Il grido dei poveri
sabato 23 giugno 2018

La Giornata mondiale del rifugiato 2018 celebrata anche quest’anno il 20 giugno ha coinciso con una delle pagine più drammatiche della storia dei flussi migratori verso l’Italia e l’Europa: la vicenda della nave Aquarius, accompagnata da ripetute e offensive frasi pronunciate a livello governativo: «è finita la pacchia», «devono fare le valigie», «non possono decidere loro dove finire la crociera»... Affermazioni aggressive, il cui unico risultato è quello di far crescere rabbia, sentimenti razzisti e malcontento verso le vittime di un sistema che non viene nemmeno nominato, o viene evocato solo in seconda istanza: l’organizzazione criminale, di stampo mafioso, che alimenta il traffico di esseri umani, nuova schiavitù della nostra società. Invece di parlare delle persone in pericolo, costrette ad affrontare un viaggio difficile e a volte mortale, invece di pensare ai loro diritti violati, invece di riflettere sul fatto che in quei barconi, che solcano il Mediterraneo, ci sono padri, madri, figli e figlie, fratelli e sorelle, ci si concentra sugli interessi, i soldi, il possibile consenso politico.

Tutto questo, per di più, avviene proprio in un momento in cui i dati danno delle informazioni chiare e precise. 1) Gli sbarchi di migranti in arrivo dal Nord Africa sono al livello minimo da quattro anni a questa parte. Dal 2014 al 2017, ogni anno sono sbarcati in Italia più di centomila migranti; nei primi cinque mesi del 2018 ne sono arrivati solamente 13mila (-84,20% rispetto al 2017 nel lasso di tempo: 1 gennaio 19 giugno 2018), dice il Ministero dell’Interno. 2) Alla fine del 2017 le persone con una qualche forma di protezione internazionale sono circa 147mila, mentre quelle ancora in attesa e ospitate nelle strutture di accoglienza si può stimarle in circa 180mila (Rapporto della Fondazione Migrantes). A questi dobbiamo aggiungere i circa 600mila stranieri che vivono irregolarmente sul territorio italiano: persone a cui è scaduto il permesso di soggiorno, o a cui è stata respinta la richiesta di asilo, e che continuano a vivere in Italia. Sembrano numeri enormi, ma vanno messi in prospettiva. L’Italia ha 60,5 milioni di abitanti, più o meno. Gli stranieri regolari sono poco più di 5 milioni, cioè l’8%. 3) Nigeria, Tunisia, Eritrea, Sudan sono i principali Paesi di provenienza. Molti migranti sono minori e donne e sono soggetti a maggior rischio di abusi e violenze sia durante il lungo viaggio che una volta arrivati qui.

Nel frattempo, le situazioni dei migranti, in Italia, all’interno di Cas, Sprar, Cara, Cpr peggiorano a vista d’occhio, mentre le condizioni di vita di quanti sono sfruttati sessualmente o da datori di lavoro senza scrupoli sono ormai disumane.

Eppure, senza carità e senza solidarietà umana, si parla quasi solo di repressione e di chiusure. Ma come mai abbiamo perso la memoria di quelle grosse navi che dopo la Prima e la Seconda guerra mondiale, partivano da Venezia o da Genova con a bordo famiglie intere di italiani, cariche di speranze e di figli, in fuga dalla miseria e dirette verso il sogno di un futuro migliore? Molti di loro si sono inseriti in nuove realtà condividendo capacità specifiche e assumendo nuovi valori. Tra i tanti che sono partiti, anche il papà e i nonni di papa Francesco che si sono trasferiti in Argentina nel 1929.

I flussi migratori non sono un fenomeno odierno, perché da sempre gli esseri umani, per diverse ragioni, hanno sentito il bisogno di muoversi e di mettersi in cammino. Un esempio su tutti, forse il più grande e significativo, è sicuramente quello della stessa Sacra Famiglia di Nazareth, bandita, esiliata, costretta a lasciare la sua terra e a bussare a porte sconosciute per trovare riparo e sicurezza, per salvare la vita al piccolo Gesù che un ricco e potente voleva togliere di mezzo per timore di perdere il proprio potere e le proprie ricchezze. L’immigrazione non è e non deve essere vista soprattutto come un problema, ma come una risorsa, incredibilmente bella e fruttuosa per l’Italia, vecchia e stanca, con una popolazione destinata a diminuire. L’immigrazione è una nuova linfa che rigenera vita e nello stesso tempo può essere una grande ricchezza di valori umani e di forza lavorativa a beneficio non solo dell’Italia, ma di tutta l’Europa e di ogni dove.

Come non indignarci, infine, e sino all'urlo, di fronte al pianto dei bambini strappati ai genitori e rinchiusi nelle gabbie come 'deterrente' per coloro che vogliono emigrare negli Usa nella speranza di poter dare un futuro ai loro figli? È orribile e inumano ciò che sta capitando in quella superpotenza che ha perso la visione di un mondo globale e fraterno. Il grido dei poveri troverà ascolto al cospetto di Dio, mentre a ciascuno di noi sarà chiesto il conto alla fine della vita dei nostri fratelli e sorelle che non abbiamo saputo accogliere. Che possiamo sentirci dire: «Ero forestiero e tu mi hai accolto».

Missionaria della Consolata, presidente di Slaves no more

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