sabato 31 ottobre 2015
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Caro direttore, con commozione ho appreso la notizia, prima dal fratello Alberto Guareschi e poi da "Avvenire", della dipartita di Carlotta Guareschi. Per nostalgia, ho preso un libro a caso dallo scaffale che ospita i tanti libri di Giovanni Guareschi. Lo apro e mi ritrovo all’episodio "La cellula di mezzanotte", quando Don Camillo celebra la messa della vigilia di Natale nella Casa del popolo. Peppone, rivolto a Don Camillo dice: «I compagni hanno apprezzato il vostro gesto della vigilia di Natale... Il fatto del clero che esce dal suo isolamento e va a bussare alla porta del popolo, ha un suo valore. Nei vostri libri c’è scritto che il Buon Pastore lascia il gregge nell’ovile e poi va in giro di notte a cercare la pecorella smarrita». La data è gennaio 1949. Anno Domini 2013, parla Papa Francesco: «Io vi chiedo di essere pastori con "l’odore delle pecore", che si senta quello». Che al Papa sia capitato e piaciuto di leggere Guareschi?
G. Luca GhezziZoccorino Besana Brianza
 
Non so dirle, caro signor Ghezzi, se il Papa abbia mai letto e apprezzato i libri di Giovannino Guareschi, incontrando così il suo (e nostro) Don Camillo. Ma mi sento di dire che Guareschi e papa Francesco, così diversi per esperienze e per tratto, hanno certamente in comune il fatto di essere uomini di cultura capaci di trasmettere il senso di una fede cattolica genuinamente popolare e concetti che interpellano il cuore e la mente di tutti. Il semplice accostamento di testi che lei fa mi suggerisce, poi, che l’uomo di Dio e il laico credente sono accomunati pure da una meditata conoscenza del Vangelo di Gesù e dalla capacità di farsi ispirare e, anzi, contagiare - nella vita come nella testimonianza (e nella letteratura) - dalle parabole e dalle immagini che la Parola offre. Niente di sorprendente, in fondo è un’antica saggezza a dirci, e l’esperienza ce lo conferma, che Dio parla con il linguaggio dei semplici. Un’ultima cosa, ma per me importante: mi ha colpito molto, caro amico lettore, che lei, rompendo (non so quanto volutamente, ma con efficacia) anche qualche rigido schema interpretativo (che, da appassionato lettore della saga di Peppone e Don Camillo, non mi ha mai convinto), abbia accostato il «mondo piccolo» guareschiano alla predicazione universale di Francesco. Credo che sia un bel modo per rendere omaggio a Carlotta, la figlia "pasionaria" che, con il fratello Alberto, ha voluto è saputo farsi custode della memoria della libera militanza di Guareschi: uomo, intellettuale e cristiano.
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