La complementarietà dialettica degli Sturzo
mercoledì 8 agosto 2018

Caro direttore,

in questo 8 agosto 2018, a cinquantanove anni dal ritorno alla Casa del Padre di don Luigi Sturzo (1871-1959), figura chiave del movimento politico dei cattolici, mi sembra giusto proporre alla riflessione comune il rapporto tra questi e il fratello, monsignor Mario Sturzo (1861-1941), vescovo di Piazza Armerina, figura altrettanto importante ma rimasta, fino a non molto tempo fa, quasi sconosciuta alla cultura ufficiale italiana. Bisogna tener presente che fra i due fratelli c’è stato, oltre al legame di sangue, com'è ovvio, una complementarità spirituale e culturale profonda come si evince dalla fitta corrispondenza intercorsa fra i due: quattro volumi, curati magistralmente da Gabriele De Rosa, a cui se ne è aggiunto un quinto, più di duemila tra lettere e cartoline, che si scambiarono quasi giornalmente, dal 1924 al 1940. Questo continuo e profondo dibattito costituirà la trama che essi svilupperanno poi nelle loro opere più consistenti, come avvenne ad esempio per Leopardi, tra le ampie riflessioni e annotazioni dello Zibaldone e la stesura delle opere poetiche.

Dunque, sulla base di questa lunga e profonda corrispondenza non si può prescindere dalla tesi di una complementarietà spirituale e culturale ma anche dialettica fra i due! Non si può capire l’uno senza l’altro e viceversa, occorre pertanto superare quella dicotomia che ancora oggi avviene: Caltagirone ha monopolizzato la figura di Luigi e Piazza Armerina quella di Mario. Ripensando alla intensa attività di Mario Sturzo (per 38 anni vescovo di Piazza Armerina: dal 1903 nominato da Leone XIII, il papa sociale della Rerum Novarum; fino al 12 novembre del 1941, anno della sua morte) abbiamo ancora una conferma di questa tesi nel ricordare l’interesse che egli ebbe, oltre che per la teologia e la filosofia, per l’associazionismo cattolico e il movimento democratico cristiano, e il ruolo che egli svolse di sostegno e molto spesso di guida nei confronti del fratello Luigi, e poi nei lunghi anni di esilio di quest’ultimo, prima a Londra dal 1924 al 1940 e poi in America dal 1940 al 1946. Inoltre bisogna superare l’imperdonabile pregiudizio che spesso affiora su quello che è stato uno dei più grandi pensatori sociopolitici del XX secolo, Luigi Sturzo, nel considerarlo uomo di azione piuttosto che di pensiero, perché in realtà tutte le sue azioni e i suoi scritti hanno alla base un fondamento teoreticofilosofico e teologico da cui scaturiscono gli aspetti storico-sociologici e politici dei numerosi testi e delle sue opere. La stessa opera di autenticazione deve essere fatta nei riguardi del vescovo Mario Sturzo, che fu anche poeta e autore di drammi sociali, e la cui scoperta fondamentale in campo filosofico è il Neosintetismo, che è il filo conduttore di tutte le sue opere, più di trenta volumi.

Cos’è il Neo-sintetismo? In breve, è una teoria che mira a 'rinnovare conservando', vuole evitare l’apriorismo e il soggettivismo kantiano, come l’immanentismo e l’ingiustificata assolutizzazione idealistica, di Croce (lo Storicismo assoluto) e di Gentile (l’Attualismo), mentre è più affine al Sintesismo di Rosmini. Nel conoscere, non è il senso che sente né l’intelletto che conosce, né la volontà che vuole, ma il soggetto, l’uomo che in unità sintetica sente, conosce, vuole. Questo rapportualismo si fonda su un dinamismo sintetico universale e quindi metafisico: L’intero mondo è un sistema immenso di sintesi e relazioni. Ogni essere è una sintesi e tutti gli esseri sono relazionali. Per questo il mondo è organico. Il più fedele neo-sintetista in campo sociologico e politico è stato proprio il fratello don Luigi. Oggi si direbbe una cosmo visione; attuale e orientata all’avvenire, perché in grado di dare risposte positive di fronte al dilagare del secolarismo contemporaneo. Cinque anni fa abbiamo appreso dal Vaticano una lieta notizia: il 13 gennaio del 2013 è stato infatti autorizzato il Processo di beatificazione anche per Mario Sturzo, così come nel 2002 per il fratello Luigi.

*Già docente presso lo Studio Teologico di Catania e l’Istituto di Scienze Religiose della stessa città

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