venerdì 6 dicembre 2024
Due anni attorno al mondo per il veliero-scuola della Marina, che in ogni porto diventa il fulcro di un "villaggio" dove il nostro Paese si racconta e si propone come partner. Come in India
Lo spettacolare ingresso della Vespucci nel porto di Mumbai

Lo spettacolare ingresso della Vespucci nel porto di Mumbai - Foto Upicom Marina Militare

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La nave per l’addestramento della Marina Militare italiana, l’Amerigo Vespucci, ha dedicato cinque giorni tra novembre e dicembre alla capitale economica dell’India, Mumbai. Questa visita della “nave più bella del mondo” rientra nel giro intorno al globo iniziato a Genova nel luglio del 2023, che si concluderà nel giugno 2025 dopo aver navigato in tutti gli oceani. In questa lunga campagna viene allestito un “Villaggio Italia” nei principali porti visitati dalla nave che è un’icona dell’Italia nel mondo. Una notorietà che cresce con questa nuova iniziativa di allestire una sorta di mini esposizione itinerante della creatività italiana: design e prodotti industriali, ma anche dibattiti, rassegne cinematografiche e musica con bande militari che si alternano nei vari porti. Cresce la popolarità internazionale del Vespucci con un villaggio che nel centro della megalopoli indiana si affaccia sulla nave come una piazza italiana. Soprattutto, grazie alla nave si sviluppa una promozione integrata di quel sistema Italia spesso invocato e raramente praticato. Con questo connubio nave/ villaggio il sistema diventa concreto.

Un processo che, come mi conferma Luca Andreoli, si affina con la pratica, porto dopo porto. Andreoli è l’amministratore delegato di Difesa Servizi che ha la regia di questa iniziativa voluta dal ministro della Difesa Crosetto e che coinvolge undici ministeri. Un’operazione non facile in un’Italia dove spesso si procede in ordine sparso. Difesa Servizi ha tra l’altro il compito di valorizzare anche economicamente il patrimonio non solo immobiliare ma anche di immagine e i marchi legati alla Difesa. In questo caso la partita era facile con il Vespucci che è un marchio di valore, e soprattutto valori, ma associare tanti attori e superare la mentalità dei compartimenti stagni non era scontato. Il Villaggio Italia di Mumbai dimostra che è possibile. Quella che Andreoli definisce «l’Italia del bello e ben fatto» si è presentata come una proposta unitaria. Risultato: lunghe ma ordinate code di indiani per ammirare il Vespucci e conoscere l’Italia.

L'arrivo della Vespucci nel porto di Mumbai

L'arrivo della Vespucci nel porto di Mumbai - Foto Upicom Marina Militare

Ma il fulcro dell’iniziativa è l’Amerigo Vespucci. Il veliero fa diplomazia navale in un modo diverso rispetto all’ottocentesca “politica delle cannoniere”. Come ha sottolineato il ministro Urso, l’obiettivo è costruire un dialogo tra i popoli (e quindi occasioni di scambio economico a vantaggio dei prodotti italiani e degli investimenti nel nostro Paese). Urso e il ministro della Navigazione indiano Sonowal hanno avuto un incontro bilaterale a bordo del Vespucci e insieme hanno sottolineato che queste giornate italiane a Mumbai sono significative perché la città è il punto di partenza della rete di connessioni Imec (India Middle East - Europe Economic Corridor), che punta a collegare l’India con l’Europa attraverso il Medio Oriente. Le rotte marittime sono infatti arterie vitali per un’economia internazionale che vive grazie alla libertà di navigazione, un’esigenza affermata anche dal Vertice G7 in Puglia al quale è stato invitato come ospite esterno anche il Primo Ministro indiano Modi.

Le manovre di ingresso nel porto di Mumbai

Le manovre di ingresso nel porto di Mumbai - Foto Upicom Marina Militare

Al Villaggio Italia di Mumbai si è parlato molto di opportunità da condividere. Una delle conferenze è stata dedicata alla “economia blu”, quindi anche al ruolo di infrastrutture di connettività e di una geopolitica delle rotte marittime. Non è una novità: pensiamo alla fortuna delle Repubbliche Marinare e poi, con le grandi scoperte e navigazioni, delle potenze dell’Europa Atlantica, quindi degli Stati Uniti e più recentemente il progetto cinese della Belt and Road Initiative (la cosiddetta Nuova Via della Seta). La competizione per le rotte marittime genera la storia. Quando la politica valorizza le posizioni geografiche, anche in funzione di esigenze economiche e commerciali, determina la storia. Si dimostra così come storia e geografia siano discipline sorelle ed indispensabili per comprendere un’epoca di incertezza, il mondo apolare di oggi. Mancano poli di riferimento ma i mari uniscono e sono tra loro connessi. Attraverso i mari si svolge ben il 90 per cento dei trasporti internazionali di merci e si possono costruire reti di connessioni tra paesi che hanno interessi in comune.

Modi, rinfrancato dal successo elettorale del suo partito nazionalista e conservatore ma votato al liberalismo e all’innovazione nello Stato del Maharashtra (quello di Mumbai, che è il più ricco del paese ed ha oltre 100 milioni di abitanti), punta all’inseguimento della Cina anche in ambito economico. Nel 2023 è avvenuto il sorpasso demografico. L’India con circa un miliardo e mezzo di abitanti ha superato la Cina come paese più popoloso del mondo, ma ambisce a diventare la terza potenza economica mondiale ed è cresciuta l’anno scorso più del suo grande vicino asiatico raggiungendo uno sviluppo del Pil superiore all’8%. Italia e India non possono allora che coltivare il comune interesse a rafforzare i rapporti e, come ha sottolineato il nostro Ambasciatore a New Delhi, Antonio Bartoli, i due capi di governo Meloni e Modi si sono incontrati ben cinque volte in meno di due anni dopo un periodo di stasi nelle relazioni bilaterali.

