Nessuno giochi col fuoco delle 'ndrine d'esportazione
mercoledì 17 novembre 2021

«Non giocate con il fuoco». Non poteva essere più chiaro il procuratore della Repubblica Riccardo Targetti nella conferenza stampa di Milano per illustrare l’operazione che ha portato all’arresto di 54 sospetti ’ndranghetisti in Lombardia. Responsabili, secondo gli investigatori, di una serie di reati che vanno dalla frode fiscale all’estorsione fino alla bancarotta, ma che comprendono anche voto di scambio, spaccio di stupefacenti e traffico di armi. Il tutto utilizzando società pulite per entrare poco a poco nei tessuti economici di zone come le province di Como e di Varese, dove il lavoro e la ricchezza sono abbondanti anche se in questo periodo si fanno sentire le conseguenze dell’emergenza Covid.

E proprio ai fondi della ripartenza miravano alcuni degli arrestati, tramite le false cooperative da cui è partita l’indagine. L’appello di Targetti, lanciato soprattutto al mondo dell’impresa, è di prendere molto sul serio il rischio delle infiltrazioni mafiose. «Chi per difficoltà o per timore si avvicina o cede a questo mondo – ha appunto detto il procuratore – deve sapere che, nell’illusione di guadagnare migliori condizioni, sta giocando con il fuoco». Troppa la violenza insita nel modo di agire delle cosche, illimitata la loro sete di denaro, incontrollabile il loro desiderio di comando.

Chi capita nelle loro mani si illude di cavarsela, ma in realtà si infila in una spirale destinata a strangolarlo più o meno rapidamente. La moglie di uno degli imprenditori finiti nelle spire delle ’ndrine ha raccontato che il marito era costretto a dormire in auto e che loro si erano ritrovati sul lastrico senza poter opporsi. Chiaro esempio di come in malviventi intendano i rapporti con il mondo economico, con una capacità proteiforme di adattarsi alle mutate condizioni. La procuratrice antimafia Alessandra Dolci ha spiegato che questa indagine prende in esame tre periodi.

A partire dal 2007 le cosche si erano specializzate soprattutto nelle estorsioni nei confronti degli imprenditori, per poi passare, una volta impadronitisi delle aziende, al controllo e la gestione di appalti molto remunerativi per finanziare le cosche con l’evasione fiscale. Ma una volta colpita dalle forze dell’ordine questa leva di guadagno, le cosche sono tornate all’estorsione. Una sorta di ’ndrangheta 2.0 che si traveste da società per affari, ma allo stesso tempo non lascia il suo interesse primario, come il traffico di droga, allargando il suo raggio d’azione anche alla vicina Svizzera. Il tutto all’interno di un disegno criminale unitario.

Ovvero collegato strettamente sia in Lombardia e nel nord in generale sia nelle zone d’origine, che mai perdono il loro ruolo. Una potenza criminale che non si ferma agli affari ma che, passo dopo passo, mira a inquinare anche le istituzioni. Come testimonia l’indagine a carico di un ex sindaco comasco e di un ex appartenente alla sua giunta. Tutto ciò fa dire ancora a Targetti che la criminalità organizzata nel Nord «ha più difficoltà a prendere il controllo, anche politico, ma rischia di arrivare a prenderlo se non si alza la soglia di allerta».

Del resto già un ex assessore regionale è finito in carcere per voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa e, nel 2015, il Comune di Sedriano ha avuto il poco invidiabile record di essere il primo Comune della Lombardia sciolto per infiltrazioni mafiose. La discesa, insomma, una volta iniziata rischia di trasformasi in valanga e la fine è nota. Per questo c’è bisogno di un sussulto comune, nell’imprenditoria come nella politica e nella società civile, per rafforzare gli anticorpi soprattutto in vista dell’arrivo dei fondi del Pnrr. L’avanzata della criminalità organizzata avviene solo nella indifferenza o nella acquiescenza colpevole o spaventata. E la capacità dello Stato di colpire (come testimonia il blitz di ieri) deve essere usata in ogni occasione. Senza tentennamenti. Chi gioca con il fuoco non rischia solo di scottarsi ma di essere bruciato per intero e di dare avvio a un incendio che colpisce tutti.

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