L'addio al Ministero di Fioramonti (quanto è seria la priorità-Scuola)
venerdì 27 dicembre 2019

Gentile direttore,

e così Lorenzo Fioramonti, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, si è dimesso. Ha giustificato il suo abbandono affermando: «Che ci sto a fare nel governo», se non ci sono soldi? La rivalutazione retributiva dei docenti delle scuole è alla base della decisione: strategia adottata negli anni 80, senza successo, da Amintore Fanfani. Oggi, come allora, non è stata riconosciuta l’origine dello stallo dell’istituzione Scuola che, nel 1974 era stata ristrutturata per adeguarla alla dinamicità e all’imprevedibilità del mondo contemporaneo. La funzione docente, che consisteva nella trasmissione della conoscenza, era stata ridefinita, per abbattere la complessità del problema educativo. Si consideri, poi, il Decreto sull’autonomia scolastica del 1999, autonomia che «si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione d’interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana... ». Il percorso che conduce alla ridefinizione della funzione docente è richiamato e riaffermato. Inizialmente si devono identificare i caratteri della società in cui gli studenti interagiranno (aspetto formativo), successivamente si devono ipotizzare e gestire percorsi per promuovere i comportamenti corrispondenti (aspetto educativo); seguono gli accordi per coordinare gli insegnamenti, unificandoli per dar efficacia all’istruzione e, per finire, la progettazione dei singoli insegnanti che, oltre a trasmettere una fedele immagine della propria disciplina, qualificano la loro azione perseguendo le indicazioni collegialmente elaborate. Ridefinizione che il mondo scolastico ha rifiutato, a tutti i livelli. E così altri interventi tutti contrari, a mio parere ma non solo, ai princìpi dell’ordinamento e ricalcanti tipici modelli concettuali degli inizi del secolo scorso. Questo, ne sono convinto, è lo scenario in cui collocare le dimissioni del ministro Fioramonti.
Enrico Maranzana

Temo che più d’uno, gentile professore, abbia fatto fatica a seguire il ragionamento a proposito di errori e forzature sulla pelle della Scuola che lei tenta di realizzare in poche righe. Grazie per averci provato, con una certa efficacia. Personalmente credo che al docente universitario ed ex ministro Lorenzo Fioramonti vadano riconosciute chiarezza e coerenza. Di motivi per non dar seguito alla minaccia di dimissioni in caso di “portafoglio” ministeriale non rimpinguato ce n’erano, eccome... È davvero difficile definire la Manovra appena conclusa come la più adatta ad avviare un nuovo corso per la Scuola italiana. Troppe le scelte obbligate e, per così dire, “precedenti” (basti pensare alla sterilizzazione degli aumenti Iva) alla nascita del secondo governo Conte, esperienza che Fioramonti ha politicamente auspicato e che continua a sostenere da parlamentare eletto nel M5s. Ma è anche vero che le priorità si scelgono, e pesano, soprattutto quando è più difficile individuarle. E su queste colonne abbiano già annotato che la difficile Legge di Bilancio 2020, con i provvedimenti collegati, non lascerà un’impronta indelebile nella memoria dei cittadini... Insomma, pur non essendo andato d’accordo su tutto con l’ex ministro, la penso esattamente come lui sull’urgenza di investire sulla “scuola di tutti”, che anche in Italia dal 2000, in forza di legge, è statale ed è non statale paritaria. È una priorità preceduta soltanto da quella della piena svolta fiscale e di welfare pro-famiglia con figli.

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