La solitudine dell'aggressore
sabato 19 marzo 2022

Vladimir Putin esalta la sua aggressione all’Ucraina piegando il Vangelo a ideologia di guerra, e contemporaneamente la Cina si candida a rifondare la pace mondiale insieme agli Stati Uniti d’America. L’uomo forte del Cremlino rischia di ritrovarsi ancora più solo. È il paradosso che emerge dall’incrocio tra la video-telefonata fra Joe Biden e Xi Jinping e il discorso del presidente russo nell’anniversario dell’annessione della Crimea alla Russia nel 2014. Ciò che intanto accade, sulla pelle delle persone, continua a essere terribile, come ci mostrano incessantemente le immagini di distruzione e di morte dall’Ucraina. Eppure ci sono occasioni in cui le parole, anche se spesso a esse non seguono subito i fatti, assumono particolare risonanza. E ieri le parole di Xi Jinping e di Putin suggeriscono che i gruppi dirigenti di Cina e Russia stiano compiendo in questi giorni due percorsi molto diversi.

La video-telefonata fra Biden e Xi – durata un’ora e cinquanta – è il punto di arrivo di una serie di piccoli passi compiuti nei giorni scorsi e che molti osservatori avevano giudicato con scetticismo. Anche l’incontro di sei ore fra Jake Sullivan e Yang Jiechi lunedì a Roma era sembrato a molti fallimentare. Ma il colloquio fra i due presidenti mostra che il lavoro degli sherpa è stato fruttuoso e qualcosa fra Usa e Cina sta cambiando, dopo anni di duri scontri (che di certo non finiranno domani). Le fonti americane sottolineano che Biden è tornato ad ammonire la Cina a non aiutare la Russia contro l’Ucraina. Ma questa volta a informare del colloquio sono state soprattutto le fonti cinesi, usando un linguaggio molto più enfatico. Secondo "Xinhua", Xi Jinping non si è limitato a dire che bisogna guidare le relazioni tra i due Paesi «lungo la strada giusta», confermando che per la Cina le relazioni bilaterali con gli Usa sono prioritarie.

Il presidente cinese, infatti, ha allargato l’orizzonte: come membri permanenti del Consiglio di sicurezza e due principali economie mondiali, ha aggiunto, dobbiamo «anche assumerci la nostra parte di responsabilità internazionali e lavorare per la pace e la tranquillità nel mondo». Insomma, Pechino e Washington devono affrontare insieme le grandi sfide poste dagli sconvolgimenti in corso alla prevalenza della pace e dello sviluppo: «Il conflitto non è nell’interesse di nessuno».

È evidente l’interesse della Cina a farsi riconoscere come 'potenza responsabile', anche se non sappiamo ancora se Pechino si adopererà concretamente per fermare la guerra in Ucraina. Né sappiamo se gli Usa accetteranno questa prospettiva neo-bipolare. Ma, intanto, che il colloquio tra i due presidenti ci sia stato segna un punto a favore della causa della pace.

In stridente direzione opposta è andata, invece, la narrazione di Putin, che è apparso per la prima volta in pubblico dall’inizio del conflitto, esaltando l’annessione della Crimea alla Russia nel 2014, magnificando il peculiare nazionalismo del Ruskij mir (il «mondo russo») e il sacrificio dei soldati russi caduti in questi giorni. A proposito di questi ha detto: «Non c’è amore più grande di dare la propria vita per i propri amici». Applicare le parole di Chi ha dato la vita per la salvezza degli altri a chi invece è morto per uccidere è suonato come una tristissima profanazione alle orecchie di tanti – credenti e non credenti – in tutto il mondo. Ma Putin ha bisogno di elevare la guerra a narrazione sacra. Lo si era già capito dalle parole del patriarca Kirill nei giorni scorsi, ma poi questi – dopo il colloquio con papa Francesco – è tornato a parlare di negoziati e di pace. Così, ieri, Putin ha rilanciato in prima persona la narrazione religiosa della 'sua' guerra. E, anche se ha usato parole del Vangelo, la sua religione appare sempre più lontana dal cristianesimo: somiglia piuttosto alle religioni politiche del XX secolo, legate alla sacralità della patria durante la Prima guerra mondiale o ai culti totalitari che hanno condotto alla Seconda.

In questo modo, però, il leader del Cremlino si sta allontanando da quella parte del popolo russo che condivide la fede ortodossa e, più in generale, che è sensibile a questa tradizione. Per quanto si cerchi di stravolgerlo, dal Vangelo viene sempre un limpido messaggio di pace.

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