venerdì 31 dicembre 2021
Dopo il ricorso della giurista, la Corte costituzionale tedesca ha chiesto al Parlamento di legiferare per evitare che i fragili siano esclusi dalle terapie intensive
Nancy Poser, 42 anni, si muove sulla carrozzina

Nancy Poser, 42 anni, si muove sulla carrozzina - .

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Attesa una nuova normativa «Il triage è una questione etica, non medica». Nancy Poser, 42 anni, è una giurista tedesca, giudice del tribunale di Treviri, affetta da atrofia muscolare spinale che da anni lotta per i diritti delle persone con disabilità. Nel giugno del 2020, con altri otto ricorrenti, tutti disabili o affetti da altre patologie croniche, ha presentato ricorso alla Corte costituzionale perché non si sentiva tutelata dalle procedure di triage previste dagli ospedali e cliniche tedeschi per l’assegnazione dei posti letto nelle terapie intensive ai malati gravi di Covid-19. I protocolli erano state suggeriti dall’Associazione interdisciplinare tedesca per la rianimazione e la medicina d’urgenza, Deutsche Interdisziplinäre Vereinigung für Intensiv- und Notfallmedizin e. V. (Divi), come accaduto in Italia e altri Paesi. «Le raccomandazioni della Divi hanno subito causato molte preoccupazioni fra le persone con disabilità – spiega Poser – poiché la fragilità del paziente e le patologie preesistenti giocavano un ruolo fondamentale nella selezione di coloro ai quali assegnare i posti in terapia intensiva». Nelle linee guida venivano anche forniti numeri e 'fredde' percentuali. «Si leggeva – aggiunge Poser – che bisogna concedere la priorità a coloro che, in base ai parametri vitali, hanno l’80% delle possibilità di rispondere positivamente alle cure previste per fermare forme gravi di Covid».

Tante persone disabili, in base a queste indicazioni, finivano in quel 20% considerato non curabile. «Molte disabilità compromettono le possibilità di sopravvivenza – aggiunge Poser – e la valutazione statistica che la Divi suggeriva di applicare in fase di triage non è compatibile con il principio di non discriminazione delle persone disabili». Da qui il ricorso all’Alta corte di Karlsruhe. La dura presa di posizione di Poser e degli altri ricorrenti ha creato subito molto dibattito sui media tedeschi, inducendo i medici della Divi a tornare sui loro passi e ad assicurare che nessuno sarebbe stato discriminato in base all’età, alla disabilità o alle malattie croniche e che i criteri inseriti nelle linee guida «si sarebbero considerati rilevanti solo se avessero interferito con le possibilità di sopravvivenza ri- spetto alla patologia corrente». La stessa associazione dei medici anestesisti e d’urgenza ha aggiunto, in una nota, che «una base giuridica è necessaria per garantire ai professionisti della sanità di operare nella certezza di rispettare tutte le norme vigenti».


All’interno delle raccomandazioni dei rianimatori, le patologie preesistenti giocano un ruolo fondamentale nella selezione di coloro ai quali assegnare i posti scarsi nelle unità d’emergenza La linea che sarà scelta dal Bundestag potrà essere un esempio anche per altri Paesi europei, dopo il caso americano del 2020 Nancy Poser, 42 anni, si muove sulla carrozzina

Il 28 dicembre, tre giorni fa, la prima pietra è stata posta per stabilire tale base giuridica attraverso una sentenza della Corte costituzionale. «La disabilità – hanno sottolineato i togati di Karlsruhe – non deve influire sui criteri di scelta dei pazienti Covid in caso di scarsità di posti letto in Germania. Inoltre, tra un vaccinato e un non vaccinato, il primo deve avere comunque la precedenza» (se si tratta di una scelta volontaria). Il giudice Nancy Poser e gli altri ricorrenti hanno accolto positivamente la decisione dell’Alta corte: «Quello di Karlsruhe è un monito: il triage (le decisioni di cura all’ammissione del paziente, ndr) non è una questione che può essere risolta solo a livello medico. È una questione etica», ha sottolineato Poser. Come suggerito dai giudici, il Bundestag, il Parlamento tedesco, dovrà al più presto «intervenire con una legge per tutelare le persone più fragili e con disabilità». La normativa, secondo i media tedeschi, sarà discussa dalla Camera bassa dopo il 10 gennaio. Il tempo stringe e i posti in terapia intensiva in molti Länder sono ormai al limite. Secondo gli ultimi dati del Robert Koch Institut, l’ente federale che segue l’andamento della pandemia, in Germania ci sono 24.730 posti letto in terapia intensiva. Di essi, 16.844 sono occupati da pazienti affetti da altre patologie. Sono 2.365 i pazienti Covid attaccati al respiratore e intubati; 1.644 i pazienti non intubati; 3.877 in totale i posti ancora liberi, ma in molti ospedali c’è una preoccupante carenza di personale di medici ed infermieri. E, in effetti, spesso l’impossibilità di curare pazienti in terapia intensiva non dipende dalla scarsità di ventilatori polmonari, ma dalla mancanza di personale che li sappia utilizzare.

