venerdì 17 dicembre 2010
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Libertà religiosa, via per la pace. Alla fine di un anno che, come sottolinea Benedetto XVI, è stato segnato da «persecuzione, discriminazione e terribili atti di violenza e di intolleranza», la strada erta e faticosa per recuperare in tante realtà la convivenza umana e civile non può che passare dal primo dei diritti fondamentali. Le libertà di coscienza, pensiero e religione, coartate con la violenza fisica o con l’emarginazione sociale e culturale, rappresentano infatti il patrimonio più prezioso che dovrebbero custodire gli uomini di buona volontà, credenti e non credenti.La lucida analisi e l’accorato richiamo del Papa non si rivolgono infatti solo a chi ha fede nella verità della rivelazione cristiana, ma hanno come interlocutori tutti coloro che con esercizio di razionalità e onestà intellettuale si dispongano al tema. Nel suo messaggio per la Giornata della Pace, il Pontefice esorta «gli Stati e le varie comunità umane» a non dimenticare mai «che la libertà religiosa è condizione per la ricerca della verità e la verità non si impone con la violenza, ma con la "forza della verità stessa". In questo senso, la religione è una forza positiva e propulsiva per la costruzione della società civile e politica».Qual è la minaccia portata dai cristiani iracheni allo Stato democratico che faticosamente cerca di emergere dalle macerie della guerra e della dittatura? Qual è l’insidia che i vescovi legati alla Santa Sede costituiscono per la Cina rampante sul fronte economico? Qual è la sfida che la presenza cattolica rappresenta nell’India diventata indipendente con l’azione pacifica del Mahatma Gandhi? Ma qual è anche il pericolo che possono rappresentare minoranze di altri credi in Paesi dove la maggioranza appartiene a fedi diverse?Le persecuzioni cui sono sottoposti farebbero pensare a nemici della società, mentre sono, nella loro coraggiosa e ostinata determinazione a non abiurare alle proprie convinzioni, l’ultima e più preziosa fiammella della libertà. "Dissidenti" pacifici che alzano la bandiera della tolleranza e segnalano con la loro sola presenza e, a volte, con il loro martirio, il volto oppressivo e intollerante delle nazioni in cui vivono. Sono le icone di un pluralismo che non è relativismo, di una dignità della persona che non può essere calpestata.Nel 2010, la libertà di religione va per questo difesa con convinzione e determinazione. Anche nel mondo occidentale, dove certo laicismo aggressivo – che prende di mira soprattutto una caricatura del cristianesimo – ambisce a screditare la religione in quanto tale, negandone il ruolo umanizzante e il «contributo che le comunità religiose apportano alla società», come ricorda il Papa. L’apporto etico della religione, seppure in alcuni casi possa risultare in contrasto con morali laiche, è alla radice stessa della società e della cultura europea, malgrado il rifiuto del pubblico riconoscimento delle loro origini cristiane.Lo stesso dispiegarsi del liberalismo e della scienza moderna, che pure in passato sono entrati in urto con alcune espressioni storiche della religione, è debitore della dignità della persona e del valore della libera ricerca della verità che sono oggi invocate da Benedetto XVI, e senza le quali saremmo privati non solo di uno strumento ma di un fine che tante donne e tanti uomini vogliono continuare a perseguire. Difendere un’autentica libertà religiosa, dunque, equivale a difendere i presupposti stessi della nostra civiltà.
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