L’informazione scientifica contro gli anti-vax
venerdì 15 gennaio 2021

La scienza, che nel 2020 ha inciampato sull’ignoranza (ancora molto presente) circa il comportamento di questo nuovo coronavirus, ha correttamente puntato sul vaccino antivirale. Accelerando sui tempi canonici, negli Usa anche la Food and Drug Administration ha concesso una Emergency Use Authorization (Eua, una procedura che intende facilitare la disponibilità e l’uso di misure mediche, compresi i vaccini, durante le emergenze di sanità pubblica).

È ormai evidente che questa vaccinazione anticovid è caratterizzata da aspetti di novità assoluta e rappresenta il primo caso nella storia umana di una vaccinazione a livello mondiale con vaccini di nuova generazione. Nel continuo appello alla responsabilità appare fondamentale ribadire che la scienza non fa, per metodo, previsioni profetiche. Per questo una trasparente informazione scientifica serve a evitare che sorgano forme di resistenza acritiche antivaccino. Senza entrare nel merito di una complessa valutazione tecnica di queste nuove tecnologie vale la pena sottolineare alcuni aspetti, non noti a tutti, che possono aiutare ad avere un quadro più completo della situazione. Alcuni di questi vaccini innovativi (cosiddetti vaccini genetici) sono già commercializzati in campo veterinario e il loro sviluppo è nato soprattutto in vista di un utilizzo in campo oncologico. Successivamente si è valutata anche la prospettiva di utilizzo in malattie infettive sia di origine batterica che virale (come Papillomavirus, SARS, Zika, Influenza, virus di Ebola, HIV...) e questa pandemia ne ha accelerato enormemente lo studio per l’utilizzo contro i coronavirus. I più importanti vaccini anti SARSCoV- 2 già pronti o in via di autorizzazione hanno caratteristiche molto diverse fra loro sia per tecnologia di produzione (tipo di vettore a Rna messaggero, adenovirus, proteine virali ricombinanti...), sia per sistemi di conservazione, di somministrazione, di valutazione di efficacia e anche di costo.

Dei due nuovi vaccini a mRNA, dei quali si è più parlato e che sono in fase di somministrazione, diverse pubblicazioni scientifiche hanno messo in evidenza i vantaggi sia di sicurezza sia di efficacia, ma anche correttamente, hanno segnalato aspetti ancora non noti che inducono a una attenta sorveglianza da parte delle agenzie regolatorie. Nei tempi, purtroppo brevi, in cui sono stati eseguiti i test di sicurezza sono state ovviamente considerate tutte le reazioni avverse a breve termine e questo ne ha già permesso l’autorizzazione di alcuni nella forma emergenziale (Eua) mentre di altri ancora si deve attendere autorizzazione. Poiché, anche nei risultati a breve termine, sono state osservate reazioni moderate e anche gravi per diversi vaccini a mRNA ciò ha generato una certa attenzione circa la sicurezza che quindi deve essere fortemente e costantemente monitorata per escludere che fenomeni avversi posso insorgere più avanti nel tempo. Senza alcun allarmismo, va quindi detto che è assolutamente necessaria una sorveglianza dei potenziali rischi di questo tipo di vaccino a base di mRNA sia in riferimento a risposte infiammatorie locali e sistemiche, ma anche al possibile sviluppo di anticorpi autoreattivi (reazioni autoimmuni).

In altri vaccini genetici, secondo alcuni studiosi, sarà anche fondamentale sorvegliare altri eventuali effetti tossici di alcuni componenti. Il definitivo responso sul grado di sicurezza sarà quindi disponibile quando milioni di persone avranno ricevuto i vaccini anti-Covid-19 e avremo bisogno di anni per dimostrare che sono assolutamente sicuri ed efficaci, come crediamo e speriamo che siano. Sfortunatamente, il tempo non gioca a nostro favore, ma occorre essere coscienti che disponiamo di una enorme quantità di dati che dimostrano, invece e purtroppo, i gravi rischi dell’infezione da Covid-19 e le sue conseguenze mortali (a oggi quasi due milioni di persone in tutto il mondo hanno perso la vita a causa della pandemia).

Per questo dobbiamo ritenere che le agenzie regolatorie considerano che i dati rischio/beneficio di cui si dispone a breve termine sui vaccini mRNA anti-Covid siano adeguati per rendere ragionevole l’autorizzazione all’uso di emergenza. Resta tuttavia fondamentale contare su una adeguata sorveglianza a lungo termine anche per autorizzare in futuro altri vaccini mRNA non anti-Covid. Come riportato da un recente articolo scientifico sul “New England Journal of Medicine”, entrando in un periodo critico in cui ci si muove rapidamente attraverso campagne di vaccinazione di vari sottogruppi di popolazione è prioritario che ogni agenzia regolatoria e gli enti nazionali sanitari preposti approntino un serio e sistematico approccio di sorveglianza per prevenire e controllare i casi osservati di ipersensibilità esistente ed eventuali nuovi.

Per garantire la sicurezza è importante anche fornire adeguate informazioni ai medici (in particolare di base) per una corretta e puntuale anamnesi delle persone da sottoporre a vaccinazione e dei criteri raccomandati per individuare persone con note o sospette allergie verso i componenti vaccinali. Ciò per escludere cautelativamente dalla somministrazione o per somministrare in condizioni di massima sorveglianza. Restano comunque aperte diverse domande alle quali la ricerca dovrà rispondere e tra queste quale sia la reale immunità protettiva che si sviluppa dopo l’infezione naturale e quale, invece, si sviluppa dopo la vaccinazione. Fondamentale soprattutto conoscere quanto sia la durata efficace di quest’ultima immunità e se potrà realmente limitare la diffusione del virus nella popolazione e sconfiggere la pandemia.

Proprio per questo resta anche essenziale non smettere la ricerca di soluzioni terapeutiche e protocolli di cura efficaci per i malati di Covid, e dedicarsi alla strutturazione e al potenziamento della rete di medicina di base e delle strutture di rianimazione insieme alla adeguata organizzazione dei test diagnostici e alla elaborazione dei dati epidemiologici in modo uniforme e accessibile. L’informazione seria e corretta è sempre il miglior vaccino contro i pregiudizi antivax e il miglior modo per tutelare la salute presente e futura.

Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche, Università di Milano

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