La vita è come il presepe: si deve provare a entrarci
giovedì 27 dicembre 2018

Nel tempo di Festa tra Natale e San Silvestro capita spesso di dover fare i conti con le nostre relazioni che non funzionano. Quelle persone moleste con le quali le cose non vanno e che lungo l’anno abbiamo fatto di tutto per evitare, quelle saranno al nostro cenone. Non sto pensando alla exmoglie o all’ex-compagno che anche loro però abbiamo dovuto sentire più spesso perché il giudice ha detto che uno si tiene i figli a Natale e l’altro a Capodanno, uno alla sera del ventiquattro e l’altro al pranzo del venticinque. Sto pensando alla suocera e al cognato ma anche, non così di rado, alla moglie o al figlio. Dico moglie, non ex-moglie. Perché spesso sono proprio le persone sulla carta più intime, quelle che con mille stratagemmi abbiamo evitato.

Nel tempo di Natale rischia di saltare quella 'distanza di cortesia' che teniamo tutti i giorni pur abitando nella stessa casa; rischia di venir meno quel patto che abbiamo stipulato con i nostri familiari per evitare l’indebita conoscenza di chi siamo veramente. Se avviene – e tutto ciò, non di rado, avviene – giochiamoci la possibilità del Natale. A Natale c’è una musica. L’altro giorno ero in Metro e sono entrati dei signori con le chitarre e la fisarmonica e hanno suonato proprio bene. La metropolitana andava normale anche se sembrava più lenta. La luce era normale nei vagoni anche se sembrava più grigia. Le persone non erano tante: eravamo tutti seduti però sembravamo troppi. Tutti pensierosi che ci davamo fastidio pure in pochi. Noi leggevamo, guardavamo il telefono, guardavamo fisso il vuoto che vede solo i pensieri. Poi entrano loro e iniziano a suonare. Bravissimi. Non solo bravi a suonare ma proprio felici di suonare.

Abbiamo iniziato a guardarli. Abbiamo alzato la testa e li abbiamo ascoltati con gli occhi. E i soldi non li dovevano raccogliere: un po’ perché glieli portavano le persone, un po’ perché erano proprio felici di suonare. Le persone che dovevano scendere alle fermate, si scordavano e dovevano fare una corsa se no perdevano la fermata. E ci veniva a tutti da ridere ogni volta. E poi abbiamo battuto le mani tutti quanti, quando hanno finito. Ecco questa è la musica del Natale a cui penso. Può capitare che accada qualcosa del genere il giorno di Natale. E che tra noi, tra parenti, scoppi da ridere sul serio e si rompa davvero, per un attimo, il muro invisibile che abbiamo deciso di costruirci attorno per tenerci lontani. Allora, se accade, approfittiamone.

Non pensiamo subito che è tutta ipocrisia e finzione e mera apparenza, ma proviamo a pensare al presepe che, in una famiglia che si rispetti, una famiglia come la nostra, c’è di sicuro. Perché la mangiatoia ci offre un luogo dove incontrarci e comporre le diversità. Sediamoci accanto al presepe e scopriamo che è piccolo come la nostra vita. Solo la grotta, Maria Giuseppe e il Bimbo. È essenziale come dobbiamo sentirci noi per entrare lì. Soli e con l’essenziale. La culla magari è un foglio di carta bianca piegato ad arte capace di accoglierci tutti interi, se siamo piccoli. E le due statue di Maria e Giuseppe sono piccole anche loro ma hanno gli occhi così dolci. Quelli di due persone buone che ci guardano e ci fanno riposare. Se pensiamo ai re Magi e ai pastori, ci accorgiamo che attorno a Gesù si radunano le persone più lontane. Poveri e ricchi, peccatori e santi, ignoranti e sapienti. Persone alle quali, solo perché di «buona volontà», viene promessa «la pace»: e allora prendiamocela quella pace promessa duemila anni fa. Non facendo finta di essere la famiglia del Mulino Bianco e di essere d’accordo perché «a Natale siamo tutti più buoni», ma perché crediamo di poter mostrare con le nostre diversità – ciascuna delle quali è, con la propria peculiarità, alla ricerca della Verità – che proprio questa Verità ci rende liberi, quindi rispettosi. Con il coraggio di fare un passo indietro e di tendersi la mano.

Perché solo l’autenticità rende possibile il nuovo inizio. E, se ogni Natale dentro il presepe, riescono a stare vicini anche le persone lontane forse possono provare a stare vicine pure le persone vicine.

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