lunedì 11 maggio 2015
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Caro direttore
questa mattina (venerdì 8 maggio) mi sono recato all’Inps e ho presentato una dichiarazione con la quale rinuncio volontariamente e definitivamente all’adeguamento dell’importo della pensione per gli anni 2012 e 2013 (e successivi “a cascata”), a seguito della sentenza della Corte costituzionale in materia. Spero che non ci siano difficoltà di carattere tecnico, come ipotizzato dall’impiegato allo sportello, nell’accogliere la mia richiesta. Ho preso questa decisione perché faccio parte della generazione più fortunata rispetto alla precedente e a quella successiva alla mia. Percepisco una pensione calcolata con il sistema misto retributivo/contributivo, con circa 400 euro al mese in più rispetto al calcolo sulla base dei soli contributi versati. Dovrebbe esserci una più giusta distribuzione delle risorse tra le generazioni, e questa mia iniziativa è una semplice “goccia” che mi auguro ne richiami altre.
Giovanni Longhini, Bracca (Bg)
La sua disponibilità, caro signor Longhini, è importante e preziosa. E non è affatto solitaria. Molti più italiani di quanto comunemente si pensi, pensionati e no, sono animati da uno spirito come il suo e da un senso di solidarietà e di giustizia che meriterebbero di essere valorizzati e, soprattutto, di essere rappresentati da una classe dirigente all’altezza di questa bella consapevolezza da cittadini responsabili. Vorrei perciò, come lei, politici che siano pronti non a cavalcare e ingigantire risentimenti individualistici o di gruppo e di corporazione, ma ad accompagnare rinsavimenti civici, cioè a incoraggiarli anche con l’esempio personale, a sostenerli rimuovendo ogni tipo di impaccio burocratico, a rafforzarli con un’amministrazione efficace dei soldi e dei beni comuni. Sono anche d’accordo con lei, e infatti ne abbiamo scritto a più riprese in questi anni, sulla necessità di stringere un grande ed effettivo «patto intergenerazionale». Un patto che la politica abbia la forza di propiziare e garantire e che porti a ridistribuire con equità e lungimiranza le risorse in un Paese che ancora non riesce a superare l’opposizione tra il suo presente e il suo futuro. Cioè, il conflitto di fatto tra la generazione dei “diritti acquisiti”, in buona parte la sua e anche la mia, e quella dei “diritti impalpabili”, la generazione dei figli. Per questo, a mio parere, la sentenza “previdenziale” della Consulta che ha scatenato un gigantesco problema per i conti pubblici (e anche il suo civile e cristiano senso di responsabilità, caro signor Longhini) è – a prescindere dalle motivazioni “tecniche” – un pesante segnale “politico” negativo. Mi auguro anch’io che si aggiungano molte altre “gocce” alla sua e alle altre che sto vedendo non cadere ma salire dal basso (della società) verso l’alto (dei palazzi). Che si crei una corrente amica e forte, che porti il nostro Paese verso scelte buone e una vera giustizia. La saluto e la ringrazio davvero per questa pubblica testimonianza.
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