mercoledì 11 luglio 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
​Gentile direttore,le entrate tributarie segnano un +2,5% nei primi cinque mesi dell’anno, a fronte di una diminuzione degli incassi dell’Iva. Questi dati hanno una doppia chiave di lettura. La prima è che aumentare le imposte non aumenta il gettito. A fronte dell’aumento di un punto dell’Iva non c’è stato un analogo aumento degli incassi. Il provvedimento si è quindi rivelato inutile e fonte di contrazione dei consumi.Se il Pil scende (almeno del 1,5%) e le entrate tributarie salgono la spiegazione è una sola: è aumentata la pressione fiscale e non la lotta all’evasione che rappresenta sempre una voce marginale nel bilancio dello Stato. L’aumento è stato ben superiore a quello che dicono le fonti governative. L’algebra è molto semplice e dice di quanto è stata la variazione: 2,5-(-1,5) = 4. Non si sono ancora fatti sentire gli effetti del pagamento dell’Imu sui consumi. Potrebbero essere devastanti. 
Mario Moreggi
Avvenire, peraltro in non piccola né irrilevante compagnia, aveva previsto l’effetto-boomerang dell’aumento dell’Iva. Quanto all’Imu, tra le tasse meno amate e più pagate, vedremo. Per intanto, gentile signor Moreggi, non mi dispiace affatto registrare almeno un effetto positivo del primo round: l’acconto coscienziosamente e faticosamente versato dagli italiani è stato così sostanzioso che le aliquote, quando dovremo pagare il saldo, resteranno invariate. Meno male.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI