venerdì 3 agosto 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
​Caro direttore,
Leonardo Becchetti offre su "Avvenire" del 1° agosto una versione volutamente caricaturale delle preoccupazioni da noi espresse su "la Repubblica" sul futuro delle Fondazioni bancarie e ampiamente confortate con dati, ragionamenti ed esempi. Vogliamo però rassicurare i lettori su un punto: a noi preme tanto quanto a moltissimi di loro (compreso, speriamo, lo stesso Becchetti) che esista in Italia un Terzo Settore vasto e solido, perché assolve un ruolo molto importante soprattutto in questo momento di crisi. È proprio per questo che ci preoccupiamo dell’effettivo stato patrimoniale delle Fondazioni; ed è questa motivazione che ci ha spinti a porre quesiti e muovere critiche alla attuale configurazione e comportamento delle Fondazioni bancarie. Vogliamo essere sicuri che non stiano bruciando il loro patrimonio per partecipare agli aumenti di capitale delle banche conferitarie giusto per non perderne benefici di controllo. Vogliamo essere sicuri che il modo in cui investono la loro dotazione sia quello migliore per assicurare la loro sopravvivenza. Una Fondazione che investe metà della propria dotazione in una singola banca mette a rischio la sua missione, come testimonia il caso della Fondazione Monte Paschi. Secondo Becchetti, richiamare le Fondazioni agli obiettivi che la legge loro assegna e che non sono certo quelli di fare da azionisti di riferimento delle banche, ma di conseguire opere di utilità sociale significa essere detrattori delle Fondazioni. Detrattori significa calunniatori. Vuol dire Becchetti che la legge italiana insulta le Fondazioni bancarie?
Tito Boeri e Luigi Guiso lavoce.info
Trovo stimolante la piccata replica dei professori Boeri e Guiso, ma lascio volentieri la risposta al professor Becchetti. E i lettori potranno apprezzarne – come già con il suo fondo del 1° agosto – la garbata e acuta forza argomentativa. Mi riservo solo un paio di battute preventive: Avvenire (e chi scrive sulle sue pagine) non fa e non pubblica “caricature” dell’altrui pensiero, anche se a volte ne subisce. Ma non per questo rinunciamo a dire ciò che va detto, a denunciare ciò che va denunciato a e a difendere ciò che va difeso.  (m.t.)
Sono molto contento che da uno scambio dialettico vivace sia emersa compiutamente la sensibilità sociale di Tito Boeri e Luigi Guiso (che chi ha letto i loro scritti conosce e apprezza) e il loro avere a cuore il ruolo del Terzo Settore. Ritengo questi confronti molto utili al dibattito sul tema (un confronto tra persone che hanno le stesse posizioni non serve a niente). Anch’io ho espresso nel mio articolo il desiderio che le Fondazioni gestiscano bene il loro patrimonio diversificando il rischio e utilizzino al meglio il loro dividendo sociale. Quello che con tutta franchezza invece ci divide, e in particolare non ho condiviso nel loro intervento, è la proposta di vendere le Fondazioni incamerando il risultato, per ridurre il debito statale. Con effetti che sarebbero minimi sulla montagna del debito stesso, considerato il loro patrimonio complessivo. A me pare un po’ come se una casa fosse devastata dai vandali e le forze dell’ordine, trovandovi dentro una volontaria che cerca di mettere a posto, con tutti i suoi limiti e le sue lentezze, decidano che – prima di trovare i responsabili o garantire la sicurezza futura dello stabile – è prioritario cacciare la volontaria perché non è abbastanza brava nella sua opera. È evidente che le Fondazioni hanno i loro limiti e che, soprattutto in un momento difficile come questo, bisogna fare ogni sforzo per migliorarne la performance. E come in ogni settore possiamo citare casi virtuosi e casi non virtuosi. La soluzione però non è quella di cancellarle. Ma di rendere più efficiente il loro impegno sociale. (Leonardo Becchetti)
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI