giovedì 3 gennaio 2013
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A leggere ieri molti quotidiani che ri­portavano le idee espresse dal cardi­nale Bagnasco il giorno di Capodanno sulla doverosa tutela delle persone più fragili, sembra non sia politicamente corretto col­legare a motivi economici la mancata acco­glienza della vita nascente e al tramonto.
Eppure basterebbe essere meno ipocriti per accorgersi che dietro la falsa etichetta dell’a­borto terapeutico non si nascondono solo scelte di tipo edonistico o eugenetico ma an­che problemi di sostenibilità del carico fa­miliare. Eppure dovrebbe essere ormai chia­ro, anche a politici e giornalisti, che il com­binato disposto di denatalità e invecchia­mento della popolazione costituisce una bomba con la miccia innescata. Una bom­ba formata dalla crescente insostenibilità del carico assistenziale per le malattie croniche e invalidanti e del fardello previdenziale che accompagna una società sempre più anzia­na. Una bomba destinata inevitabilmente a scoppiare, prima o poi, se non muteranno modelli di sviluppo e atteggiamenti indivi­duali.
Il recente dato olandese del 12% di morti "accelerate" dai medici non è solo frutto di sofferenze o tendenze suicidarie ma anche della volontà di molti anziani, ammalati e invalidi di togliere il disturbo a una società da cui sentono di non essere accolti, e di al­leggerire le spalle delle loro famiglie dal pe­so che pensano di essere. Inutile nasconderlo: la spinta in favore di eu­tanasia attiva, suicidio assistito, protocolli per la sospensione di alimentazione e idra­tazione e testamento biologico non è dovu­ta solo a motivi 'umanitari' ma è piuttosto frutto di giudizi (negativi) sul valore delle condizioni di maggiore debolezza per le qua­li si ritiene non valga la pena di investire ri­sorse, soprattutto quando l’economia è a sua volta fragile. In una società con un gran nu­mero di anziani il cui ultimo tratto di vita si allunga indefinitamente la sospensione d’i­dratazione e nutrizione rischia di diventare il non-trattamento d’elezione, come profe­tizzato trent’anni fa da Daniel Callahan.
Occorre comprendere, come invitava a fare il cardinale Bagnasco, che senza accoglien­za e sostegno agli 'ultimi degli ultimi' (quel­li senza voce, senza volto o senza coscienza) non si troveranno risorse neanche per i mol­ti vecchi e nuovi poveri della nostra società, cioè per le condizioni di fragilità che la crisi economica amplifica.
È necessaria dunque una decisa svolta negli orientamenti culturali, così come scelte po­litiche coraggiose nell’allocazione delle ri­sorse, sulle quali il nuovo Parlamento dovrà inevitabilmente pronunciarsi. Non è possi­bile eleggere le Camere senza che le forze politiche dicano apertamente come la pen­sano su questi temi, né è pensabile che ogni forza politica dica di voler restare alla fine­stra rispetto alle scelte individuali dei propri eletti. Chiunque aspira a governare il Paese deve dirci se s’impegna a non depenalizza­re in alcun modo l’eutanasia omissiva che si maschera dietro la sospensione di cure, non motivata da esigenze cliniche. Deve chiari­re se intende evitare restrizioni dell’obiezio­ne di coscienza e se s’impegna a prevenire l’aborto offrendo alle gestanti in difficoltà soluzioni alternative, anche di carattere e­conomico. Deve far sapere se opererà per u­na revisione profonda della leva fiscale ca­pace di valutare il reddito in base al carico familiare, consapevole che è proprio la fa­miglia (quella naturale e costituzionale fon­data sul matrimonio tra un uomo e una don­na) che forma il vero ammortizzatore socia­le per l’assistenza agli anziani e ai disabili, per il sostegno ai disoccupati, per l’istruzione e l’inserimento produttivo dei figli.
I temi eticamente sensibili non chiamano in causa solo la coscienza individuale ma le scelte politiche per la costruzione di un tes­suto sociale che vorremmo sempre più so­lidale e accogliente. Oggi è tempo di allargare i diritti di cittadinanza e non invece di to­gliere lo status di cittadini ai nascituri e agli anziani affetti da patologie croniche invali­danti. Perché davvero, come il presidente della Cei ha più volte ripetuto, «l’etica so­ciale si fonda ed è garantita dall’etica della vita». E una forza politica che si definisse neutrale rispetto a questi temi avrebbe in realtà già compiuto la propria scelta. 
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