sabato 27 agosto 2016
Terremoto, il volontariato, eccellenza e identità
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Racconta chi c’era che, alle prime luci dell’alba più tragica della sua storia, Amatrice era già piena di volontari giunti dai paesi vicini che si adoperavano per scavare tra le macerie e prestare i primi soccorsi ai sopravvissuti. Nelle ore successive il flusso di volontari, partiti da ogni angolo d’Italia e accorsi nell’area colpita dal sisma, e’ diventato straordinariamente intenso e continuo. A tal punto che la Protezione civile ha più volte sconsigliato di recarsi sui luoghi del terremoto e ha dovuto dare uno stop all’invio di cibo e vestiti nelle zone colpite.  Apparentemente un paradosso, nei primi giorni di un’emergenza in cui servirebbe ogni tipo di aiuto: in realtà la reazione spontanea degli italiani (e non solo) è stata travolgente e «rimarrà nella storia, come pezzo dell’autobiografia del nostro popolo» secondo le efficaci parole del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Nel buio infinito del dolore della morte e degli affetti spezzati per sempre - in questa tragedia come nelle altre che ci hanno colpito negli ultimi decenni - brilla un’eccellenza assoluta del nostro Paese: il volontariato. Oltre 4 milioni di italiani sono i volontari ufficialmente iscritti a circa 44mila associazioni. Si tratta di un esercito della solidarietà, stimato per difetto: secondo la prima indagine Istat di settore (che risale al 2014), infatti, sarebbero addirittura 6,63 milioni gli italiani d’età superiore a 14 anni che svolgono attività di volontariato almeno una volta al mese. Il 'tasso di volontariato' è pari in Italia al 12,6 per cento della popolazione: un record assoluto a livello europeo. Potremmo dire che il volontariato fa parte del Dna degli italiani. Chi dedica gratuitamente il suo tempo e le sue energie agli altri, nel nostro Paese, lo fa istintivamente o per convinzione valoriale: senza sconti o incentivi fiscali, senza altri vantaggi rilevanti. Lo fa perché in fondo è questo il nostro modo di intendere l’appartenenza ad una comunità. Potremmo definirla un’identità 'di secondo livello': se quella primaria - ovvero la percezione dello Stato e dell’interesse pubblico è oggettivamente debole e contraddittoria in Italia, e se anche il senso civico schiacciato dal 'particulare' non rappresenta una virtù nazionale, il nostro modo caratteristico di interpretare la cittadinanza è proprio la meravigliosa disponibilità ad aiutare l’altro in difficoltà. È una nostra nobile ricchezza, che non dovremmo mai dimenticare.
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