sabato 31 agosto 2013
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Gentile direttore,leggo con passione il suo bel giornale sia online che cartaceo e vorrei fosse in ogni famiglia italiana, a cominciare da quelle che si ritengono seriamente cattoliche. Mi lascia fare le pulci? Sul numero di mercoledì 28 agosto, leggo nei sommari di prima pagina via internet, di "riti" e di "celebrazione" dei matrimoni gay. Forse soffro di scrupoli, ma finché si parla di "riti’’ con una certa benevola indulgenza si potrebbe accettare il termine anche se, strettamente parlando, il rito è per definizione una cerimonia religiosa e non civile. Altrimenti chiamiamo "rito" anche la partita di calcio e il giro d’Italia! Ma parlare di "celebrazione" mi pare proprio troppo esagerato e scorretto. Che cosa celebrano i cari amici gay? Io voglio loro molto bene, rispetto le loro scelte anche se non riesco a giustificarmele, ma proprio per rispetto alla verità, non va forse detto che in municipio non si dà alcuna celebrazione perché questa può solo essere un atto liturgico? Forse il sindaco è diventato pastore? Gli sposi, quando si tratta di matrimonio sacramentale, esercitano un grande atto sacerdotale; in questo caso gli amici in causa non esercitano proprio nulla di sacerdotale bensì un gesto civile nei termini consentiti dalla legge del loro Stato. Padronissimi di farlo nel rispetto di ogni libertà, ma non di definire tale atto una "celebrazione". Mi scusi se faccio le pulci, ma la chiarezza terminologica diventa anch’essa portatrice di luce.don Alberto Girello, Saluzzo (Cn)Il suo sguardo sacerdotale sulla parola "celebrazione" è limpido ed efficace, gentile don Alberto. Ma posso suggerirle, a mia volta, di considerare che con altri occhi, e nel lessico di tutti, da sempre trovano spazio anche le "civili celebrazioni"? Poi, assieme, sono certo che potremmo annotare che il verbo più giusto per le unioni tra persone dello stesso sesso è "stipulare". Già, il matrimonio civile – per quante nostalgie "liturgiche" lo possano accompagnare – con la rimozione per legge del suo comunque speciale e specifico rivolgersi a una donna e a un uomo è ridiventato mero contratto… E i contratti non si celebrano.
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