Il Villaggio Italia a Mumbai

Il Villaggio Italia a Mumbai - Foto Upicom Marina Militare

Non poteva quindi che nascere a New Delhi l’iniziativa Imec, lanciata da Modi a margine del Vertice G20 nel settembre 2023 con il forte sostegno americano e la partecipazione dei Capi di Stato e di governo di Italia (con Meloni), Francia, Germania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e von der Leyen per la Ue. Per mantenere la libertà di navigazione, sviluppare le connessioni internazionali e mitigare le minacce ad importanti passaggi marittimi, ai cosiddetti “punti di soffocamento” o colli di bottiglia geografici dei traffici (come Suez oppure l’accesso al Mar Rosso adesso sotto attacco da parte degli Houthi) occorre far crescere nuove rotte o comunque rafforzare reti di collegamento. Questo è un obiettivo dell’Imec che, diversamente da iniziative come la Bri cinese, non ha un paese guida ma vede insieme coinvolte nazioni che condividono gli stessi interessi.

Occorre una visione a 360 gradi sia economica che politica, col collegamento di tre aree di crisi: in Europa (con la guerra in Ucraina), nel Pacifico (con le tensioni tra le Coree, nello stretto di Taiwan e nel Mare della Cina Meridionale), in Medio Oriente (con i conflitti in Israele, Palestina, Libano, Yemen). Una visione globale non può che essere marittima. Shinzo Abe, Primo Ministro di una nazione marittima come il Giappone, ha lanciato con successo la visione dell’Indo-Pacifico, soppiantando quella più continentale di Asia Pacifico. L’Estremo Oriente con Cina, Giappone, Corea, Taiwan e Asean viene considerato la fabbrica del mondo. Da lì proviene gran parte dei prodotti manufatti e la quasi totalità dei cruciali semiconduttori. Il traffico marittimo che si sviluppa nell’Indo-Pacifico per confluire nel Mediterraneo è fondamentale. Questo ci induce a considerare la ritrovata centralità del Mediterraneo sottolineata da Meloni al Raisina Dialogue di New Delhi nel marzo 2023. Il Mediterraneo è la cerniera tra i due più grandi bacini del mondo: l’Indo-Pacifico e l’Atlantico. Torna ad essere il mare di mezzo e l’Italia è nel suo centro.

Possiamo quindi pensare ad uno spazio Atlantico-Mediterraneo legato al concetto di Occidente e ad uno spazio Indo-Mediterraneo, che è anche un’espressione del legame antico che già in epoca romana univa economicamente e culturalmente, oltre che politicamente, i tre continenti che si affacciano sul Mediterraneo. Basta vedere una mappa dei ritrovamenti di monete romane che arrivavano fino all’India, che per secoli, secondo alcuni studiosi, è stata la maggiore economia mondiale. Come ho rilevato nella conferenza al Villaggio Italia di Mumbai, una visione di confluenza di due mari fornisce all’Italia con l’Indo-Mediterraneo un concetto strategico analogo a quello di Indo-Pacifico di carattere globale di più facile comprensione (ed anche traduzione in altre lingue) rispetto a quello vago e limitato di Mediterraneo allargato.

La visione di Indo-Mediterraneo è vantaggiosa anche per l’India e infatti il ministro degli Esteri Jaiskankar, intervenendo ai Dialoghi Mediterranei organizzati a Roma da Farnesina e Ispi, l’ha recentemente proposta per accomunare interessi di Roma e New Delhi avendo Imec come strumento. Nel discorso conclusivo dei Dialoghi Mediterranei è stata quindi Meloni a rilevare l’importanza del corridoio Imec (l’aveva fatto anche rivolgendosi all’Assemblea di Confindustria) osservando che il suo ideale terminale europeo sia Trieste. Nell’Alto Adriatico si trovano infatti i porti più settentrionali del Mediterraneo, quelli più vicini al cuore produttivo dell’Europa e Trieste si collega nel modo migliore anche ad altri due mari europei, Mar Baltico e Mar Nero. Questo vuol dire creare opportunità. Imec del resto non può sostituire Suez, che rimarrà cruciale, ma crea ridondanza e risponde all’esigenza ineludibile di diversificazione per evitare dipendenze eccessive.

L'Amerigo Vespucci in porto a Mumbai

L'Amerigo Vespucci in porto a Mumbai - Ansa

Abbiamo per il Mediterraneo una finestra di opportunità ma si aprono nel medio-lungo periodo altre prospettive determinate anche dal cambiamento climatico con il passaggio dal Pacifico verso l’Europa passando a nord della Siberia. Si tratta della via della seta polare che accorcerebbe i tempi di trasferimento dalla Cina all’Europa di circa 10 giorni rispetto alla rotta Indo-Pacifica, con un danno epocale per il Mediterraneo (e quindi i nostri porti), che verrebbe tagliato fuori dalle grandi rotte come avvenne cinque secoli fa dopo l’inizio dei viaggi transatlantici. Infine, tornando alla geografia che determina la storia, a Mumbai ho ricordato un nuovo concetto che accomuna Italia e India proposto da Meloni al Raisina Dialogue: quello di peninsularità. Siamo legati ai nostri continenti, Europa e Asia, ma siamo anche nazioni marittime aperte al mondo. La sosta del Vespucci ha sottolineato queste che sono anche opportunità economiche e politiche.

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