mercoledì 3 giugno 2015
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Gentile direttore, nel 2013 circa 3.400 (in media 9 al giorno) sono stati i decessi in Italia dovuti a incidenti stradali e 260mila sono stati i feriti (dati Istat). Sono altrettante famiglie distrutte dal dolore. Titoli sui giornali solo quando il responsabile è un pazzo o un delinquente. Non si tratta solo di fatalità, alla guida si rischia spesso sulla pelle degli altri. Forse dovremmo parlarne un po’ di più. Giorgio Salvi È vero, gentile lettore. Anzi, è verissimo. Noi di “Avvenire” dedichiamo da sempre un’attenzione speciale al tema delle “stragi della strada”, eppure penso anch’io da cittadino-automobilista che notizie e riflessioni a questo proposito non siano mai abbastanza. Perché una buona informazione – di quella che aiuta ad aprire gli occhi davvero – è sempre un ottimo strumento di prevenzione, visto e considerato che crea consapevolezza del male da affrontare e battere. E perché, in molti casi, è un’efficace arma di pressione: per ottenere che siano applicate sempre meglio le norme che già ci sono e che, magari, vengono incredibilmente disapplicate e per far sì che le regole evolvano in modo intelligente e utile. Faccio due esempi. Il primo riguarda un saggio divieto (sulla carta sanzionato anche in modo adeguato), che purtroppo non si fa nulla per rendere effettivo: la proibizione di usare mentre si è al volante un telefonino che non sia collegato a cuffie o all’impianto audio dell’automobile stessa. Chiunque guidi, e io l’ho sperimentato anche di persona, si rende conto del tasso insopportabile di infrazioni e di rischiosa distrazione che caratterizza l’autista impegnato a parlare al cellulare.Il secondo esempio riguarda la lentezza e le infinite titubanze che stanno accompagnando il dibattito parlamentare sull’introduzione dello specifico reato di «omicidio stradale». La materia penale è, per definizione, delicatissima e bisogna pensarci bene prima di introdurre una nuova fattispecie criminale, ma il terribile bilancio annuale delle vittime della strada – che lei opportunamente richiama – e i continui drammatici bollettini dal fronte di questa “guerra” non dichiarata, ma che infuria ogni giorno e ogni giorno e spezza e segna troppe vite umane, sottolineano l’esigenza e l’urgenza di una forte risposta preventiva e legislativa. In Parlamento si assicura che il sì all’«omicidio stradale» arriverà entro la fine di questo 2015. Stento a capire perché si debba attendere ancora così tanto. Sono – come lei, immagino – tra quanti vorrebbero che arrivasse ben prima, meglio se prima dell’estate.
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