mercoledì 7 settembre 2016
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Gentile direttore, in questi giorni, anzi in questi mesi, la maternità e il valore della donna sono stati spesso al centro del dibattito pubblico. La campagna sul Fertility Day della ministra Beatrice Lorenzin, ora, e le polemiche sulla maternità surrogata, prima, hanno ridato piena rilevanza al tema della maternità in un Paese con il tasso di natalità – 8 nati ogni mille residenti – più basso d’Europa. L’ondata di polemiche sul Fertility Day su giornali, tv e social network è stata enorme, e persino il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è affrettato a cambiar rotta rispetto ai contenuti della campagna informativa. Tutto questo, però, è servito a sollevare l’attenzione sul punto centrale, cioè il ruolo delle donne nella società e nella famiglia. Il valore aggiunto che apportano, ogni giorno, con il loro impegno sia in famiglia sia nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica. 

Da presidente della Commissione Eguaglianza e non discriminazione del Consiglio d’Europa sto lavorando con le parlamentari e i parlamentari di 47 Paesi proprio sul ruolo delle donne nello spazio pubblico. Pubblico e privato, infatti, non vanno concepiti come separati. Vita lavorativa e familiare non sono slegate tra loro, ma le rispettive dimensioni possono essere bilanciate attraverso serie ed efficaci politiche pubbliche. Ne deriva che il tema della maternità deve assumere un ruolo portante sia nel confronto politico sia nell’azione di governo di un Paese. La maternità in Occidente è una scelta quasi sempre consapevole. 

Voluta, cercata, a volte non trovata. A volte inaspettata, ma di norma mai una scelta obbligata. Purtroppo non è così in altri Paesi e in altre culture, dove la donna diventa solo un 'contenitore' per generare figlie e figli. La maternità surrogata, di cui tra pochi giorni si discuterà proprio in Consiglio D’Europa all’interno della Commissione che presiedo e in quella Affari sociali, è la versione moderna e occidentale della donna 'contenitore', involucro per generare figli a beneficio e su richiesta di altri. Il far leva, poi, sull’eventualità di difficili condizioni economiche della gestante configura tutto questo come una nuova forma di schiavitù.

Per questo, la maternità surrogata andrebbe messa al bando a livello internazionale. Per questo, una riflessione sulla fertilità e sull’infertilità è ormai indifferibile, e deve coinvolgere sia le donne che gli uomini, visto che significherebbe ragionare sui contenuti e i profili della maternità e della paternità. Senza polemiche o rancori verso una politica e anche una società che sono state mancanti in questo. Le donne in Occidente hanno fatto grandi conquiste in tanti campi, anche se ancora molto c’è da fare. 

Ci sono più laureate donne che uomini. Ma gli stipendi delle donne a parità di posizione sono due o tre volte inferiori. L’Italia era, ed è, il Paese delle dimissioni in bianco per le donne in età fertile che venivano assunte. Venivano, perché oggi la disoccupazione femminile è al 12,6%. È vero, in Italia mancano i presupposti per formare una famiglia: lavoro, mutui, casa, stabilità, servizi come gli asili nido o i centri estivi, in età scolare e no.

Spesso un ruolo fondamentale è ricoperto dal cosiddetto welfare familiare. Tradotto: se non ci fossero le nonne e i nonni, molte mamme e papà non saprebbero proprio come fare. Se vogliamo davvero incrementare i nidi, non deve essere lo Stato a far tutto, come difatti vuole il progetto 0-6 della Buona Scuola. Ma dobbiamo incentivare e sostenere quella parte della società che in modo sussidiario svolge questo servizio. Dobbiamo non generalizzare un servizio, ma sostenere tutte le sue diverse forme: tagesmutter, micronidi, nidi condominiali, nidi aziendali, coworking.

So che, probabilmente, dirò una cosa politicamente scorretta, ma riconosco che la mia generazione e le generazioni successive di donne hanno giustamente combattuto per affermare se stesse, la propria identità, per poter contribuire alla vita sociale ed economica del loro Paese, pensando che prima o poi sarebbero diventate madri, che c’era tempo. Ecco forse ora è arrivato il momento di affermare che la maternità è un valore grande, che è sullo stesso piano del lavoro, dell’impegno sociale. E proprio per questo vanno attuate politiche che consentano alle donne e agli uomini di essere davvero liberi di scegliere di essere madri e padri. Questo comporta necessariamente l’impegno degli uomini. 

Durante una missione istituzionale in Svezia ho incontrato uomini che affiancavano le donne nel lavoro di cura delle figlie e dei figli, o dei genitori anziani. Ebbene, in quel Paese ci sono quattro mesi di congedo parentale per gli uomini, in Italia due giorni. La fertilità e l’infertilità sono problemi sociali per tutta l’Europa. È uno dei fattori, non dimentichiamolo, alla base dei grandi flussi migratori dal sud al nord del mondo. 

*Deputata di Forza Italia e presidente della Commissione Eguaglianza e non discriminazione del Consiglio d’Europa

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