martedì 16 novembre 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro direttore, c’è una classe dirigente del nostro Paese che ha scelto da tempo di “guidare controllando” il declino e l’impoverimento progressivi dell’Italia, anziché voltare pagina e tentare di agganciarla ai Paesi–traino della Ue (Germania, Francia…). Nel primo caso (impoverimento), lorsignori possono rimanere ricchi–evasori–privilegiati e aumentare la distanza tra loro e la stragrande maggioranza del popolo italiano. Nel secondo caso (rilancio dell’economia, stipendi e pensioni più alti, investimenti pubblici) sarebbe necessario recuperare quasi tutta l’evasione fiscale (almeno 100 miliardi di euro), azzerare i privilegi, colpire le grandi ricchezze (in gran parte accumulate con evasione ed elusione), tassare molto di più i grandi investimenti finanziari e immobiliari. Insomma, a lorsignori conviene molto che l’Italia resti borderline al gruppo dei Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) e che diventi magari il prossimo. Conviene a lorsignori (e alle mafie)…

Lorenzo Mazzucato, Padova

Caro direttore,si ricorda di me? Anni fa le scrissi per sapere da lei, che li aveva seguiti su Avvenire, qualcosa di più dei Cristiano sociali. Infatti, da quando la Dc non c’è più, ho dato spesso a sinistra il mio voto di cattolico convinto. Dal 2000 in poi i problemi per me sono andati crescendo. Non le faccio racconti che penso lei conosca bene, ma il modo con cui i Ds e il Pd hanno mancato all’appuntamento con la storia (l’incontro tra gli ideali socialisti e la dottrina sociale cristiana) mi ha demotivato. C’era da costruire il polo della solidarietà e mi sono ritrovato con una classe politica che s’è messa a correr dietro non si sa quali “nuovi diritti” senza curarsi dei vecchi diritti di chi ha messo su famiglia, ha fatto figli (io e mia moglie ben tre) lavora e paga tutte le tasse. Da quando Prodi s’è ritirato mi astengo, ma visto quel che aveva combinato il suo ultimo governo, tra pacs e dico, l’avrei fatto lo stesso. Ora vedo che si stanno facendo sentire dei nuovi democratici, quelli del sindaco di Firenze Renzi. Sono giovani e li chiamano “rottamatori” perché vogliono cambiare le facce del partito. Mi garbano. Ma nel loro manifesto, che è pieno di fantasia e di simpatici slogan, hanno infilato anche antipatici silenzi e non hanno resistito al solito ammiccamento : non c’è mezza riga sulla famiglia e sulle politiche per dare una mano a chi si sposa, ma un bel giochino di parole sul fatto di volere un Paese che «permetta le unioni civili, come nei Paesi civili». Complimenti, mi son detto, principiano bene i tuoi nuovi beniamini: rottamano facce e seggiole, e sta bene, ma pure la famiglia. Mi sa che mi ritocca di non votare.

Francesco R.

Va bene che “a pensar male ci si azzecca”, ma se le cose stessero semplicemente come dice il signor Mazzucato, non ci resterebbe altro che cambiare Paese. E farlo in massa, la massa di chi – cito il signor Franco – «mette su famiglia, fa figli, lavora e paga le tasse» e non ne può più di una politica che finisce per occuparsi molto più di se stessa che dei problemi pressanti del Paese. Molti, idealmente, hanno preso la via dell’esilio scegliendo l’astensione. E invece no. Non c’è da auto-esiliarsi, in nessun modo, oggi più che mai. C’è da cambiare musica e ne sono convinti in tanti, in tantissimi. L’importante è che i cittadini riescano a farsi sentire, a pesare e a contribuire davvero a governare questa Italia. Come? Nel modo più diretto, facendo valere il proprio voto per chi andrà a sedere in Parlamento (e da troppo tempo, come si sa bene, abbiamo regole che rendono molto difficile riuscirci), ma anche e soprattutto facendo politica. Cioè occupandosene ed entrandoci con motivazioni chiare e alte. Come ci ricordano i nostri vescovi, anche in questo tempo di diverse opzioni partitiche, i cattolici una “casa comune” ce l’hanno comunque e sempre: è la casa di quei valori essenziali – vita, famiglia e libertà di credere e di educare – che appartengono a credenti e non credenti e stanno laicamente alla base dell’umanesimo cristiano e della dottrina sociale della Chiesa. C’è, insomma, da mettersi a fianco di chi si sforza di fare, con retta coscienza, buona politica. E c’è da far capire a chi, sinora, la politica l’ha fatta male che è arrivato il tempo di spazzar via il fumo dei valori vuoti, delle scelte ambigue, dell’inconcludenza, del “laisser faire”... È a questo che puntano, per quanto riguarda il centrosinistra, i cosiddetti “rottamatori”? Forse sì e forse no. Certo ha ragione il signor Franco a preoccuparsi scoprendo che tra i suggestivi progetti delineati da Matteo Renzi e dai suoi amici del Pd fanno capolino i soliti ammiccamenti alle «unioni civili» (espressione fuorviante, visto che in Italia le unioni civili diverse da quelle religiose ci sono già, e sono i matrimoni celebrati in Comune). E ha ancora più ragione, il nostro lettore, quando segnala una clamorosa amnesia («non mezza riga per chi si sposa») che, per contrasto, richiama alla mia mente certi tentativi di ideologica “rottamazione” della famiglia che hanno caratterizzato l’ultimo governo di centrosinistra.Qualcuno magari dirà che i cattolici parlano troppo di famiglia e si lamentano in continuazione, e con tutti, da Fini a Renzi, per la concreta indifferenza della politica nei confronti della «cellula fondamentale della società» e per i colpi diretti (le penalizzazioni, e il sostegno non dato) e indiretti (la spinta a creare istituti giuridici che delineino “famiglie alternative”) che le vengono assestati. Ma se la voce dei credenti risuona più forte e allarmata che mai è perché tante altre (anche di minuscole lobby) sono assillanti e stonate oppure flebili o del tutto assenti. Eppure, oggi, la politica avrebbe bisogno con assoluta urgenza di “pensieri lunghi” e fecondi. E il pensiero lungo e fecondo per eccellenza, orientato a fare il futuro e a umanizzarlo, è proprio quello puntato sulle politiche per la famiglia. Passa da qui l’alternativa ai processi di precarizzazione e impoverimento sociale. Ed è su questo terreno che maturano l’antidoto al rischioso infragilimento della rete comunitaria e la risposta allo straripare delle logiche della furbizia, dell’arraffismo dell’affarismo. No, cari amici, rassegnarsi non si può. E men che meno subire “rottamazioni”.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI