venerdì 30 dicembre 2016
Diminuire la possibilità di contrarre la meningite e impedire la circolazione dei batteri che ne sono all’origine è possibile. La vaccinazione rappresenta l’unica strategia efficace
Meningite: una vaccinazione può salvare la vita (Fotogramma)

Meningite: una vaccinazione può salvare la vita (Fotogramma)

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Allarme meningite. Preoccupano l’opinione pubblica i recenti casi di morte riportati con grande evidenza dai mass media. Gli ultimi ieri in Toscana (un bimbo non vaccinato) e in Campania. La meningite è una patologia gravissima: un’infezione che interessa le meningi, le membrane protettive del cervello e del midollo spinale. In Italia si registra ogni anno un migliaio di casi (di varia origine, sia batterica sia virale) con un tasso di mortalità di circa il 10 per cento. Il restante 60 per cento dei malati guarisce completamente, mentre il 30 per cento sopravvive riportando postumi permanenti, dato che spesso anche il cervello viene interessato dall’infezione (meningoencefalite). Di questa triste statistica ciò che più appare assurdo è che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di meningiti che si sarebbero potute evitare se i soggetti fossero stati vaccinati.

Le forme più frequenti e pericolose – perché molto contagiose – sono quelle causate dallo pneumococco e dai vari tipi di meningococco. In particolare quelle dovute al ceppo B e C. Proprio quest’ultimo è il responsabile delle recenti morti in Italia. L’incidenza della malattia dovuta al meningococco è maggiore tra la nascita e i quattro anni, in particolare nel primo anno di vita, ma si mantiene elevata sino a 25 anni per poi scendere. In Italia dal 2011 a oggi sono diminuiti i casi di meningite causati del tipo B mentre sono raddoppiati quelli dovuti al tipo C, soprattutto per il marcato aumento di casi negli adulti registrato a partire dallo scorso anno in Toscana. Quest’anno in tutto il Paese sono stati 29 i casi di meningite da meningococco C, di cui 7 mortali. Questi i dati.

È allarme vero o apprensione eccessiva? Nonostante i numeri in crescita, non si deve creare allarmismo. Lo afferma con certezza Antonio Chirianni, presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, che ribadisce come l’incremento di casi registrato in Toscana resta entro limiti che non destano preoccupazioni tali da far pensare a una epidemia di portata nazionale. La Regione Toscana ha già iniziato, sin dallo scorso anno, una campagna straordinaria di vaccinazione contro la meningite e altre Regioni (tra cui la Lombardia e l’Emilia Romagna) si apprestano a farlo con l’inizio del nuovo anno. Diminuire la possibilità di contrarre la meningite e impedire la circolazione dei batteri che ne sono all’origine è possibile. La vaccinazione rappresenta l’unica strategia efficace. I vaccini attualmente disponibili sono estremamente attivi contro il meningocco, sia di tipo B sia C, e forniscono un buon livello di immunità che può contrastare efficacemente il rischio di infezione. Il Piano Nazionale di Vaccinazione elaborato dal ministero della Salute consiglia fortemente la vaccinazione per il meningococco C nel primo anno di vita. Si stimola così una risposta anticorpale efficace e duratura che consente poi, con un semplice richiamo in età adulta, di mantenere a lungo un’adeguata difesa immunitaria.

Se la meningite fa paura, per il rischio mortale che comporta e per il clamore mediatico che determina, ed è una patologia per la quale il vaccino è invocato e ricercato, paradossalmente vi sono infezioni meno eclatanti, ma non meno gravi e letali, che vengono "snobbate", per le quali in Italia la copertura vaccinale è ormai da anni al di sotto del livello minimo di sicurezza del 95 per cento. Alludo a quelle vaccinazioni infantili (poliomielite, difterite, morbillo, parotite, rosolia, varicella) una volta "obbligatorie" per legge e ora da molte Regioni lasciate alla "libera scelta" dei genitori in nome di un presunto rispetto della coscienza individuale. Per evitare che il calo di copertura vaccinale faccia riemergere malattie infettive "in via di estinzione", reintrodurre l’obbligo del certificato di vaccinazione per poter iscrivere un bambino a scuola (come hanno sancito sul piano legislativo locale alcune Regioni) potrebbe essere la via giusta. È un atto legittimo sul piano giuridico – non lede la libertà individuale, ma garantisce la tutela della salute pubblica – e certamente efficace dal punto di vista sanitario. Se il tasso di vaccinazione è alto, ne beneficiano tutti, anche i pochi non vaccinati, essendo questi ultimi circondati da soggetti immuni. In questo senso l’interesse generale deve prevalere sulla scelta individuale. Un simile modo di procedere deve però essere gestito e coordinato a livello centrale, dal ministero della Salute, che ha il dovere di sensibilizzare i genitori, ma anche il compito di essere risoluto e drastico nell’azione di contrasto alla crescente "evasione vaccinale". Paradossalmente la paura (eccessiva) per la meningite potrebbe risultare "salutare" e costituire un efficace grimaldello per scardinare la diffidenza (ingiustificata) verso le abituali pratiche immunologiche del calendario delle vaccinazioni infantili.

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