martedì 24 giugno 2014
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Tutti a casa. Ma senza vergogna. Puniti nella nostra pochezza offensiva, sicuro; ma anche da un arbitraggio che ci ha punito non solo nella cacciata di Marchisio, un giallo diventato rosso, ma soprattutto nella incredibile cecità del direttore di gara che ha lasciato in campo Suarez dopo l'ennesima dimostrazione della sua selvaggeria che l'ha spinto a mordere Chiellini, terza vittima della sua incontinenza alla Tyson. Una difesa forte, a volte eroica in Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini, la difesa juventina ritrovata troppo tardi; la continuità guerriera di Pirlo e Verratti, il Vecchio e il Giovane pronti ad ogni sacrificio, nella proposta come nel contenimento: tutto qui. Abbiamo giocato senza un attacco decoroso, nonostante l'Uruguay mostrasse di essere addirittura timoroso di un avversario che gia' sulla carta era pericolosamente destinato alla sconfitta. Dico subito dei cambi, azzeccati solo quelli di Cassano e Motta, gli unici a costruire occasioni nella fase finale del match. Non poteva aiutarci la razionalità, a mio avviso già perduta con il Costarica; non c'è mancato il coraggio, dimostrato da tutti ma inutile quando viene meno il concetto di squadra. Si parlerà di Balotelli e Immobile, praticamente impotenti, ma il replay del match mostrerà che sono stati lasciati praticamente soli, come se Balo non avesse mai avuto compagnia, là davanti. Abbiamo tentato di giocare una partita antica, tutta basata sull'efficienza della difesa, sulle marcature a uomo che hanno cancellato Cavani e Suarez: ironia della sorte, siamo stati battuti da una spallata di un difensore, Godin, la prima volta che è stato lasciato solo; nessuno degli azzurri ha tentato un'incursione pericolosa, pur sapendo che Muslera era lo stesso portiere punito tre volte dai Ticos. A mente fredda - ma non lo confesseranno mai, i nostri ragazzi inutilmente mandati allo sbaraglio - credo che in tutti crescesse, minuto dopo minuto, la speranza o peggio l'illusione di un pareggio. Fallimento, ha detto Buffon, quello che ha tentato di sbarrare il passo agli uruguagi. Se fosse solo quello di ieri, potrebbe essere archiviato fra le sconfitte già patite ma anche fra le storiche imprese realizzate. E invece temo che il fallimento ci peserà anche nel futuro, perché è completamente mancato l'assemblaggio fra vecchi e giovani: l'unico che meritava di uscire fra gli applausi, e non in barella, è stato Verratti, titolare di classe genuina e spirito da combattente. Sarà dunque inutile - è mia opinione, forse discutibile - montare oggi un processo alla Nazionale, al solito Balotelli, alle mosse tattiche non sempre azzeccate di Prandelli. Se c'è un imputato, questo è il campionato che vede occupati tutti i posti di prima linea da stranieri che in gran parte continueranno questo mondiale: dovremo accontentarci, d'ora in poi, di applaudire quei "nostri" che sono l'orgoglio della Juve, della Roma, del Napoli, un orgoglio che stiamo pagando pesantemente. E giustamente. Ciao samba. Ciao Brasil. E adesso silenzio, per favore: o gridiamoci in faccia la nostra pochezza mentre il mercato offre soltanto figurine esotiche.
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