La legge dovrà tutelare i disabili, così come altre categorie a rischio. Non si esclude un intervento dell’Ethikrat, il Comitato etico indipendente formato da politici, scienziati, medici, filosofi e teologi, chiamato in causa da governo federale e Parlamento quando vengono presentate e discusse proposte di leggi su questioni etiche di grande rilevanza. Nel 2009 l’Ethikrat venne chiamato in causa per una consultazione sulla legge detta Patientenverfügung, che ha stabilito le linee guida per la realizzazione del testamento biologico. In quel caso, vi fu una lunga discussione parlamentare che poi portò ad una legge valutata positivamente in Germania anche dalla Chiese cattolica e da quella evangelica. Nel pieno della pandemia, tra una quarta e una possibile quinta ondata del virus, il dibattito politico e nell’opinione pubblica tedesca sul tema triage, ovvero come selezionare i pazienti in casi estremi, si preannuncia assai animato e complesso. Alcuni rianimatori si stanno schierando contro la legge e i singoli partiti non daranno indicazioni di voto come spesso accade su questioni etiche.

Una legge votata dal Bundestag potrebbe rappresentare un precedente importante e una fonte d’ispirazione anche per altri Paesi europei. In Italia, il 6 marzo del 2020 la Società di anestesia e rianimazione ha presentato raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione dei pazienti Covid a trat- tamenti intensivi e per la eventuale sospensione di questi ultimi. Subito dopo anche in Francia ed in Spagna le associazioni di di anestesisti e rianimatori hanno redatto vademecum per l’accoglienza e la somministrazione delle cure ai pazienti Covid nelle terapie intensive. E il 12 aprile 2020, in Svezia, quando i contagiati erano meno di 11mila, i morti 919 e la vita sociale continuava libera da restrizioni, il Karolinska Institutet, la massima autorità scientifica nazionale, annunciò che, nel caso di scarsità di posti in terapia intensiva, sarebbe stato «necessario escludere dalle cure le persone dagli 80 anni di età in su, e quelle tra i 60 e 70 anni già colpite da patologie multiple precedenti».

Negli Usa, come ha ampiamente documentato anche 'Avvenire' con puntuali corrispondenze di Elena Molinari, ad aprile del 2020 scoppiò il caso dei singoli Stati che avevano stabilito di escludere i più vulnerabili e i disabili con patologie gravi dalle terapie intensive nelle decisioni di triage, quando cioè vi fosse un numero di posti inferiore al numero delle persone bisognose di cure urgenti. In Minnesota, anche la cirrosi epatica, le malattie polmonari e gli scompensi cardiaci erano diventati criteri per togliere ai pazienti Covid il diritto di un respiratore. In Tennessee, rischiavano di essere escluse dalla terapia intensiva le persone affette da atrofia muscolare spinale, la stessa patologia che causa la disabilità di Nancy Poser. All’epoca in America vi fu una ampia mobilitazione che costrinse il ministero della Sanità federale a sancire che la disabilità non può essere per nessun motivo causa di discriminazione nelle cure; di conseguenza, cui i singoli Stati non possono mantenere regole contrarie a questo principio. La giurista di Treviri sta ora lottando in Germania per la difesa dei diritti di tutti i più fragili. E la sua battaglia potrebbe varcare i confini tedeschi beneficiando tanti disabili in Europa.

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