Il volontariato è una forza, non un mondo a parte
domenica 23 febbraio 2020

Caro direttore, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, inaugurando “Padova Capitale Europea del Volontariato 2020”, ha indicato con grande pertinenza il valore del volontariato, vero capitale sociale e culturale del nostro Paese. Esso è un grande patrimonio di umanità ed etica che dovrebbe entrare anche nei percorsi educativi e formativi. Ha la qualità di far circolare passione e sentimenti di generosità caratterizzati dal valore della gratuità, cioè del donare senza tornaconti. Si può dire anche che fare volontariato è bello e fa star bene mettendo in moto motivazioni ideali profonde.

Ecco perché dobbiamo preservarlo da qualsiasi rischio di venire assorbito da uno schema solo di utilità sociale o di tampone di lacune del sistema pubblico. Soprattutto dobbiamo far sì che l’azione dei volontari punti ad affermare la dignità della persona, specialmente dove questa viene più calpestata, e che intraprenda battaglie per l’affermazione dei diritti e di lotta alle disuguaglianze. Perché ci rimane un grosso interrogativo di fronte alla contraddizione che viviamo: cresce sì il volontariato, ma contestualmente cresce anche una realtà sociale frammentata, a volte carica di individualismo e attraversata spesso da sentimenti di rancore e odio. Per questo il volontariato non può essere considerato soltanto in un suo aspetto di carattere testimoniale, relegato in una sorta di “serie b” rispetto alle cose importanti e con il rischio di essere ridotti all’irrilevanza in merito a processi di formazione culturale, di scelte politiche, di sistema economico.

Così come non può essere considerato solo Terzo settore, di stampo cooperativistico, seppur importante e significativo, ma col pericolo di vedersi rinchiuso nel “recinto” di organizzazioni non profit ripiegate su se stesse a occuparsi di aspetti prevalentemente gestionali. Sin dal suo sorgere, nel nostro Paese il volontariato è stato invece un fenomeno anticipatore di processi sociali, una “profezia” capace di incidere sul linguaggio e di produrre trasformazioni e innovazioni. Alcuni esempi: il volontariato nelle carceri ha valorizzato temi come la “giustizia mite” e la possibilità di riscatto; il volontariato nel campo della salute mentale ha inciso sui processi di riforma e di deistituzionalizzazione che sono alla base della legge 180; il volontariato ha dato impulso alla questione del servizio civile riferito all’obiezione di coscienza portando una forte cultura di non violenza e di domanda di una pace disarmata. Si potrebbe continuare, ma il punto è la capacità del volontariato di dare un contributo alla riflessione culturale scuotendo il sistema della politica con il suo patrimonio di esperienze che mira al cambiamento, all’affermazione dei diritti e della cittadinanza come fondamento della società.

La maggior parte delle attività di volontariato, infatti, è sorta come una grande forza carica, oltre che di entusiasmo, anche di responsabilità pubblica e di impegno culturale e politico. Dobbiamo continuamente richiamare questi significati: il volontariato non è solo Terzo settore, ma deve liberare l’energia del gratuito, di quella che il cardinal Martini chiamava «eccedenza della carità». Si tratta di uscire dagli schemi della pura razionalità per ritrovare invece quella vivacità, che non è catalogabile da nessun contratto e da nessuna convenzione e che spinge per produrre innovazione sociale e cambiamento. Credo che in questo sia importante coinvolgere e far diventare protagonisti i giovani ovvero coloro, anche adulti, che sono carichi di entusiasmo e di futuro, tutti coloro che hanno dentro una tensione giovanile verso il futuro. Non rinchiudiamoci, ma liberiamo il volontariato nella sua capacità innovativa e profetica. Ho un sogno – se mi è concesso sognare – che tutto questo mondo ritrovi, anche sulla scia degli insegnamenti di papa Francesco, le proprie radici culturali e il proprio patrimonio etico e di solidarietà. Scenda anche in piazza, se vuole, per dimostrare al Paese il bisogno di riscoprire legami solidali e di ripartire dalla concretezza delle azioni e non dai discorsi astratti.

Sacerdote, presidente Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, Milano

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