In questi giorni, ritorna, come sempre, prepotente, la domanda sul male. Domanda destinata ad accontentarsi di risposte piccole, incomplete, che a loro volta, produrranno altre domande. Così dall’inizio dei secoli e fino alla fine dei tempi. I nostri antenati si sono scervellati, hanno scritto libri, trattati a riguardo. Ci sono stati giorni in cui sembrava loro di essere giunti a una qualche soluzione. Ci siamo emancipati, è vero. Ci siamo liberati di tanti tabù, abbiamo mandato al macero tradizioni, linguaggi, modi di fare e di pensare obsoleti. Ci saremmo aspettati di vivere in un mondo più giusto, più fraterno, più sereno. Ci accorgiamo che non sempre è così. Abbiamo moltiplicato le leggi, illudendoci di poter mettere ordine nella vita degli uomini, delle coppie, delle famiglie, delle società. Non ci siamo riusciti del tutto. Il male, quando si accorge di essere accerchiato, cambia pelle. Si traveste. È riesce a ingannarci ancora. Pessimismo? No. Solo uno sguardo disincantato sul mondo.
Nessuna nostalgia dei tempi che furono. Indietro non si torna. Giovanissimo, mi ero illuso anch'io che appendendo al chiodo l’aratro e la zappa, fossimo giunti alla felicità. La mia bisnonna, che attinge acqua al pozzo alla vigilia di Natale del 1917, chiede solo che suo figlio soldato faccia ritorno a casa. Pedro, veniva dalla Colombia, diventammo amici. « Al mio paese - diceva - eravamo tristi perché non avevamo le scarpe. Qui tutti avete le scarpe, ma vedo che siete ugualmente tristi». E si chiedeva perché. Già, perché? Sono rimasto addolorato per l’assalto alla sede romana di Pro Vita durante il corteo contro la violenza delle donne. L’indignazione per l’orribile assassinio della cara Giulia apriva il cuore alla speranza. Quel che è successo, poi, è stata una delusione.
Diritti di serie A, diritti di serie B? Donne uccise che per un qualche motivo attirano la nostra attenzione e altre che passano quasi inosservate. Guerre descritte, minuziosamente, in tutta la loro crudeltà e altre di cui nessuno, tranne il Papa, parla. Bambini. Se un minore italiano, figlio di italiani, malfamato e malvestito, a Milano, chiede l’elemosina alla porta di una chiesa, si alza, giustamente, un coro di sdegno. Se a porgere la manina gelida, invece, è uno straniero, la cosa passa quasi inosservata. Penso alla vita nascente. Dio - o il caso per chi non crede - ha voluto che fossimo formati nel grembo di una donna. Fermo restando il diritto all’autodeterminazione della donna, niente impedirebbe a chicchessia di avere uno sguardo misericordioso e attento anche per il minuscolo ospite incapace di difendersi. Se qualcuno se ne prende cura, e con tanta buona volontà e abnegazione, riesce a strappare alla fogna decine di esseri umani, costui andrebbe ringraziato non denigrato.
Quanto vale una vita umana? Ha un prezzo? Se poi le mamme, opportunamente aiutate e sostenute, non smettono di ringraziare chi, nel momento del bisogno, non si voltò dall’altra parte, non le lasciò sole con il loro dramma, ma se ne fece carico, rimase loro accanto, questa stupenda verità non dovrebbe commuovere e affascinare anche di chi la pensa diversamente? Perché allora tanta intolleranza? Dove affonda le radici questo incomprensibile e ottuso odio alla vita? Il problema del male è più insidioso e viscido di quanto ingenuamente si possa immaginare. E colpisce tutti, indistintamente, ricchi e poveri, giovani e vecchi. Per quanto una società si faccia attenta, mai potrà sostituirsi alla famiglia. Lo Stato può rendere legale qualcosa che fino a ieri non lo era; e, viceversa, può catalogare come reato un atto che da sempre era considerato normale. Potrà - e deve - inculcare il rispetto nei propri cittadini, non l’amore.
Questa meravigliosa missione esula dalle sue competenze. Noi cristiani, davanti allo scempio immenso delle donne uccise dai maschi, davanti alle guerre combattute non più su lontani campi di battaglia ma sotto i nostri occhi, davanti alla sete di denaro, di potere, di piaceri che non dicono mai “basta”, dobbiamo trovare l’entusiasmo, il coraggio e la capacità di ritornare ad annunciare il Vangelo sine glossa. Non tanto con le parole ma con la vita vissuta. Facendo toccar con mano la bellezza e la gioia dell’essere figli di Dio. Solo l’amore ha la capacità di attrarre, sedurre e trasformare i cuori. E, non dimentichiamolo mai, Dio è amore.