giovedì 12 gennaio 2012
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Caro direttore,
sono giovane mamma di una bimba di un anno e di un bambino di sette anni. Mio marito lavora in un supermercato di una città veneta e io in un negozio di abbigliamento del centro. In questi ultimi anni, l’orario di lavoro di entrambi si è fatto molto impegnativo perché ci tiene spesso impegnati dal mattino alle 6,30 fino alle 21 e purtroppo qualche volta viene richiesto di lavorare alla domenica e nelle feste infrasettimanali. Questo ci impedisce di stare assieme, come famiglia, con i bambini, almeno la domenica. Sono a conoscenza che in Germania la Corte Costituzionale di Karlsruhe ha accolto nella primavera del 2010 il ricorso delle Chiese cattolica e luterana ed è stato decretato che i negozi di Berlino rimangano chiusi tutte le domeniche e i giorni festivi. Ora con l’avvento delle liberalizzazioni, la richiesta di lavoro festivo si fa ancora più pressante. Questo comporterà una maggior difficoltà per la nostra famiglia e per tutti i lavoratori del commercio. È così che si tengono unite le famiglie? Viene spesso rimproverato che in Italia nascono pochi bambini; ma come si fa, se non si ha la possibilità di star assieme a loro per crescere insieme come famiglia? Inoltre le poche strutture esistenti hanno costi molto alti per i nostri stipendi.
Bisogna solo pregare e sperare sulla salute dei nonni! Comprendo che queste decisioni possono comportare un aumento dei posti di lavoro, però il prezzo da pagare mi sembra troppo alto. Sarebbe opportuno una sensibilizzazione e una mediazione per mitigare queste decisioni in una forma più bilanciata. Nella speranza che questo problema, nostro e di tante altre famiglie, venga preso in considerazione, ringrazio e saluto cordialmente.
Una famiglia molto in difficoltà
 
Caro direttore,a causa della legge che liberalizza l’orario dei negozi 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno, compresi Natale e Pasqua, molte persone non saranno più in grado non solo di osservare il precetto festivo, ma anche solo di stare in famiglia con i propri figli, curare le relazioni sociali ecc. In tutta Europa, nonostante parziali liberalizzazioni degli orari, vengono sostanzialmente rispettati la domenica e i giorni festivi tradizionali. In Francia e Germania già al sabato pomeriggio i negozi (salvo eccezioni) sono chiusi. L’Italia in questo caso si distingue, e non è un buon segno.
 
Loris Bonini
 
Caro direttore,a me sembra che anche in Italia stiamo impazzendo. Mi riferisco in questo caso, all’apertura dei negozi H24. Quando gli orari erano molto più ristretti di oggi l’economia era solida; poi abbiamo cominciato ad aprire la domenica e le altre festività e le cose sono andate sempre peggio.
Ora apriremo H24 sette giorni su sette e penso che andremo in fallimento. Ho letto da qualche parte che l’OrioCenter di Bergamo ha aperto fino a mezzanotte: 10.000 presenze nei giorni delle feste natalizie e di fine anno, ma pochissimi scontrini emessi per un importo molto modesto rispetto ai costi sostenuti. Mia figlia lavora presso un outlet che tiene chiuso solo il 1° gennaio e il 25 dicembre, mentre è aperto tutti gli altri giorni (compreso quello di Pasqua) dalle 10 alle 20 (che per gli addetti significa 9,30 - 20,30). La domenica è il giorno di maggiore impegno per lei, costretta a trascurare i figli per un 'tozzo di pane'. Ora immagino che allargheranno ulteriormente gli orari (e magari apriranno anche in quei due giorni festivi residui).
Come è possibile che i cittadini siano così 'limitati' da trascorrere festività e notti nei centri commerciali? E come è possibile che preclari economisti non abbiano di meglio che inventare simili baggianate? Questi provvedimenti rovinano le famiglie prima sul piano affettivo e poi su quello dei valori ed economico.
Claudio Giordani
Caro direttore,
la domenica è un giorno di festa da dedicare al Signore. Ma oggi sembra che anche la Chiesa approvi che la domenica sia il giorno dedicato al lavoro e soprattutto allo shopping. Il governo ha appena liberalizzato gli orari degli esercizi commerciali, la Grande distribuzione organizzata (Gdo) ha subito comunicato ai dipendenti che, fin dal mese di gennaio, tutte le domeniche saranno lavorative e che l’orario di lavoro si allungherà (per ora) fino alle 22. Non ho sentito nessun commento da parte della stampa cattolica che disapprovi questa liberalizzazione! Mi chiedo quando un dipendente Gdo potrà recarsi alla celebrazione eucaristica domenicale. La Chiesa gli concederà una dispensa? E le forze politiche moderate che appoggiano il governo e che si dovrebbero rifare alla Dottrina sociale cristiana, cosa hanno detto in proposito? E poi voglio parlare del lato per me molto importante, quello di essere famiglia la domenica, fino a oggi l’unico giorno in cui tutti e quattro ci ritroviamo, pranziamo e viviamo insieme. Si parla sempre più di 'secolarizzazione' del Paese e penso che questo sia un ulteriore passo (forse l’ultimo).
Giulio Giunti (marito di una dipendente Gdo)
 
 
Le vostre lettere, cari amici, confermano che il problema della conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, tra il tempo della fatica e quello della famiglia e della festa, è cruciale e giustamente sentito. Così come l’allarme per tendenze e pratiche che si vanno strutturando nella nostra società e che rischiano di rendere ogni giorno uguale all’altro e tutti noi – in questi giorni resi uguali – stranieri a noi stessi e ai nostri cari, alle nostre tradizioni e persino alla nostra fede. Da cristiani – come la Chiesa ci insegna – abbiamo non solo il diritto e il dovere di santificare la domenica e le festività con «il culto dovuto a Dio» e attraverso «un’operosa carità, riservandosi attenzioni alla famiglia e ai parenti, come anche ai malati, agli infermi e agli anziani» assieme a coloro che «non possono riposarsi a causa della povertà e della miseria», ma dobbiamo anche aiutare la società di cui siamo parte a essere sempre più umana e, dunque, a garantire con intelligenza quella benedetta 'conciliazione di tempi' e a rispettare (e a far rispettare) i giorni dedicati a Dio, alla famiglia e al riposo. Ieri, abbiamo dedicato alla questione una pagina a tema e una bella riflessione di Carlo Cardia. Non è la prima volta che ce ne siamo occupati e non sarà ovviamente l’ultima, spronati anche dal VII Incontro mondiale delle famiglie che, tra il 30 maggio e il 3 giugno, si svolgerà qui in Italia, a Milano, e per il quale il Papa ha scelto proprio il tema 'La Famiglia: il lavoro e la festa'. La crisi che stiamo vivendo, mette in questione anche drammaticamente tutte e tre le realtà e i valori richiamati da quelle tre parole. Saggia, e addirittura, provvidenziale è stata la decisione di tenerle una accanto all’altra. Saggiamente consapevoli e fiduciosi siamo chiamati a essere tutti noi nella buona (e difficile) battaglia che ci tocca.
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