Il martirio di don Santoro, la ferita del terremoto, l'amore che salva
giovedì 9 febbraio 2023

Caro direttore,
ricordo come fosse oggi, quanto fui colpito dalla notizia dell’assassinio di don Andrea Santoro, ai primi di febbraio del 2006. Sono stato sempre grato ad “Avvenire “ per avere pubblicato qualche giorno dopo la meravigliosa preghiera, che il futuro martire aveva composto a suo tempo. Ne conservo ancora il ritaglio. Quest’anno l’anniversario dell’assassinio è coinciso con un evento di inconcepibile drammaticità per quella Turchia, che don Andrea amò di un amore evidentemente non sempre corrisposto, ma non per questo meno profondo. Possa il martire don Andrea Santoro lenire il dolore di quella terra, da cui è partito per il Paradiso. E che le sue parole, mai come oggi così attuali, e soprattutto il suo esempio ci spronino a passare dalla porta, così stretta da sembrarci impraticabile, dell’amore verso tutti, specie quelli che consideriamo nemici.

Luca Fabri Genzano di Roma


Grazie, gentile e caro amico, per aver con delicatezza unito, attraverso le sue parole, figure e concetti preziosi. La memoria del martirio di don Andrea Santoro (le cui spoglie mortali poche settimane fa, il 2 dicembre 2022, sono state traslate nella chiesa dei santi Fabiano e Venanzio, sua ultima parrocchia romana prima della missione in terra di Turchia). La ferita atroce inferta dal sisma alla terra e alle popolazioni che questo sacerdote aveva amato e servito nella preghiera e nella mite forte testimonianza cristiana. L’esempio di amore anche verso chi consideriamo un nemico, così arduo, così urgente e così salvifico in questo tempo di rinnovate esaltazioni nella guerra e della guerra. Ripubblico volentieri la bellissima preghiera a Maria Vergine che don Andrea scrisse e condivise con gli antichi compagni di classe che ce la fecero conoscere dopo il suo assassinio, il 5 febbraio 2006, nella chiesa dell’antica Trebisonda.

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