venerdì 19 febbraio 2016
Dai dati alle infrastrutture, il "monopolio" dei big della rete. Perché i colossi della Silicon Valley sono leader incontrastati. (Claudia La Via)
 La potenza di Apple, Google, Facebook, Microsoft, Amazon
COMMENTA E CONDIVIDI
I giornali l’hanno già definita la rivincita della Silicon Valley sulla 'Old Economy' del petrolio. Una chiave di lettura arrivata dopo la notizia che Facebook ha superato Exxon Mobil diventando così la quarta società al mondo per capitalizzazione di mercato. Il social network fondato da Mark Zuckerberg è in ottima compagnia, perché le prime tre società per valore di Borsa sono proprio le 'colleghe' della Silicon Valley: Google – nel frattempo trasformatasi nella holding Alphabet – Apple e Microsoft. Nel mondo della finanza e nell’ecosistema hi-tech spesso si cercano a tutti i costi un vincitore e un perdente e i mercati, quando possono, accontentano. Solo per fare qualche esempio, un anno fa era Google a essere in difficoltà perché il suo business della pubblicità sembrava seriamente compromesso dall’ascesa di Facebook. Oggi i conti dell’azienda hanno dimostrato che invece è proprio la pubblicità ad aver portato maggiore ricchezza e solidità, permettendo al gruppo anche la libertà di sperimentare in nuovi settori, come quello delle auto che si guidano da sole e della robotica. Adesso, e in pochi qualche tempo fa l’avrebbero detto, è Apple ad avere qualche problema: l’ultima trimestrale ha raccontato di numeri record, ma anche della prima e preoccupante battuta d’arresto nelle vendite dell’iPhone, finora una miniera d’oro per le casse dell’azienda. Apple è poi ingaggiata in una questione ancora più scottante: l’azienda guidata da Tim Cook si è infatti opposta alla decisione del giudice federale Usa che ha ordinato all’azienda di collaborare con l’Fbi e forzare (creando un software ad hoc) il codice criptato dell’iPhone5 dell’attentatore di San Bernardino che lo scorso dicembre uccise quattordici persone. Cook ha spiegato che la richiesta potrebbe creare «un precedente pericoloso». Il motivo, secondo la società di Cupertino, è semplice: dopo questo caso il governo americano potrebbe tornare a chiedere nuovi software con cui violare i dispositivi per nuovi casi. E la stessa richiesta potrebbe giungere anche da altri Paesi, Cina in testa. Nel frattempo Apple si è guadagnata il deciso appoggio dell’eterna rivale Google, entrambe pronte a mettere davanti a tutto il tema caldo della privacy. Le ripercussioni sul titolo Apple potrebbero arrivare a pioggia, ma soprattutto la vicenda potrebbe pesare anche sulle future vendite degli iPhone. I ntanto nell’ecosistema della Silicon Valley gli equilibri restano gli stessi. Ma nei prossimi mesi potrebbero cambiare ancora. Complici i fatti di 'cronaca', certo, ma anche le dinamiche di predominio di altri colossi. Fra questi c’è Amazon. Non ha i numeri delle sue colleghe, certo, (ha un capitalizzazione di circa 250 miliardi di dollari), ma ha chiuso il 2015 con gli utili più alti di sempre e, nonostante i mercati si aspettassero di più, oggi Amazon può giocare alla pari con le altre grandi della Silicon Valley. Il punto, infatti, non è solo la capitalizzazione, anzi. Queste cinque aziende sono e saranno per i prossimi anni una garanzia per gli investitori, nonostante i loro alti e bassi. La ragione è semplice: sono sempre più grandi, sempre più radicate nel proprio settore e sempre più potenti e – soprattutto – sono quasi 'isolate' da possibili rischiosi attacchi della concorrenza. Il motivo? Sono oggi le cinque aziende hitech che detengono alcune delle principali 'piattaforme' su cui gira l’intera economia della Silicon Valley e dell’alta tecnologia in genere. Microsoft con Windows è ancora la regina dei computer, Google comanda le ricerche sul web e, assieme ad Apple, controlla il settore 'mobile' in virtù dei due principali sistemi operativi per smartphone oggi presenti sul mercato (Android e iOs) e le applicazioni che su questi sistemi girano. Con il braccio di ferro col governo Usa, inoltre, le due aziende hanno dimostrato di non lasciare spazio a 'invasioni' dall’esterno. Facebook e Google controllano invece l’intero e super redditizio settore della pubblicità on line, mentre Amazon, Microsoft e ancora Google sono i padroni dell’infrastruttura cloud di numerose aziende: le tre società, infatti, sono la piattaforma abilitante per molte realtà esistenti, e quella su cui sarebbero chiamate ad appoggiarsi anche nuove, future e potenzialmente 'pericolose' startup concorrenti. Non bastasse questo a convincere della supremazia della Silicon Valley si aggiunga il fatto che Amazon – con la sua infrastruttura capillare di distribuzione – sta diventando un punto di riferimento per il mondo del commercio retail e per i consumatori, sempre più spinti verso gli acquisti in Rete. Da semplice venditore di libri on line si è trasformato in un gigante dell’e-commerce e oggi non c’è un prodotto che non sia inserito dal negozio virtuale di Jeff Bezos. Facebook, invece, continua a guadagnare potere e credibilità grazie alla forza delle relazioni sociali che si intrecciano sul suo social. Molte di queste piattaforme sono capaci di generare quello che gli economisti chiamano 'effetto network', ossia più gente usa uno strumento più esso diventa indispensabile. Una teoria presentata anche in un libro di prossima uscita scritto a sei mani dagli esperti americani sul tema Sangeet Paul Choudary, Marshall W. Van Alstyne e Geoffrey G. Parker: si intitola 'Platform revolution' ('La rivoluzione della piattaforma') che spiega perché realtà come Google, Apple, Amazon, Microsoft e Facebook continueranno a dominare a lungo. Ad averle favorite in questi anni, spiegano gli autori, c’è anche la drastica riduzione dei costi delle infrastrutture tecnologiche, la maggiore connettività di rete e l’ascesa degli smartphone: tre cambiamenti che queste aziende sono state in grado di intercettare subito e di sfruttare a proprio vantaggio. Per questa ragione le grandi della Silicon Valley sono oggi protette da attacchi esterni e sono anzi strumentali per la nascita di nuovi business. Che possono fortificarle più che abbatterle. A questo si aggiunge la mole di informazioni che queste realtà gestiscono: i cosiddetti 'big data', un ricco patrimonio informativo, ma anche economico, per le aziende. Ed è per questo che i cinque colossi della Silicon Valley possono oggi permettersi il lusso di sperimentare in campi apparentemente lontanissimi dal loro: dalla salute alla finanza, dall’automotive ai droni fino alla realtà virtuale. Sperimentazioni che possono rimanere tali o che, a volte, conducono queste aziende ad assumere un ruolo chiave anche in altri settori, come sta provando a fare Google con le auto che si guidano da sole.  Sicuramente non diventerà un costruttore di automobili, ma il suo impegno nella ricerca è già una guida importante per l’intero settore e le 'classiche' case automobilistiche hanno da tempo capito che non possono ignorarlo. E soprattutto c’è chi come Apple, nel negare qualsiasi apertura al governo Usa, ha già dimostrato la sua forza e il potere che il suo 'patrimonio di dati' criptati porta con sé.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: