Ma al lavoro di pace mai potremo rinunciare
mercoledì 9 marzo 2022

Caro direttore,
alt alla guerra, stop war, pace, la bandiera giallo-blu unisce genti e generazioni. Donne e bambini affrontano gli invasori a mani nude. In decine di città russe tanti sfidano la repressione nel nome della libertà. Da noi l’accoglienza si spinge fino ai Comuni più piccoli. La catena della solidarietà è diffusa, cibo, medicinali. Si aprono frontiere, case, scuole. E a San Pietro il grido solenne e dolente del Papa: «La guerra è una follia, fermatevi per favore! Guardate questa crudeltà». Come lei ha scritto, direttore, non c’è in Ucraina, e neppure qui in Italia e nel resto d’Europa, un Mahatma, però sale una invocazione: l’Onu, le diplomazie, usino intelligenza e volontà per una tregua e il negoziato.

I profughi sono ormai due milioni, donne e bambini soprattutto. Come se l’intera Milano, e parte del suo hinterland, fosse fuggita, ciascuna e ciascuno con qualcosa di suo, ma lasciando molto, quasi tutto lì, dove il destino li ha fatti nascere e dove volevano vivere con chi amano. In Parlamento ho votato la risoluzione del governo col suo ventaglio di misure, sanzioni e sostegno del popolo ucraino, compreso il supporto alla resistenza armata. Dall’altra parte c’è un aggressore che semina morte e va respinto. Le élite globali avrebbero dovuto capire l’allarme di papa Francesco quando ha parlato di una «terza guerra mondiale a pezzi ». Non si dovevano rimuovere altre pagine buie. Gli stupri etnici nei Balcani, e poi Iraq, Siria, la Libia coi suoi lager, la Georgia, l’Afghanistan, l’annessione della Crimea nel 2014.

E, non ultime, le “resistenti” in Bielorussia: ricordo il viaggio a Minsk con i racconti di chi aveva subito carcere e tortura. Adesso aleggia persino l’evocazione dell’arma atomica, Chernobyl può uscire da pagine lontane e tornare incubo. Certo, l’Europa deve costruire la sua sicurezza e la sua difesa, la strada però non è un’altra “cortina di ferro” fondata solo su riarmo e aumento delle spese militari. In fondo al viale deve esserci un’Europa protagonista di un nuovo ordine mondiale di pace e di cooperazione. Non altri muri, ma un’altra Helsinki. Dirlo è facile, farlo molto meno. Forse perché da troppi anni l’etica del capitalismo si è consumata in interessi, profitti vergognosi, illegalità, sacrificando lo sguardo sul “dopo”, i più fragili, l’ambiente, le persone migranti, le donne, chi un lavoro non ha. Anche noi siamo in un “dopo”. Dopo quel 1989 che aveva suscitato speranze, unito la Germania, creato una moneta comune. Poi è venuta l’austerità e il dramma della Grecia. E poi ancora il cinismo di una destra, non solo di casa nostra, tifosa del Cremlino putiniano, l’internazionale oscurantista, il terrorismo reale e digitale.

Due anni fa, all’indomani dell’8 marzo, iniziava il lockdown. Strana festa della donna allora, più tragica ieri per le nostre sorelle ucraine. Quando la scienza, col vaccino, ci sta restituendo respiro, tutto all’improvviso torna sotto sopra. Putin scatena la disperazione, con Odessa e Kiev da obbligare nel suo “regno”. Ma la Russia non è tutta con lui e neppure con il patriarca Kirill. La democrazia, pur nella sua fragilità, è una calamita: la libertà e i diritti attraggono generazioni ormai globalizzate. Penso a Olga Misik simbolo di qualcosa che può cambiare. I confini della Russia si mescolano ai nostri e a una cultura comune. “Guerra e Pace”, libro o film che sia, è parte di un lessico familiare. Per altri vale l’immagine dell’esercito sovietico che entra ad Auschwitz. O Pasternak e il dottor Zivago, e la musica di Tchaikovsky. Ascolto l’appello di una donna Ucraina: «Non dimenticateci ».

Oggi è così, eppure so che emozioni e sentimenti ammalano, sfiniscono, e tutto può accadere, compreso lo scordare oppure che sulle bollette troppo care monti una rabbia cavalcata male. Questo è il guasto da evitare per la nostra stessa coscienza e perché gli applausi a Sergio Mattarella su dignità e diritti umani possano valere per oggi e per il nuovo “dopo”. Per quella pace alla quale mai potremo e dovremo rinunciare.

Deputata del Pd

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI