Messa, Padre Nostro e ciò che fa unità
sabato 11 giugno 2016

Caro direttore,ho letto la lettera del signor Rona e la sua risposta (“Avvenire”, domenica 29 maggio 2016). Anche a me piacerebbe che il Padre Nostro fosse recitato in latino in tutte le Messe, anche perché penso che, comunque, non ci sia cattolico al mondo che già non lo conosca nella propria lingua. Dicendo insieme le stesse parole nella medesima lingua, sentiremmo di più la nostra unità «con Pietro e sotto Pietro».

Mario Bertoni


Caro direttore,dissento profondamente dalla posizione del signor Rona sulla preghiera che Gesù ci ha insegnato. Sin dalla più tenera età, a me le suore hanno insegnato che il Padre Nostro va appreso e pregato a Messa nella lingua del popolo che vai a incontrare. Per farsi fratelli. In fondo si tratta di un testo breve che chiunque è in grado di affrontare. E passati i 50 anni lo so recitare, a memoria o quantomeno leggendolo con consapevolezza, in una decina di lingue. Posso assicurare che mi garantiscono sufficiente copertura e soprattutto apprezzamento grande e fraterno da parte di chi mi accoglie, straniero, nella sua terra.Gabriella ZucchiCaro direttore,mi ha fatto molto piacere leggere la lettera di un lettore e la sua risposta sulla possibilità di recitare il Padre Nostro in latino durante la Messa. Anch’io, con altre persone, penso che sarebbe bello, ci farebbe sentire ancor più uniti a tutta la Chiesa. Non penso che ci sia bisogno di permessi speciali, basta che inizi il sacerdote che celebra dicendo Pater Noster. Mi piacerebbe sentire nelle nostre parrocchie nelle festività anche la bella e antica “Messa degli Angeli” in latino, così “universale” quando viene cantata in piazza a San Pietro o a Lourdes. Un obiezione sarebbe: «Come si fa a farla cantare ai giovani?». Ma se questi cantano tutte le canzoni in inglese non saranno mica così imbranati da non saper cantare in latino!

Francesco Ferrari


Pareri opposti su un dilemma che si riaffaccia ciclicamente (e dunque è sentito), ma che formalmente neppure si pone. Non saremo certo noi, cari amici, a risolvere la questione se sia opportuno o no che il Padre Nostro nel suo testo latino torni con significativa frequenza nell’ordinarietà della vita e delle liturgie di tutte le comunità cristiane, in qualunque angolo del mondo, come “speciale” segno e strumento di unità. Eppure mi sembra molto interessante che se ne parli, pro e contro, con questa serena e asciutta profondità di argomenti. Grazie.

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