martedì 16 febbraio 2016
Stop al mercato del corpo, a Parigi una nuova frontiera: in arrivo una legge contro lo sfruttamento. (Daniele Zappalà
 Multe ai clienti: Parigi combatte la prostituzione
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Anche nella Francia odierna sopravvive una certa tendenza strisciante a edulcorare la piaga planetaria della prostituzione. Il mese scorso, al Musée d’Orsay di Parigi, si è chiusa la mostra 'Splendori e miserie. Immagini della prostituzione, centrata sui decenni in cui «Parigi è stata la capitale mondiale dei piaceri a pagamento», come ha scritto Le Monde. E commentando alcune scelte espositive, lo stesso quotidiano ha finito per ammettere il proprio fastidio per il ricorrente 'adescamento' estetizzante dei visitatori a cui il noto museo sembra aver ceduto nell’affrontare ciò che da sempre è essenzialmente una forma di sfruttamento. Ma negli ultimi tempi la stessa Francia ha mostrato che un cambio di rotta resta possibile. Fronteggiando proprio un’annosa selva di stereotipi, ambiguità, pregiudizi e ipocrisie di ogni sorta, il Parlamento francese ha intrapreso nell’autunno 2013 una riflessione bipartisan che sembra adesso sul punto di trovare un approdo legislativo definitivo. Partendo dalla constatazione che il cuore del dramma riguarda le 'persone prostituite', come denunciano da anni le principali associazioni al fianco delle vittime delle tratte di esseri umani, i parlamentari sono giunti alla conclusione che continuare a sanzionare 'l’adescamento' rappresenterebbe una vessazione inutile e codarda inflitta a persone già nella morsa di feroci reti criminali e mafiose internazionali. Traendo spunto dal cosiddetto 'modello svedese', il Parlamento ha invece scelto di spostare il cursore delle sanzioni sui cosiddetti 'clienti', secondo l’opzione contenuta nel progetto di legge votato nei giorni scorsi in terza lettura dall’Assemblea Nazionale, in attesa di un esame probabilmente definitivo al Senato. Per chi «acquista atti sessuali», è prevista un’ammenda di 1.500 euro accompagnata eventualmente da stage di sensibilizzazione sul vero volto della piaga. Nel mirino dei parlamentari transalpini, c’è ormai la volontà di «rafforzare la lotta al sistema prostitutivo» nel suo complesso, come recita lo stesso titolo della riforma. Sullo sfondo è dunque emerso il bisogno di far entrare il Paese nel campo internazionale determinato ad 'abolire' la tratta. Secondo La Croix, si assiste in queste settimane all’esito di una «lotta accanita» condotta con un inedito senso di responsabilità. E «si può considerare che gli 'abolizionisti' hanno vinto la battaglia. La legge dovrebbe essere votata prossimamente». In Francia, infatti, gli equilibri fra le Camere non consentono ai senatori di bloccare o stravolgere ciò che i deputati hanno già approvato dopo il passaggio di un testo in commissione bicamerale, come in questo caso. Rispetto alla cortina d’infingimenti del passato, la Francia sembra pronta a ribaltare il proprio sguardo politico sulla piaga. «La realtà della prostituzione è la violenza. Quella delle mafie, della tratta, degli sfruttatori. Quella di coloro che vengono chiamati clienti», ha ripetuto nell’emiciclo la socialista Pascale Boistard, segretario di Stato per i diritti delle donne. Per lei e per tutto l’esecutivo, la realtà da guardare in faccia senza ipocrisie è quella delle «aggressioni che attentano gravemente all’integrità delle persone prostituite». Le quali sono scaraventate dentro «una quotidianità fatta di atti sessuali ripetuti e non desiderati». A giudicare dai lunghi e appassionati dibattiti in aula, anche fra quanti hanno ardentemente sostenuto il testo, pare forte la consapevolezza che tentare di combattere il dramma in modo radicale non potrà produrre risultati immediatamente visibili su vasta scala, se si pensa all’ampiezza e al potere del 'sistema prostitutivo' planetario, sempre pronto a cercare nuove vie per sfuggire anche alle legislazioni più determinate. Ma nelle ultime ore, tante voci esprimono lo stesso speranza per la maggiore coerenza di questa nuova direzione rispetto a certe facili scorciatoie del passato. Da una parte proseguirà la lotta penale contro lo sfruttamento della prostituzione di ogni tipo. Dall’altra, attraverso le ammende e gli stage di sensibilizzazione per i 'clienti', la Francia punta ad inaugurare un duraturo impegno per modificare le mentalità. Senza chiudere prima l’epoca dell’impunità per chi alimenta economicamente il sistema, nessuna lotta futura alla piaga potrà risultare alla lunga davvero efficace, pensano ormai i parlamentari d’oltralpe. Per Parigi, dal momento in cui si riconosce lo statuto di vittime delle persone prostituite, qualunque sia il loro sesso, cade automaticamente la prospettiva di assimilare questa forma di sfruttamento dei corpi umani a un 'mercato', come si è invece tentato di fare in altri Paesi anche europei. Anche in nome del pragmatismo, bando dunque alle ambiguità del passato: una volta affiancate dalle associazioni, non di rado anche in Francia d’ispirazione cristiana, delle persone definitivamente riconosciute a livello sociale come vittime saranno meno terrorizzate dalla prospettiva, certo sempre impervia, di sottrarsi alle reti di sfruttamento. Se l’obiettivo dell’abolizione resta estremamente lontano, si possono nondimeno offrire già oggi alle vittime maggiori chance di un «percorso di uscita dalla prostituzione». «Abolire il sistema prostitutivo» è pure la missione e lo slogan del 'Movimento del Nido', storica ong d’ispirazione cattolica particolarmente impegnata al fianco delle vittime, grazie a 34 delegazioni presenti in tutto l’Esagono. Il fondatore, padre André-Marie Talvas (1907-1992), ha denunciato fino all’ultimo la prostituzione come «una delle forme peggiori di disprezzo delle persone». E per i responsabili dell’associazione, veder tornare adesso la parola 'persona' al centro della legislazione francese contro la piaga rappresenta una tappa decisiva. In un comunicato, il movimento sottolinea «la lungimiranza dei deputati che si sono preoccupati di preservare la proposta di legge nei suoi quattro pilastri: sostegno e accompagnamento delle persone prostituite, rafforzamento della lotta contro lo sfruttamento, sanzione dei 'clienti' e sensibilizzazione verso l’opinione pubblica e i giovani in particolare». In modo non proprio casuale, lo stesso Parlamento ha deciso di accogliere il 2 febbraio pure le «Assise per l’abolizione universale della maternità surrogata», evento durante il quale è stata più volte richiamata l’analogia profonda fra la prostituzione e la pratica di sfruttamento dell’utero in affitto. In entrambi i casi l’autonomia e il corpo delle donne sono ridotti a un «servizio» a disposizione su un presunto «mercato». Per poter essere sfruttato in modo più sistematico ed efficace, il corpo deve acquisire «un valore di scambio», ha fatto notare in particolare la filosofa francese Sylviane Agacinski, a cui hanno fatto eco le analisi anche di altre militanti provenienti da tutt’Europa, come la femminista svedese Kajsa Ekis Ekman, autrice del saggio 'Being and being bought', che analizza comparativamente entrambe le forme di sfruttamento.

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