa di illecito da nascondere, e come tale meriterebbe invece di rimanere visibile. C’è un’ulteriore questione. L’uso sempre più diffuso di Internet ci sta dimostrando che siamo incoerenti: a parole vogliamo tutti più privacy, ma nei fatti lasciamo ogni giorno sempre più tracce e dati nella Rete, incuranti di come potranno essere usati anche fra molti anni. Salvo poi magari pentircene ed essere disposti a spendere qualsiasi cifra per farli sparire. Non a caso, già ora ci sono società che guadagnano milioni ripulendo le vite digitali delle persone. Come ama ripetere Frank M. Ahearn, l’uomo che fa sparire le persone nei guai, «la prima azione da fare è imparare a vivere senza lasciare tracce su Internet». Peccato che solo pochissimi sappiano, anzi vogliano farlo.
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