Il male che svela e grida la complicità col fuoco
martedì 4 agosto 2020

Morire bruciati a Crema. Un rogo contemporaneo con la complicità di una generale indifferenza. L’aggravante è questa complicità, profondamente illogica e disumana, nel tentativo di appropriarsi istantaneamente delle immagini della morte altrui per giovarsene nel racconto delle propria esistenza. Più ci si pensa e più sembra un comportamento mostruoso, e non certo banale. Il male non è mai banale.

Penso che Hannah Harendt, osservando Eichmann, abbia articolato un pensiero molto allettante, un po’ come l’idea della 'società liquida', che è stato ridotto a una specie di didascalia a effetto che non tocca i nervi sempre scoperti della questione. Oggi scrivi che il male è banale se il sangue non è il tuo. La vicenda di Crema, dove una donna è morta dandosi fuoco davanti a individui concentrati unicamente sul proprio prossimo post corredato di video scioccante, cattura la nostra attenzione. Ma è solo un episodio in una infinità di comportamenti analoghi, diffusi ovunque, con gradi differenti nella capacità di orrore dell’uomo comune, che si sente protetto dalla scusa strumentale del 'documentare'.

La verità diventa così una vera e propria saprofagia dell’immagine, possibile al prezzo di una assenza totale di pietà e di empatia. Crema non è la dimostrazione di 'come siamo diventati'. Crema è la dimostrazione di quanto non siamo cambiati. Alcuni criminali nazisti sono stati mandati alla forca sulla base delle prove determinate dalla loro irresistibile smania di farsi fotografare in piedi sopra pile di cadaveri scheletriti, pronti per i forni iperfunzionali della premiata ditta tedesca Topf. Dimostrazione che la voglia di essere qualcosa passa sopra tutto, anche sopra se stessi.

Con la documentazione di tragedie assistite o provocate, il miserabile contemporaneo, la cui diffusione è endemica e da cui pochi possono veramente chiamarsi fuori, vuole mostrare la presunta epica della sua esistenza, nello sforzo inutile e terrificante di sfuggire a una definitiva e totale inincidenza. Lo fa senza preoccuparsi minimamente che in quel modo il marchio del mostro-normale lascia su di lui un’ombra, per sempre. Appena ho letto la notizia, la prima immagine che mi è balenata davanti è stata quella dei tremendi pogrom del Ventesimo secolo, quelle cacce all’uomo per motivi etnici e religiosi che hanno preannunciato l’abisso della guerra e lo sterminio di milioni di persone.

I pogrom riassumono tutto il peggio che l’essere umano può essere. Eppure sono stati compiuti e documentati da persone cosiddette normali. L’indifferenza alla tragedia altrui in chi la filma al posto di prestare aiuto è la medesima dei pogrom. Nel caso specifico, pensando che la tragedia consisteva in una persona avvolta dalle fiamme, la cosa risulta ancora più intollerabile e mostruosa. Gli autori dei pogrom, a qualunque categoria appartenessero, non sono stati identificati e perseguiti per la maggior parte. La mostruosità di massa è sempre fatta di singoli che nella miseria della propria esistenza individuano un tunnel della distruzione creato da altri, di cui diventano gioiosamente protagonisti senza nome, senza neanche la dignità di una assunzione di responsabilità.

Crema ci dice che troppo poco è cambiato, che la volontà di distruzione, la vigliaccheria dell’omissione, la colpevolezza della predazione del dolore altrui sono presenti nel più contiguo dei prossimi. Non in tutti, ma in molti. In forma latente, pronta ad esplodere quando il miserabile trova la via dell’anonimato o della dissimulazione di colpa che gli permette di essere carnefice fantasma. 'Non sapevo', 'è stato solo un brutto sogno', 'non potevo fare nulla' sono le stesse giustificazioni di chi un tempo ha sostenuto un genocidio diventando complice dei nazisti e di chi, per dare una botta di vita alla propria 'bacheca facebook', diventa complice del fuoco, capace di assistere senza nulla tentare per impedire una morte tra le più atroci si possano immaginare semplicemente per pubblicare... un post.

Voglio credere che questa sofferenza non andrà perduta, ma vorrei anche sperare che qualcuno possa riflettere su quanto è essenziale lavorare sull’uomo senza retorica, tentando di risvegliare una empatia che è la vera assente ingiustificata della contemporaneità. La sola che può, forse, fare da antidoto a una mostruosità, che, come a Crema, dà segni di essere tremendamente e ineluttabilmente viva.

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