giovedì 16 gennaio 2014
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Caro direttore,
leggendo l’editoriale di Francesco Ognibene («Come colui che serve») apparso su "Avvenire" del 14 gennaio scorso, mi sono imbattuto in una frase che mi appare un po’ ambigua. Si tratta della frase che il Papa ha rivolto ai sacerdoti: «Siate pastori, non funzionari; siate mediatori, non intermediari». Quale la differenza tra mediatori e intermediari? Mi sembrano sinonimi. Ma, a dire la verità, percepisco una certa differenza... Quale?
Don Emanuele Candido, Spilimbergo (Pn)
 
Posso dirle, caro don Emanuele, la differenza che percepisco e intendo sulla base della mia esperienza: chi media «mette in comunicazione» spesso con assoluta gratuità, chi intermedia «fa affari» spesso sfruttando una rendita o una posizione di potere. È una differenza sensibile, e su di essa Papa Francesco insiste con grande intensità, perché a ben vedere è uno degli ingredienti chiave della "differenza cristiana" nel vivere e nel mettersi in relazione con Dio e con i fratelli di fede e di umanità. Nessuno di noi che seguiamo Gesù Cristo – ci dice il Papa –, e tantomeno chi gli ha consacrato tutta la propria vita, può atteggiarsi ad "amministratore" del Padre. O, come ha sottolineato in altre occasioni, a «doganiere della fede».
Francesco sa offrirci immagini che fanno riflettere tutti, le persone più colte così come le più semplici, lasciando un segno profondo, riportandoci all’essenziale. Quell’essenziale che anch’io ho avuto la grazia e la gioia di trovare nella condotta, nella parola e nella generosità di tanti sacerdoti che ho incontrato nella mia vita. Quell’essenziale che, in quanto tale, non può mai essere dato per scontato o addirittura considerato superato, perché quando per qualsiasi motivo è offuscato o viene a mancare, tutto il resto almeno per un po’, almeno per quelli che sperimentano un tale "tradimento", perde di incisività, di bellezza e persino di valore.
Penso, insomma, che l’incitamento a essere «mediatori, non intermediari» sia davvero utile, buono per chiunque svolge un servizio agli altri e tanto più per coloro che negli altri vedono, riconoscono e servono l’Altro. Un promemoria importante per chi ha visto la propria vita cambiare per la speciale chiamata che anche lei, caro don Emanuele, ha sentito, ma prezioso – a tutt’altro e più semplice livello – anche per chi fa il mio mestiere di cronista. E qualche volta, magari, ritiene che significhi avere più potere che responsabilità.
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