Imprese di comunità, legge che serve persona e territori
sabato 29 maggio 2021

Caro direttore,

trent’anni fa, il 29 maggio 1991, a San Paolo, Brasile, Chiara Lubich lanciava il progetto 'Economia di Comunione' per contrastare le diseguaglianze sociali, ferite specialmente profonde in quel territorio martoriato e contraddittorio e oggi più evidenti in tante parti del mondo e anche nella nostra Italia. Non poteva sottrarsi, Chiara Lubich, alla tragicità che lo sguardo sulla città evocava: una corona di spine, le favelas, attorno a una metropoli assuefatta alla miseria.

Unendo in saggezza e armonia l’intransigenza contro ogni forma di discriminazione a una luminosa vocazione pedagogica, con una riflessione di straordinaria lucidità, coniugava come principio di un nuovo agire l’economia alla persona e ai territori attraverso la comunione, la gratuità e la reciprocità.

E indicava la più 'semplice' delle teorie economiche, quella del bene comune, che è anche la più contraria al consumismo della 'cultura dell’avere' e a un capitalismo spinto e massimalista. Al centro c’era e c’è la persona, in un sistema di relazioni che legano cittadini, lavoratori e imprenditori. Nessuno lasciato ai margini ma ognuno, al contrario, sostenuto in percorsi di inclusione attraverso una comunità che opera per produrre utili e ricchezza in modo virtuoso.

Da allora l’EdC si è diffusa nel mondo, segno di una intuizione carismatica. E di un’ideale che sta trovando concretezza in Poli produttivi e industriali realizzati all’interno delle Cittadelle – in Italia a Loppiano-Incisa Val d’Arno, sede del Polo Lionello Bonfanti, che ospita la Scuola di Economia Civile (Sec) – in cui si sperimenta la bellezza della comunione. Qui gli imprenditori, attraverso un nuovo utilizzo degli utili, diverso dalla mera distribuzione ai soci, operano per le produzioni, per la formazione, per la creazione di posti di lavoro, per contrastare le povertà e per l’inclusione e la felicità di ciascuna persona, con il coinvolgimento dell’intero tessuto sociale.

Anch’io mi sono formato e sono cresciuto nel mondo della finanza etica, cui ho dedicato gli ultimi 15 anni della mia carriera professionale, e sono stato guidato dalle parole di Chiara Lubich, incantato da una modernità che sembra rigenerarsi di continuo e aderire ai bisogni della Terra e dei suoi abitanti. E ancora più oggi, da senatore, nel mandato a rappresentare ogni cittadino in un tempo segnato da malattia, crisi e fragilità.

Nasce da questa esperienza l’idea dell’Impresa di Comunità, al centro di una proposta di legge di cui sono co-firmatario, assieme al senatore Fenu e a numerosi altri colleghi di diversi partiti, per il riconoscimento e il sostegno di una innovativa forma di impresa legata ai territori. Si tratta di un ddl che deriva dalla normativa sulle imprese sociali del 2017 e ne allarga il respiro. L’Impresa di Comunità è un nuovo modo di organizzare la produzione, in forma continuativa e professionale, di beni e servizi di interesse di una determinata comunità, fondato sulla partecipazione diretta degli abitanti di un determinato luogo, i quali si riconoscono in obiettivi comuni di sviluppo e rigenerazione di asset riferibili a quello specifico territorio.

Con questo tipo di impresa può dare piena attuazione al principio di sussidiarietà, che si realizza, sia nella sua dimensione orizzontale sia in quella verticale, articolandolo nella distribuzione di competenze tra i diversi livelli di governo territoriali con la valorizzazione del ruolo degli enti territoriali in un’ottica sempre più strategica di programmazione, coordinamento ed eventualmente anche di gestione delle politiche di welfare. Le Imprese di Comunità possono, insomma, rappresentare una parte integrante di una nuova visione di politiche di welfare basato, da un punto vista etico e sociale, sulla 'cultura del dare'. In questo anniversario dei trent’anni di Economia di comunione, che cade mentre lottiamo ancora con la pandemia e facciamo i conti con le sue conseguenze, una frase di Chiara Lubich ci è di lezione e di sprone: «Il saper ricominciare sarà l’atto più intelligente, più costruttivo che possiamo compiere. Esso è il segreto del vero progresso spirituale».

Senatore del M5s, segretario della Commissione Finanze

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