sabato 30 giugno 2018
Ma l’invito alla «cura della casa comune» deve spingerci a fare di più anche come cittadini, con un occhio a chi verrà dopo di noi, a partire dai nostri figli
Un mondo più sostenibile a lezione da papa Francesco
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Caro direttore, l’appello sull’equità e sulla lotta ai cambiamenti climatici lanciato da papa Francesco con l’enciclica Laudato si’, recentemente ripreso anche nel corso di un incontro in Vaticano, rappresenta un invito alla riflessione e uno stimolo al miglioramento continuo per tutti noi che operiamo nel settore energetico. Mi occupo di energia da quasi vent’anni e mai come oggi vedo impegno e iniziative concrete da parte di molti stakeholder per contribuire a un mondo più sostenibile e a contrastare le disuguaglianze. Ma l’invito alla «cura della casa comune» deve spingerci a fare di più anche come cittadini, con un occhio a chi verrà dopo di noi, a partire dai nostri figli. Ci sono tre aspetti che meritano particolare attenzione: il primo è che parliamo di una sfida globale, che non si limita alla transizione energetica e alla lotta ai cambiamenti climatici, ma che riguarda la ricerca di un modello di consumi e di sviluppo più inclusivo e attento alle aree svantaggiate. La Laudato si’ spiega chiaramente che non esistono due crisi separate, una ambientale e una sociale. Sono due aspetti dello stesso problema. Si tratta di una visione confermata anche dai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che tante aziende, inclusa la nostra, stanno facendo propri.

Occorre una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo. Inoltre, parlando di ambiente, spesso affrontiamo le questioni come se fossero solo locali, nazionali o europee. L’Italia ha meritoriamente deciso di azzerare nel tempo l’uso del carbone come fonte di energia. Ma se altri Paesi, come sembra, continueranno a utilizzarlo, gli sforzi italiani non saranno sufficienti. Allo stesso modo, l’impegno europeo per la decarbonizzazione non otterrà i risultati sperati se non sapremo coinvolgere i Paesi asiatici nei quali la domanda energetica è prevista in forte crescita, anche in un’ottica di sviluppo sostenibile. Un problema globale va risolto con soluzioni globali, non si può procedere in ordine sparso. Occorre un impegno forte di tutti, dalla politica alle aziende. Il secondo aspetto che mi preme sottolineare riguarda il contributo che ciascuno di noi può dare in questo contesto. Come è evidenziato nell’Enciclica, serve proprio un «nuovo approccio». L’azienda che ho l’onore di guidare si occupa di garantire forniture stabili e sicure alle famiglie e alle imprese attraverso le proprie infrastrutture. In Italia diamo lavoro, direttamente e indirettamente, a quasi 20mila persone con un impatto sul Prodotto interno lordo di oltre 3 miliardi di euro l’anno, di cui una quota molto rilevante nel Mezzogiorno. Siamo consapevoli che il futuro delle nostre comunità dipende anche da noi e dal nostro modo di lavorare. Per questo abbiamo da tempo iniziato a guardare oltre le scadenze dei nostri piani industriali e ci siamo dati una visione al 2030. Il nostro «nuovo approccio» è quello di essere tra i promotori, nel nostro settore, di un sistema energetico più sostenibile ed efficiente. Lo stiamo facendo con varie azioni: *l’innovazione: puntiamo sulla ricerca e sulle competenze per favorire lo sviluppo di nuove fonti di energia rinnovabile come il biometano.

Quest’ultimo è un gas rinnovabile a zero emissioni di anidride carbonica, proveniente dai rifiuti e dagli scarti dell’agricoltura: può avere tantissimi utilizzi, a partire dai trasporti, e sfrutta le infrastrutture esistenti, riducendo al minimo gli investimenti necessari. Un recente studio commissionato dal consorzio europeo Gas for Climate rivela che l’utilizzo del gas rinnovabile può contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici al 2050 con un risparmio annuo di 140 miliardi di euro; *l’efficienza energetica: dopo oltre 75 anni di storia, nel 2018 siamo entrati per la prima volta in questo settore perché siamo convinti che ciascuno di noi possa fare del bene alla 'casa comune' cominciando a utilizzare meglio – e senza sprechi – l’energia in casa propria. *lo sviluppo del territorio: lavoriamo in tutta Italia e in particolare al Sud. Abbiamo costituito una Fondazione con l’obiettivo di creare nuove connessioni con il mondo del terzo settore e dare vita a iniziative di sviluppo sociale a favore delle comunità in tutti i territori nei quali operiamo. Siamo partiti da una iniziativa per mettere a disposizione degli agricoltori alcuni nostri terreni e dare impulso all’agricoltura sociale nel nostro Paese; *la diffusione della conoscenza: uno sviluppo sostenibile passa da investimenti in cultura, tecnologia e formazione.

Abbiamo creato lo 'Snam Institute' con l’obiettivo di fornire formazione tecnica e manageriale non solo alle nostre persone, ma anche alle oltre mille aziende, in maggioranza piccole e medie, che lavorano con noi; *la diffusione di una cultura dell’equità, della fairness e della sicurezza, partendo dall’azienda con uno sguardo a quello che accade nel mondo. Ci stiamo impegnando affinché le nostre persone siano orgogliose di lavorare in un’azienda che premia il merito, che tiene conto dei loro problemi e che combatte tutte le discriminazioni, a partire da quelle di genere. Un’azienda che ha tra i suoi valori fondanti quello di promuovere la sicurezza, non solo delle sue persone ma anche di appaltatori e comunità. Con queste azioni e altre che presto metteremo in campo, vogliamo contribuire anche noi a immaginare la transizione verso un mondo più sostenibile. Il terzo aspetto della mia riflessione riguarda la necessità del confronto e del dialogo. Il concetto di sviluppo sostenibile esprime in modo semplice un tema molto complesso. Vincere la sfida della lotta ai cambiamenti climatici e alle disuguaglianze non richiede contrapposizioni e 'no' aprioristici, bensì una informazione corretta e un dialogo costante tra tutti gli attori in gioco per trovare le migliori soluzioni, a partire dal giusto equilibrio tra la necessità di garantire i fabbisogni di energia in modo equo, sicuro e a costi accessibili e la necessità di farlo in modo compatibile con l’ambiente.

*Amministratore Delegato Snam

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