martedì 28 febbraio 2012
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Caro direttore,
malgrado le migliori intenzioni, non brilla per chiarezza il recente decreto-legge in materia di semplificazione e di sviluppo (9 febbraio 2012, n. 5). Nonostante l’abile assemblaggio della Presidenza del Consiglio, l’eterogeneità delle proposte di ben 10 ministeri (4 proponenti e 6 concertanti: 10 uffici legislativi in azione), l’eccesso di microchirurgia normativa e la relativa contorsione linguistica (taglio-innesto di parole, sostituzione intrecciata di periodi e commi aggiuntivi) hanno prodotto un mosaico di disposizioni (63 articoli, oltre 180 commi) non sempre immediatamente intellegibili ai non addetti ai lavori. Né aiuta l’incompletezza dei riferimenti utili a individuare leggi e regolamenti modificati: salvo rare eccezioni, il decreto riporta solo data e numero dei provvedimenti coinvolti, non il relativo titolo, né quello degli articoli su cui interviene. Ne soffrono trasparenza del processo legislativo, comprensibilità del testo e applicabilità delle norme.
Solo una volta convertito in legge, il decreto verrà ripubblicato sulla Gazzetta Ufficiale coordinato con gli eventuali emendamenti del Parlamento e, in nota, stralci delle leggi preesistenti. Trattandosi di norme che entrano subito in vigore, però, tutti i cittadini dovrebbero essere posti in grado di valutarne la portata innovativa prima della sua definitiva approvazione. Si tratta di un’anomalia ricorrente che appare ora meno accettabile da un governo tecnico immaginato più attento alle regole democratiche. Il rarefarsi dell’edizione cartacea della Gazzetta Ufficiale (meno di 2.500 copie), redatta dal ministero della Giustizia ma diffusa in esclusiva dal Poligrafico dello Stato soprattutto on-line, aggrava il deficit di tempestiva conoscenza delle leggi da parte di chi non sa o non può connettersi a internet. Così una fetta rilevante di popolazione è menomata del diritto alla corretta informazione e sempre più vulnerabile alla disinformazione di mass media non sempre accurati e imparziali. Per accrescere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni il legislatore dovrebbe non solo essere meno criptico, ma anche ampliare i canali di comunicazione ufficiale. La liberalizzazione della distribuzione della G.U. cartacea (inclusa quella dei concorsi) non più limitata ai pochi abbonati e a un pugno di librerie concessionarie (appena 3 a Roma), ma offerta gratuitamente in edicole, supermercati e uffici postali, consentirebbe a chi non accede al web di familiarizzare con l’attività normativa di Governo e Parlamento, con benefici effetti sulla cultura della legalità.
Alessandro Monti - Università di Camerino
Mi fido, caro professore, del suo giudizio di giurista ed economista. E condivido con lei l’idea – solo apparentemente scontata in questo nostro straordinario e strampalato Paese – che le regole vanno conosciute, se si vuole far crescere davvero la cultura della legalità... Ma confesso che non saprei davvero dire quanto una vasta diffusione della Gazzetta Ufficiale cartacea potrebbe contribuire a rendere più raggiungibile e intellegibile la fatica dei nostri legislatori, troppo spesso oggi semi-irraggiungibile e assai poco intellegibile senza l’ausilio di ferrati specialisti. Una cosa, però, gliela posso dire con certezza: sogno il giorno nel quale le leggi saranno, per struttura e linguaggio, assolutamente semplici e chiare. E, dunque, aspetto impazientemente la "rivoluzione" che metterà i comuni mortali in condizione di riuscire a capire almeno il senso delle regole che li riguardano, anche senza aver accumulato competenze da "geologi" del diritto, capaci di interpretare composizione "chimica" e stratificazioni di un testo normativo.
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