sabato 23 luglio 2011
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I ragazzi si mostrano nei video, divertiti e compiaciuti. Sprovveduti, pure. La video inchiesta lanciata ieri da Corriere.it – sulla base di materiali che circolano sul Web e dei quali i media si sono occupati ripetutamente – ha illustrato con la crudezza delle immagini sfuocate questo triste quadro giovanile: baci saffici, simulazioni spinte, parti del corpo che vengono esibite con sorrisetti forse ancora imbarazzati, ma spacciati per sexy. Tutto consenziente e fra minori, per alimentare un traffico di video sui telefonini, YouTube e Internet che può anche fruttare qualche soldo, magari una ricarica. Ma anche niente, perché ciò che conta è esserci. Siamo nell’epoca della spettacolarizzazione dell’io e la potente tecnologia in mano ai ragazzi lo permette, lo favorisce in modo virale. Ma non è una cosa recentissima. Se pensiamo a Chicago, il grande musical americano di Bob Fosse del 1975, Roxy e Velma – le due coprotagoniste criminali – già si contendevano, fino a spartirsi, la celebrità di essere assassine. Essere in prima pagina, e ora in rete è l’ambizione primaria di molti. A ogni costo, appunto. Anche quello di presentarsi con atti e atteggiamenti di cui in seguito molto probabilmente ci si pentirà. Rattrista avere l’occasione di assistere a questi improvvisati spogliarelli e simulazioni perché se ne coglie immediatamente la riduzione dell’io e la contemporanea inconsapevolezza dei protagonisti, dentro un conflittuale mix di eccitazione e titubanze.Ma resta qualcosa da salvare anche in questo abbrutimento: è il desiderio proprio della giovinezza di essere protagonisti, di essere qualcuno, quel desiderio il cui abbandono segna l’inizio della vecchiaia. Il passaggio di pensiero che riscatterà il ragazzo sarà quello di voler essere ammirato non per ciò che è in grado di mostrare alla videocamera ma per ciò che può offrire nel rapporto. Il corpo ostentato in questi video è infatti un corpo puramente biologico, parti anatomiche dis-animate, ossia senza pensiero. È invece il pensiero del rapporto e della forma che assume con l’altro a trasfigurare questa carne in un imprescindibile fattore di relazione. In questa prospettiva la parola stessa "rapporto" cesserà di essere inequivocabilmente unidirezionale per assumere le mille e più forme che nella normalità del soggetto può rappresentare: sarà rapporto parlare dell’ultimo film uscito, segnare un gol al parco in una porta delimitata dalle felpe, programmare una giornata in piscina, andare insieme a comprarsi un eyeliner. È in queste situazioni che il soggetto può essere davvero protagonista e sperimentare un guadagno che va ben oltre la scontata monetizzazione delle ricariche telefoniche o di qualche spicciolo reale che entra in tasca. Sarà il guadagno di un pensiero nuovo che non c’era prima, della nascita di un interesse da condividere, della soddisfazione reciproca di un incontro andato bene. Ai ragazzi e alle ragazze cui appare una soluzione vantaggiosa riprendere e farsi riprendere in video sconvenienti dobbiamo offrire forme alternative e convincenti per soddisfare il desiderio di sentirsi importanti. Dobbiamo soprattutto aiutarli a superare la tentazione ormai universalmente diffusa del narcisismo, tentazione che investe i grandi, prima dei piccoli. Allora finalmente l’altro del rapporto non sarà inchiodato al suo posto solo per ammirare e contemplare, ma diventerà dinamico partner e socio delle imprese che insieme si possono compiere, per la costruzione di quel "di più" cui diamo il nome di soddisfazione.
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