sabato 13 giugno 2015
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Il New York Times ha pubblicato da poco un articolo intitolato «Gli orrori non realizzati dell’esplosione demografica». L’argomento è quantomai interessante. Vi ricordate gli annunci di disastri da sovrappopolazione che tanti profeti di sventura avevano fatto diventare idea-culto per le masse? Il quotidiano liberal newyorkese li ricapitola e constata che il mondo non è esploso, nonostante quelle funeste previsioni dicessero il contrario. Riporta i racconti di Harry Harrison, che dipingeva un futuro senza spazio per le nuove generazioni, e di Paul Herlich, un biologo di Stanford, autore di The Population Bomb, bibbia dell’antinatalismo e manifesto del neo-malthusianesimo. Nel libro Herlich spiegava che «la battaglia per nutrire tutta l’umanità è persa» e, prospettando scenari di carestia, prevedeva che «nel 2000 l’Inghilterra non esisterà più», così come l’India. E così oggi sul New York Times si può annotare con ironia: «Come forse avrete notato, l’Inghilterra è ancora dei nostri. E anche l’India». Già, si moltiplicano i mea culpa di tanti profeti di sventura, impauriti forse dal fatto che ormai non nasce più nemmeno chi servirebbe a pagare le loro pensioni. E anche l’Expo di Milano sta diventando l’occasione per riaffermare l’evidenza: basterebbe un terzo del cibo che nel mondo va sprecato (un totale di 1,3 miliardi di tonnellate) per sfamare chi soffre la fame. Il vero eccesso sono gli sprechi. Fred Pearce, intervistato dal giornale americano, spiega che alla luce dei fatti la sovrappopolazione non è mai stata un rischio reale: lo è il sovraconsumo delle risorse, e questo ricade sulla coscienza dei Paesi più ricchi, ribaltando il mantra che voleva che tutte le colpe (crescita e consumo) andassero attribuite al cosiddetto Terzo Mondo. Eppure, in questi anni abbiamo assistito a sterilizzazioni forzate in India, politiche del figlio unico in Cina, agli effetti dei terrorizzanti scenari di sovrappopolazione prospettati nei Paesi europei, che nel frattempo sono diventati vecchi e senza bambini... Ora, se il New York Times prende una posizione così netta forse vuol davvero dire che la teoria di Ehrilich comincia a franare. Certamente perché i numeri non gli hanno dato ragione. Ma anche perché era così evidente che un mondo in cui una metà soffre di denutrizione e l’altra di obesità non si aggiusta facendo pressione sui poveri che non hanno pane e spingendo perché non abbiano nemmeno i figli che glielo procurano. La strada è quella della sobrietà, che anche papa Francesco continua a indicare: far diventare meno avida quella porzione opulenta del mondo il cui cruccio massimo è come stare a dieta questa sera.
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