mercoledì 6 marzo 2013
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Era un esperimento riuscito, uno dei pochi a Napoli negli ultimi 20 anni, proprio nel luogo dove un’altra esperienza era fallita: il polo siderurgico di Bagnoli. La "Città della Scienza", dopo una vampata che è durata quasi tutta una notte, è oggi un mucchio di cenere tra mura annerite. Con le sue mirabilia di scienza e tecnica, la Città s’era assunta inconsapevolmente, ma in modo naturale, altri gravosi compiti: diventare il fulcro per la rinascita di tutta quest’area che da Pozzuoli a Napoli si affaccia nel Golfo, oggi ridotta a un triste e laido cimitero industriale, e portare vanto a tutta la città che indugia ancora in un lungo e dimesso languore culturale.La Città c’era riuscita. Su Facebook piace a 11.239 persone, ogni anno era visitata da più di 350mila curiosi, turisti e appassionati. Era una città aperta, con le porte spalancate perché la gente entrasse ma soprattutto perché la cultura potesse uscire fuori, invadere la gente, toccare i cittadini, istruire, incuriosire, formare. Proprio per questo un esperimento riuscito perché questa Città non è mai stata auoreferenziale, fine a se stessa, e mai autocelebrativa. Esaltava la scienza in tutte le sue possibili sfaccettature e la offriva perché tutti potessero conoscerla e forse chissà – specie nei bambini che la visitavano – suscitare il sogno di arrivare al Nobel.Da Bagnoli si poteva viaggiare virtualmente nello spazio, avvicinarsi ai faraoni, oppure sospirare nel planetario alla scoperta dei pianeti, cercando di contare le stelle. Ce n’era per tutti i gusti e per i bambini, che a scolaresche la visitavano, la scienza era offerta in strabilianti spettacoli, quasi un gioco per comprendere i principi fondamentali della chimica e della fisica, svelandone i segreti. Potevano costruire anche un Vesuvio uguale ma un po’ più piccolo di quello che dall’altra parte del Golfo si vede da lontano.Dandole fuoco non è stato distrutta soltanto la città, ma è stata sfregiata e mortificata Napoli e offesi, vilmente offesi, tutti quei napoletani che, sono i più e sono tanti, non hanno ancora smesso di sognare che Napoli possa essere diversa e migliore avendone tutte le capacità per diventarlo. Le prime indagini fanno già pensare al dolo. Si possono avanzare solo ipotesi, in attesa che la magistratura faccia piena luce. Forse è la malavita organizzata che tenta di mettere le mani su questa parte della città impedendo progetti che forse non fanno il suo tornaconto. Ma sono ipotesi, e occorre dare il tempo a chi indaga. Siamo in lutto, hanno detto i dipendenti di questo miracolo napoletano, e il lutto oggi si addice alla città. Ma è un lutto – pare di capirlo – non rassegnato, perché già si pensa al futuro, alla ricostruzione. In uno spazio che le fiamme non hanno toccato è pronto un convegno di fisici napoletani e i responsabili della struttura lanciano l’appello per una sottoscrizione. Adesso Napoli e tutti quelli che possono decidere devono saper dare una dimostrazione ai ragazzi che incantati visitavano questa meraviglia. Sono chiamati a dimostrare – contrariamente a quanto si legge nei libri di fisica e di chimica, ma che invece è dal mito sostenuto – che anche da queste ceneri può rinascere una fenice.
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