domenica 13 febbraio 2011
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Appena laureata in Economia e commercio con 110, ventidue anni ancora da compiere, mia sorella si presenta al suo primo colloquio di lavoro, immaginando l’inizio della sua carriera. L’uomo la fa parlare, la studia poi le dice: "Ma lei è così carina, perché non si trova un marito che la mantiene e se ne sta a casa?". Eh sì, che è bella davvero. È passato un bel po’ di tempo, lei il consiglio non lo ha seguito, e oggi è una donna in carriera, con tanto di marito e figli. Ma cosa è cambiato da allora? Cosa immaginava quell’uomo, sicuramente un dirigente, non un ignorante o uno sprovveduto? Cosa vedeva nella donna di bell’aspetto davanti a sé? La "rivoluzione femminista" si era già compiuta. Ed è compiuta oggi che la donna non sfonda nel mondo del lavoro, non fa carriera, guadagna meno dei colleghi maschi, non conta nelle istituzioni: si pensa per lei alle quote panda (che sconfitta!).Mi sono chiesta anch’io se andare o no in piazza e se portarci mia figlia. Ho letto con attenzione i tanti interventi autorevoli – anche sul nostro giornale – per trovare una risposta, ma ancora non mi riesce di decidere. E però io quella piazza la vorrei piena di uomini. Anche solo di uomini.Perché sì, le giovani avvenenti veline, letterine, meteorine (termini che mi disgustano, sia pure incolpevoli) sembrano il frutto di una degenerazione di una battaglia liberatoria pseudo femminista. Ma prima di loro imponenti colossi economici hanno sfruttato e sfruttano altrettante giovani avvenenti per pubblicizzare e vendere i più disparati prodotti. A "rivoluzione sessuale" compiuta. Trasmissioni televisive ad alto auditel maschile si srotolano alla presenza di bellezze statuarie, infilate nei copioni solo per le loro fattezze, senza che a queste venga chiesto altro che di mostrare una scollatura pronunciata o uno spacco vertiginoso. A "rivoluzione femminista" assodata.E allora dove sta quel bandolo della enorme matassa che si snoda oggi davanti ai nostri occhi, saturi di immagini sensuali, e alle nostre teste pensanti, sfinite da racconti piccanti che dovrebbero restare nel chiuso delle mura domestiche, magari privi di quegli eccessi che fanno pensare piuttosto a una degenerazione dell’essere umano? Dov’è che ha inizio questo malessere, che oggi ci racconta – forse solo su una scala più larga e con mezzi di comunicazione più imponenti – storie vecchie come il mestiere più antico del mondo, al quale si è dato solo un nome più elegante? La battaglia di donne che reclamavano la dignità ha sortito tanti effetti. Ma i mondi maschile e femminile non si incontrano solo in un mercificio del sesso. E se la donna era all’origine la Eva fragile che si lascia tentare e diviene peccatrice, questa è stata riscattata dalla nuova Eva, madre della Chiesa per noi cristiani, scelta da nostro Signore per salvare il mondo: forse è proprio lì, in quella donna paladina dell’umanità che dobbiamo cercare il messaggio da dare alle nostre figlie, fragili creature, tentate ancora oggi, in un mondo avaro con l’universo femminile e diciamolo pure ostile. E, di più, sono certa che anche chi quella Donna non la conosce o non vuole conoscerla, per quelle riserve così bene spiegate su queste pagine da Marina Corradi, ebbene, dentro di sé ha la stessa impronta di quell’impasto di sensibilità, fragilità, coraggio e resistenza che fanno di ogni donna un essere speciale.Proprio da questa consapevolezza un mondo laicista che non voleva vedere la rivoluzione della nuova Eva ha affermato la "liberazione della donna" in forme spesso discutibili. Acqua passata, ma tant’è. Oggi siamo tutte certe che la donna è un essere speciale e forte, in grado di coprire più ruoli nella società come gli uomini non sanno e non intendono fare. Quegli uomini che, oggi, vorrei riempissero le piazze di questo nostro Paese.
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