Le diverse direttrici di un attacco maligno
mercoledì 5 settembre 2018

Caro direttore, per quanti si ostinano a non rinunciare ai valori di una società aperta e solidale, i motivi di preoccupazione e di angoscia non derivano solamente dalla involuzione della politica, dalla crisi delle democrazie e del diffondersi tra le persone di un crescente clima di intolleranza e di radicale individualismo. Tutto si lega, al di là e prima della politica, in questa fase pericolosa e inquietante della nostra storia, con la sua violenta produzione di macerie e la sua carenza assoluta di visione di futuro.

È drammatico il deficit che mediamente dimostriamo nella lettura di ciò che sta accadendo, prigionieri come siamo delle “nostre” questioni di breve momento. Un elemento dirompente si è aggiunto nelle ultime settimane: il salto di qualità dell’attacco a papa Francesco. Personalmente lo colgo, in quanto cattolico, come opera ostile alla Divina Provvidenza, che ci ha donato, proprio nel pieno delle temperie di un tempo impazzito, un Papa come Francesco. Ma non devono sfuggire il significato e la portata di una strategia che va oltre le questioni interne alla Chiesa e il futuro stesso dei cattolici. Francesco è oggi l’ultimo profeta globale rimasto. Non se ne vedono altri. L’unico profeta che ci indica valori universali, che ci richiama a un «nuovo umanesimo» capace di salvare la dignità delle persone e delle comunità tanto rispetto alla forza pervasiva dei mercati e delle tecnologie, quanto rispetto al riemergere delle chiusure egoistiche e delle mitologie dei “muri” di ogni genere. Vorrebbero toglierci proprio questo: il simbolo di una speranza di nuova umanità.

Ed ecclesiastici infedeli, pezzi di Chiesa riottosi al cambiamento e gruppi settari utilizzano spudoratamente ogni cosa – compreso lo scandalo pedofilia – per gettare fango sulla bianca veste del Papa. Il dossier dell’ex nunzio Viganò e le ripetute, inquietanti interviste rilasciate dal cardinale Burke sono aspre manifestazioni di queste manovre che non si sviluppano solo nella Chiesa. A ciò si aggiungono, infatti, le ricorrenti iniziative ostili di molti ambienti non ecclesiali, che stanno da tempo scatenando una campagna di denigrazione e di delegittimazione verso il Papa: si vedano, da ultimo, i servizi velenosi di un giornale assai significativo per gli ambienti che ne sono ispiratori come “Le Monde”. Non è solo, dunque, il rifiuto di una fazione rumorosa, e anticonciliare, della Chiesa di accettare la sfida pastorale di papa Francesco sulle delicate e complicate questioni poste dal mondo di oggi. Non è solo il tentativo di affermare l’idea di una Chiesa che non si apre, con carità, alle novità del suo tempo e che invece vuole rifugiarsi nel fortino assediato del proprio “potere”.

No. Dietro e dentro questi attacchi al Papa c’è la voglia di togliere di mezzo il profeta di una idea del mondo che parla col Vangelo in mano e non rinuncia ai valori della umanità e della solidarietà. Come cattolici dobbiamo, dunque, pregare per Francesco e testimoniare vicinanza e sostegno al successore di Pietro. A tutti i livelli e con tutti gli strumenti disponibili. Come cittadini dobbiamo operare affinché la sua profezia per un “nuovo umanesimo” non cada nel vuoto dell’indifferenza e della viltà, ma si traduca in nuova coscienza e nuovo impegno in tutti gli ambiti della vita sociale, politica compresa.

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