«Rivolte popolari», ingiusto prezzo: profitto per gli scaltri, gli altri si fan male
sabato 24 novembre 2018

Caro direttore,
la Francia è messa sottosopra dalla protesta dei "gilet gialli" contro il caro carburanti. Pur condannando ogni genere di eccesso, come la degenerazione che ha portato a un decesso, a parecchi feriti e a disordini e a danni fin nel cuore di Parigi, ammiro la determinazione che la gente ha messo nel contrastare certe decisioni prese dal presidente Macron. Ho ripensato a quando l’allora premier Monti decise di aumentare le accise sui carburanti: in Italia non accadde nulla. Tutti a mugugnare e a pagare. Pima di questa sollevazione popolare, sempre in Francia, ci fu il blocco dei trasporti a oltranza in risposta alla loi du travail. Quando invece la riforma Fornero fu approvata, i sindacati e le associazioni imprenditoriali avrebbero potuto bloccare il Paese. Non accadde nulla. Venne l’Imu e con essa un nuovo "assalto" al bene rifugio di tutti gli italiani: le proprietà immobiliari, saccheggiate per salvare, ci fu detto, le nazioni in difficoltà. Anche se tutti sanno che a essere salvati non furono i Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), ma ben altri soggetti. E non accadde nulla. La lista potrebbe continuare anche se in Italia con le elezioni del 4 marzo vi è stata quella svolta politica che è mancata in Francia. Tuttavia ci sono già sufficienti elementi per chiedersi cosa sarebbe dovuto ancora accadere per scatenare una rivolta popolare in stile francese... Azzardo un’ipotesi: lo ius primae noctis.
Andrea Bucci, Torino

Le piacciono i paradossi, gentile signor Bucci. E a me non piacciono le barricate, i posti di blocco e neppure i forconi. Già, i forconi che lei ha dimenticato di citare, ma che tra il 2012 e il 2013 abbiamo visto furoreggiare – è il caso di dirlo – proprio da noi, in Italia. Non mi piacciono, ma cerco di capire le possibili ragioni anche di queste piazzate, all’italiana o alla francese che siano. E se i francesi, dalla Rivoluzione del 1789 in poi, ne sono riconosciuti maestri, gli italiani non stanno esattamente alla finestra. Ai forconi, senza neppure consultare l’archivio, potrei aggiungere a memoria altre clamorose e deliberatamente invadenti proteste di casa nostra: i trattori ai caselli autostradali e nelle piazze, i camion in fila a ostruire le autostrade... Mi fermo qui. Se siamo nella condizione politica attuale e nell’arco di sei anni abbiamo visto rivoluzionati equilibri politici e rapporti di forza parlamentari e di governo, ci sono motivi e ci sono stati segnali di preavviso, cioè di disagio e persino di civile (quasi sempre) ribellione. Detto questo, non mi chiedo come e perché si potrà scatenare anche da noi una qualche veemente azione di piazza, spero e cerco di incalzare chi ha potere affinché s’impegni e agisca in modo che non accada. Ci servono ribellioni di coscienza davanti a parole e atti sbagliati, non moti tumultuosi. Infatti: se e quando arriva in una società democratica il tempo delle "rivolte popolari" non esistono più ragioni, ci sono solo torti e non vince mai il popolo. Almeno per un po’ ci guadagnano i violenti e i più scaltri, e comunque troppi altri si fanno male. Mi creda, il prezzo delle "rivolte" è sempre ingiusto. Sono rivoluzioni senza pensieri lunghi, e senza amore.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI