sabato 8 dicembre 2012
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L’Italia e l’Europa stanno attraversando un periodo eccezionale della loro storia. Di fronte a questa sfida siamo chiamati ad assumerci la responsabilità di difendere ciò che ci sta a cuore, tornare protagonisti, stando in Europa con la nostra faccia e prendendoci con coraggio la responsabilità di alcune grandi scelte, decisive per il futuro del nostro Paese. È forte l’esigenza di dare all’Europa una nuova impronta e batterci perché essa, che oggi si trova in un momento molto delicato, prenda la giusta direzione. Da questo atteggiamento, sono certo, il nostro Paese trarrà enormi benefici.  Dopo gli eventi di giovedì, la speranza è che il governo del professor Monti possa continuare fino alla naturale scadenza un lavoro di assoluta necessità. La confusione che lo scenario politico italiano sta mostrando in vista delle elezioni, con i tatticismi, le infinite discussioni sulle alleanze e sulla leadership che stanno offuscando le nostre speranze di uscire dalle sabbie mobili della crisi, ci suggerisce che è il momento di tornare a guardarci dentro per ripartire dalle cose in cui crediamo. Il momento storico drammatico ci impone di andare a fondo di quello che siamo e di non ripetere alcuni grandi errori del recente passato. Non dobbiamo perdere di vista gli ideali che fondano la nostra esperienza politica e nei quali credono milioni di cittadini italiani ed europei. Non possiamo permetterci di abbandonare la strada indicata dal Partito popolare europeo. È giusto continuare a batterci affinché il Ppe svolga meglio, e fino in fondo, il suo ruolo, guidando l’Unione Europea verso un futuro di responsabilità, solidarietà e sviluppo, senza i quali gran parte dell’opinione pubblica sprofonderà verso un baratro di sfiducia e antieuropeismo. E la strada giusta per l’Italia è più Europa. Il metodo migliore per garantire governo e futuro ai nostri cittadini è ricostituire l’unità di coloro che si riconoscono nella casa comune del Partito popolare europeo senza fughe a sinistra, senza derive populiste e puntando a ridare voce a famiglie, imprese e territori. Dobbiamo lottare con tutte le nostre forze per garantire al nostro Paese stabilità e sviluppo in uno dei momenti più difficili della sua storia. La posta in gioco è particolarmente alta e tutti i cittadini europei sono chiamati a prenderne coscienza, per essere finalmente protagonisti di una costruzione, quella europea, che negli ultimi anni è sempre stata fatta sopra le loro teste. Il più grande scoglio da superare è una politica che dimostra di avere timore di tutto, perché piegata alla logica del consenso e dell’esercizio del potere fine a se stesso, privo di grandi ideali. I cittadini italiani che si riconoscono nel programma del Ppe sono la maggioranza. Abbiamo il dovere di non deluderli. Per riuscire in questo intento dobbiamo avere l’atteggiamento di chi affronta ogni situazione cercando di andare a vedere come stanno le cose, al servizio della verità, di cui nessuna parte politica è detentrice. È un fatto fuori di noi rispetto al quale dobbiamo giocare tutto il nostro patrimonio di conoscenze, di convinzioni, di desideri, di passione per il tentativo di dare al nostro popolo un futuro degno. La politica deve essere un’espressione della persona, lo Stato e le istituzioni devono agire per l’affermazione responsabile di ciascuno e non essere un impedimento. Questa condizione sembra mancare nel contesto politico odierno. Se il potere si qualifica come orizzonte ultimo della nostra esperienza politica l’uomo non esiste più. Da tutto questo dobbiamo partire se vogliamo davvero che il nostro Paese, la nostra gente, il nostro popolo, tutto quello che è espressione della nostra storia riescano a ritrovare la percezione del bene comune. Mi auguro che tanti percepiscano queste mie parole come indispensabile assunzione di responsabilità in queste circostanze e come sfida, a cominciare dal presidente del Consiglio Mario Monti.
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