martedì 22 marzo 2016
 Nel Miserere «lamentoso» delle confraternite il suono delle voci struggente e armonico
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MISERERE Miserère mei, Deus, secùndum magnam misericòrdiam tuam.  Et secùndum multitùdinem miseratiònum tuàrum, dele iniquitàtem meam. Àmplius lava me ab iniquitàte mea, et a peccàto meo munda me. (.....) Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato.(.....) Durante il periodo quaresimale uno dei momenti di maggiore devozione popolare è l’esecuzione corale del Miserere, il più conosciuto dei sette salmi penitenziali della liturgia cattolica, segnato con il numero 50 secondo la Vulgata e con il numero 51 secondo la tradizione ebraica. In questo salmo il peccatore esprime il suo pentimento ed invoca la misericordia divina. La tradizione giudaica ha posto il Salmo sulle labbra di Davide sollecitato alla penitenza dalle parole severe del profeta Natan che gli rimprovera l’adulterio compiuto con Betsabea e l’uccisione di Uria, suo marito. Il canto del Miserere fa da sfondo a numerose celebrazioni del periodo quaresimale, in particolare viene spesso cantato durante le Processioni che si svolgono il Venerdì santo. A cantare le varie parti del salmo in latino sono gruppi di cantori appartenenti a varie Confraternite protagoniste dei rituali. A Chieti, a Latera ( Viterbo), così come a Conversano (Bari) o in tanti centri della Sardegna (come ad esempio Santu Lussurgiu o Castelsardo), o ancora in tante altre città della Sicilia e di molte altre regioni italiane, ogni Confraternita ha il “suo” modo originale di cantare il Miserere che viene eseguito prevalentemente in forma polifonica da voci maschili. A Sessa Aurunca (Ce) il Miserere viene cantato dai confratelli dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso durante tutto il periodo quaresimale, dalla sera del mercoledì delle ceneri fino alla conclusione della processione del Venerdì santo. Si canta a tre voci: la prima “alta”, la seconda “media” e la terza “bassa”. I cantori si dispongono molto vicini accostando le loro teste, per fondere meglio le voci e ricercare il particolare suono “lamentoso” che dà il carattere penitenziale del canto. Si eseguono solo le 10 strofe dispari del salmo e ogni strofa , che in dialetto viene definita ”botta” è suddivisa in cinque sezioni musicali. Il suono delle voci è struggente e armonico. Coinvolge chi canta e chi ascolta. Con il suo carattere lamentoso, ricco di melismi e sonorità arcaiche produce un’intensa commozione spirituale che infonde nell’animo un forte senso di rapimento mistico. Durante l’esecuzione della “botta” le tre voci a tratti si fondono in una sola per poi dividersi in tre per poi rimescolarsi ancora generando così un effetto di grande suggestione musicale. Per raggiungere una tale perfezione esecutiva i tre cantori devono sottoporsi ad una raffinata preparazione vocale che si svolge esclusivamente durante il periodo quaresimale. Pertanto una volta costituito il trio i cantori tendono a cantare sempre con la stessa formazione. Oggi a Sessa Aurunca questo canto sta vivendo una grande diffusione tra i giovani. Ci sono infatti decine e decine di giovani cantori che hanno intrapreso la pratica devozionale di questo antico canto che durante il periodo quaresimale trasforma Sessa Aurunca, città storica dalle tante cupole e torri, in una simbolica Gerusalemme della Campania.
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