sabato 1 dicembre 2012
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La parrocchia è "la chiesa tra le case": tra le case fisse e le case mobili; tra le case abitate stabilmen­te e le case abitate occasionalmente. Anche le piazze, le strade fanno parte della parrocchia. Nessun luogo ne è escluso, nessuna perso­na è esclusa. E se c’è una preferen­za – come ricordava il parroco don Primo Mazzolari – questa è per i poveri, i lontani.
In occasione dell’udienza straordinaria con la gente dello spettacolo viaggiante e popolare, Benedetto XVI desidera invitare i circensi, i fieranti, i luna­parchisti, i musici e gli artisti di strada a sentirsi parte della par­rocchia, delle tante parrocchie in cui per alcuni giorni risiedono per il proprio spettacolo, con il pro­prio tendone, la giostra e l’attra­zione, la campina. Le parrocchie devono costituire una sorta di 're­te' che dice come la Chiesa è in o­gni luogo, dappertutto. In ogni parrocchia ognuno può trovare il luogo per l’ascolto, per iniziare la preparazione e la partecipazione ai sacramenti, per esprimere una richiesta d’aiuto in ordine al lavo­ro, alla scuola dei figli, alla salute. In ogni parrocchia la gente dello spettacolo viaggiante può trovare il parroco, un gruppo di laici, gio­vani e adulti, famiglie, anche delle religiose con cui condividere al­meno l’aiuto di un consiglio, le paure, sofferenze e gioie, costruire insieme un tratto del cammino di fede. In parrocchia non si disturba mai. Anzi.
Spesse volte c’è il ri­schio di rincorrere novità, persone e situazioni anche sul piano reli­gioso che possono magari entusia­smare al momento, ma poi lascia­no nella confusione e nell’abban­dono. La parrocchia sarebbe più povera senza la gente dello spetta­colo viaggiante: senza la loro espe­rienza di lavoro e di vita familiare itinerante, senza il loro senso della festa, le loro tradizioni, senza an­che il loro aiuto. Tutti possono sentirsi infatti protagonisti in que­sta Chiesa una, santa, cattolica, a­postolica. Tutti devono sentire il dovere, con i limiti e le fatiche di ciascuno, di testimoniare la fede e così contribuire non solo al cam­mino della Chiesa, ma anche al cammino degli uomini.
La Mi­grantes nazionale, regionale e dio­cesana desidera imparare, da que­sto incontro con Benedetto XVI, ad aiutare la gente dello spettaco­lo viaggiante a sentirsi parte di questa Chiesa e le parrocchie a sentire lo spettacolo viaggiante un dono per la Chiesa. Vorrei conclu­dere con le parole, ancora molto vive, che Giovanni Paolo II aveva rivolto alle famiglie del circo e del­le giostre nel 1981, trent’anni fa, e che i Vescovi italiani avevano ri­preso in un documento dedicato al mondo dello spettacolo viag­giante nel 1983: «A voi tutti fratelli e sorelle carissimi, che formate u­na grande famiglia viaggiante, e mediante il vostro continuo lavoro offrite agli uomini, specialmente ai bambini, uno svago sereno e sa­no, voglio dire il mio sincero plau­so e il mio paterno incoraggia­mento. So che la vostra vita è dura, faticosa e pericolosa... Sappiate che nell’opera che svolgete, la Chiesa vi è vicina, la Chiesa vi a­ma, il Papa vi ama. Nel vostro lun­go cammino per le strade di tante regioni e di tante nazioni, conti­nuate a portare, ai piccoli e ai grandi, il vostro tipico messaggio di solidarietà, di bontà, di letizia, di onestà, ricordando a tutti… che dobbiamo sempre servire il Signo­re nella gioia (cf. Salmo 100,2 )».​​
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