giovedì 27 dicembre 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
In un tempo della storia umana così delica­to, segnato da profonde sperequazioni so­ciali ed economiche, Benedetto XVI ha trova­to, in questi giorni, le parole giuste per confor­tare gli uomini e le donne di buona volontà, a ogni latitudine essi siano. I suoi interventi in occasione delle festività na­talizie hanno avuto come motivo conduttore il tema della pace. Sia nell’omelia durante la Santa Messa della notte di Natale nella Basili­ca Vaticana, come anche nel tradizionale mes­saggio in occasione della benedizione Urbi et Orbi del 25 dicembre, il Papa ha ribadito il suo pensiero, esprimendo preoccupazione, affin­ché le comunità cristiane, e più in generale la società civile su scala planetaria, prendano co­scienza dell’importanza di partecipare attiva­mente alla costrzuione del bene comune, nel rispetto del valore positivo della vita. È un com­pito, questo, in cui tutti siamo impegnati in prima persona, a livello educativo, nel pro­muovere una cultura cristiana ispirata alla Dot­trina sociale delle Chiesa, e dunque al Vange­lo. In altre parole, è possibile che «le spade sia­no forgiate in falci», e che «al posto degli ar­mamenti per la guerra subentrino aiuti per i sofferenti», ma a condizione che le persone siano illuminate dalla Grazia di Dio e che le a­genzie educative svolgano il loro ruolo, aiu­tando a comprendere l’assurdità delle violen­ze in tutte le loro manifestazioni. Un indirizzo teologico e pastorale, quello del Santo Padre, declinato in considerazione dei vari scenari che caratterizzano il panorama in­ternazionale. «No», prima di tutto, alle violen­ze in nome di Dio, come purtroppo, per il ter­zo anno consecutivo, è avvenuto a Natale in due chiese della Nigeria Settentrionale, dove 12 cristiani hanno perso la vita; ma «no» anche al­l’assenza di Dio: «Dove non si dà gloria a Dio, dove viene dimenticato o addirittura negato, non c’è neppure pace. Se un qualche uso in­debito della religione nella storia è inconte­stabile, non è tuttavia vero che il no a Dio ri­stabilirebbe la pace». Quelle di Benedetto XVI sono osservazioni e­stremamente importanti, perché rappresen­tano un superamento di molti luoghi comuni o di certe banalizzazioni sul significato da at­tribuire alla pace, che viene così disancorata da pregiudizi ideologici, di qualunque colore o provenienza essi siano. E illuminanti sono stati anche i riferimenti alle aree di crisi su scala planetaria: dalla Siria alla Terra Santa, dal Mali al Kenya, alla Nigeria… Il Pontefice, alla prova dei fatti, è l’unica voce – si potrebbe dire l’unico 'statista' – sulla scena mondiale contemporanea in grado di indicare la via del riscatto. D’altronde, come egli stesso ha sottolineato nel recente messaggio per la Giornata mondiale della Pace 2013, «presso porzioni crescenti dell’opinione pubblica, le ideologie del liberismo radicale e della tecnocrazia insinuano il convincimento che la crescita economica sia da conseguire anche a prezzo dell’erosione della funzione sociale dello Stato e delle reti di solidarietà della società civile, nonché dei diritti e dei doveri sociali». Non v’è dubbio, infatti, che molta della conflittualità nel mondo è determinata da situazioni di sfruttamento, ma anche dalla spregiudicatezza di coloro che mirano sempre e a ogni costo alla massimizzazione dei profitti. Nel corso del 2012 c’è stato un notevole incremento dei conflitti, soprattutto in Africa, continente dove le fonti energetiche e le molte altre ricchezze presenti nel sottosuolo rappresentano un fattore paradossalmente e altamente destabilizzante per le popolazioni locali, già affette da inedia e pandemie.Il Papa ha anche lanciato un appello in favore di tutti i profughi: «Quando si respingono rifugiati e immigrati, non è forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi?». A riprova che in questo tempo di crisi culturale e antropologica (non c’è solo la crisi dei mercati) in cui i nazionalismi sembrano riprendere il sopravvento anche in Europa, il precetto dell’amore non può essere frainteso o misconosciuto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: