La forza materna nel generare e trasmettere fede E l'urgente cura
venerdì 30 agosto 2019

Gentile direttore,
nella società di oggi le donne hanno raggiunto importanti traguardi lavorativi – professionali e non solo – sacrificando spesso la famiglia e gli affetti. Peccato. Nella società delle mie nonne la giornata era scandita dalla preghiera, mattino e sera, e dai ritmi della campagna trasmettendo anche così valori cristiani e umani. In passato, la consapevolezza del male e del bene, del peccato e il senso di colpa camminavano insieme e portavano a rispettare Dio e i nostri fratelli nella fede e in umanità, invece oggi tutto è tradizione e devozione perché il peccato ormai è consumato senza coscienza, senza rivolgere lo sguardo verso Dio. E la fedeltà a Dio si chiama speranza. Anche secondo molti cattolici la colpa è della donna e della sua emancipazione. Ma tante giovani di oggi vivono in funzione del lavoro perché è necessario per sopravvivere, non sono sposate ma sperimentano la convivenza per scelta di lui, generano o più spesso non generano figli in base alla loro situazione economica sempre più precaria... Tutti i valori e i princìpi cristiani sono messi in questione. La società cristiana di ieri ha perso radici e inclina a un laicismo che disegna una società atea e segnata solo dal potere degli uomini! Già, perché gli uomini non cambiano... In questo mondo precario, instabile e senza valori, spero in un ritorno delle donne alla cura della famiglia, dei figli, degli anziani e della comunità. Spero che si torni a conciliare ciò che oggi è difficile da tenere assieme! E mi chiedo che cosa la Chiesa può fare per aiutarci ad andare in questa direzione. Nessuno nella Chiesa deve dimenticare che sono sempre state le madri a trasmettere a figli e nipoti il senso e la forza della preghiera e di una vita imperniata su fede, speranza e carità. Un gran lavoro

Daniela Salvucci

Ho letto con attenzione e rispetto questa sua riflessione, gentile signora Salvucci. Come lei, sono certo anch’io – per memoria familiare e per esperienza di vita – del ruolo specialissimo delle madri e delle nonne nell’insegnare la bellezza e la profondità umile della preghiera e nel generare concretamente alla fede e per trasmettere a figli e nipoti tutti quei valori che da essa discendono o che essa illumina pienamente. Valori che danno senso all’esistenza dei singoli e delle comunità. In questo senso, e pur ben consapevole del ruolo dei padri nella millenaria vicenda della Chiesa, dico spesso che anche il cristianesimo ha una potente tradizione matrilineare. Mi soffermo solo su un suo auspicio: quello di un «ritorno delle donne alla cura…». La mia speranza è che donne e uomini ricomprendano insieme il valore e l’urgenza di un condiviso e paritario lavoro di cura della famiglia, dei figli, degli anziani, della comunità, dell’ambiente in cui siamo immersi... cura dei luoghi e delle stagioni dell’umano e della «casa comune » che Dio ha affidato – come ci ricorda papa Francesco – al nostro amore, alla nostra libertà e alla nostra responsabilità. C’è tanto lavoro da fare, e nessuno osi più dire che ne manca. Dobbiamo solo pensarlo, organizzarlo, realizzarlo.

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