mercoledì 1 settembre 2010
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Caro direttore,mi riferisco, in particolare, all’editoriale di Carlo Cardia su Avvenire del 21 agosto, per osservare che, ancora una volta, si ritiene corretto ed educativo evitare di prendere posizione a favore o contro l’una o l’altra parte politica correndo, così, il rischio di rimanere in un moralismo generico e scoraggiante, assolutamente inefficace, che non aiuta i lettori a discernere e a giudicare con obiettività. Nella situazione odierna, stigmatizzata da Cardia, è difficilmente negabile che l’intreccio della politica con gli interessi personali, il malaffare, la costruzione e l’utilizzo degli scandali per la distruzione e l’annullamento delle persone, non sono in tutte le parti politiche «senza eccezione di schieramento», ma corrispondono, invece, a specifici fatti e hanno precisi nomi e cognomi riconducibili alla parte politica che ci governa, secondo lo stile di vita e di comportamento del capo di quella parte che si fonda su quell’esasperato personalismo che Cardia giustamente, ma anche genericamente, critica. Mi chiedo come mai non sia stato sufficiente l’attacco a Dino Boffo e il caso che ne è nato, frutto di un giornalismo immorale e senza scrupoli che non può non coinvolgere anche la proprietà di quel giornale che ha avvallato – o ispirato? – l’operato del proprio direttore. Credo che per educare alla buona politica si debbano indicare con oggettività i fatti negativi e le relative responsabilità e, se ce ne sono, anche i fatti positivi e i relativi meriti.

Pier Giorgio Maiardi Bologna

E già: o di qua o di là. Sempre, comunque e su tutto. Una logica che non dà scampo (di questo passo, neanche all’Italia…). Ma i fatti stanno di qua e di là, e pure in mezzo. E il nostro «sì sì, no no» di cristiani va detto sui fatti. Prima dell’estate, con pagine speciali e ogni volta che è stato necessario, li abbiamo documentati a dovere, con scrupolo e amarezza, i fatti maleodoranti di corruzione che secondo la magistratura si sono andati moltiplicando in due terzi del nostro Paese, a tutte le latitudini della politica e sotto governanti di ogni colore. Per questo, gentile dottor Maiardi, mi chiedo come si possa sostenere che le carenze di moralità sono confinabili nel recinto di una parte sola. E lei, sulla base della sua esperienza, anche limitandosi esclusivamente a un punto di osservazione emiliano, pensa sul serio che sia possibile ridurre a un singolo scrutatissimo caso – naturalmente quello di Silvio Berlusconi – il vasto, complesso e desolante mondo dei conflitti d’interesse italiani? E ancora mi chiedo: quanto hanno pesato e pesano, anche moralmente, certe disponibilità a svendere persino valori cardine (la manipolazione e la distruzione della vita nascente, la famiglia naturale e costituzionalmente definita…) nell’illusione di poter mantenere precari equilibri di governo?Quanto, poi, alle guerre di dossier (o, comunque, basate sull’uso di carte più o meno false o distorte, delle più diverse provenienze) ho un’unica certezza: Dino Boffo, cattolico responsabile e persona limpida, ne ha subìto una – insensata e truffaldina – mentre noi di Avvenire non ne abbiamo mai fatte. Su questo, e solo su questo, sarei disposto a mettere la mano sul fuoco. Così come sulla profondità e sulla limpidezza dello sguardo del professor Carlo Cardia. Ma le dico di più: sono contento del lavoro svolto con tutti i colleghi e collaboratori che costruiscono come me Avvenire, perché riusciamo a fare in questo tempo di fumi svianti, snervanti e tossici un giornale impegnato a parlare dei problemi veri della gente vera di questo Paese. Non un giornale che dice che «tanto, tutti sono alla stessa maniera», ma che segnala scandali autentici e autentici motivi di speranza, e qualche volta contribuisce pure a far cessare gli uni e a sostenere gli altri (perché le eccezioni positive ci sono, e valgono molto). Non siamo perfetti, ma questo – l’ho ricordato anche domenica scorsa – è il nostro stile. E credo davvero che anche così si additi la via alla buona politica. Per la merce del moralismo (e dell’immoralità) «scoraggiante» – mi scusi, ma il consiglio viene spontaneo – basta sfogliare qua e là per rendersi conto che – a destra, a sinistra e anche in qualche presunto centro – ci sono ben altri "sportelli" a cui rivolgersi.
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