Il G5 Sahel unito contro la tratta
mercoledì 5 luglio 2017

Caro direttore

è stata una decisione senza precedenti quella che in febbraio hanno preso insieme Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger, i cinque Paesi del G5 Sahel: creare una Forza congiunta per lottare contro il terrorismo e i traffici illegali. E l’Unione Europea ha scelto di dare un sostegno forte a questa iniziativa, con un contributo di 50 milioni di euro. È un messaggio chiaro al continente africano e alla comunità internazionale. Ed è un messaggio anche a terroristi e organizzazioni criminali, un messaggio di unità e determinazione.

In questi ultimi anni gruppi terroristici, reti criminali e bande di trafficanti di ogni genere hanno devastato le città del Sahel, i suoi tesori culturali, la sua economia, e non hanno risparmiato neppure le scuole. Troppe persone nel deserto hanno perso la vita che avevano affidato a contrabbandieri senza scrupoli. Di fronte a tutto questo, e per preservare la libertà di movimento, tanto cara ai popoli del Sahel, serve una cooperazione più forte per gestire le sfide comuni.

La Forza congiunta sarà composta da diecimila uomini in grado di intervenire sul territorio di tutti e cinque i Paesi, anche rafforzando la collaborazione transfrontaliera. È una tappa importante verso soluzioni africane a problemi africani.

I Paesi del G5 Sahel hanno scelto di prendere in mano il proprio destino e di assumersi in modo collettivo la responsabilità della sicurezza dei loro cittadini e della difesa dei loro valori. La Ue li sostiene, nella convinzione che sia il modo migliore per dare maggiore stabilità al Sahel e a tutta la nostra regione comune. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha avallato l’iniziativa con la Risoluzione numero 2359. Ora è il momento che altri partner bilaterali e multilaterali seguano l’esempio dell’Unione Europea e diano il loro supporto alla Forza congiunta.

La comunità internazionale sta già contribuendo in modo decisivo alla pace e alla sicurezza del Sahel. La missione delle Nazioni Unite, Minusma, e le truppe francesi di Barkhane hanno protetto il popolo del Mali dalla minaccia terroristica, pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane. Il 17 giugno scorso un militare portoghese ha perso vita in un attentato: faceva parte di una missione della Ue nella regione, una delle tre impegnate a addestrare le forze armate e di polizia in Mali e in Niger, i cui risultati sono unanimemente riconosciuti.

La sicurezza è una condizione indispensabile per garantire lo sviluppo economico della regione, ma non la sola. I popoli del Sahel e di tutta l’Africa, i giovani hanno bisogno di opportunità, di speranza. Di futuro. Anche in questo, l’Unione Europea è impegnata da anni al fianco dei Paesi del Sahel, con una convinzione di fondo: quando investiamo nello sviluppo del continente africano, stiamo investendo in un futuro migliore per tutti i nostri cittadini, in Africa come in Europa.

Il sostegno europeo alla sicurezza del Sahel va quindi di pari passo con i progetti per l’istruzione, l’accesso all’acqua, la sanità, l’adattamento ai cambiamenti climatici, la creazione di posti di lavoro già dalle regioni più fragili del continente. Due esempi tra tanti. Timbuctu, in Mali, è una città di tradizioni antichissime e patrimonio dell’umanità: la Ue ha contribuito a restaurare i tesori devastati negli scorsi anni dai terroristi e ha finanziato la costruzione di una strada che rompesse l’isolamento della città collegandola al resto del Paese. Agadez, in Niger, era un importante centro turistico: quando la città ha smesso di essere meta di viaggiatori, molti dei suoi abitanti hanno perso il lavoro e si sono dedicati a traffici illeciti. Oggi la lotta contro i trafficanti va di pari passo con la formazione professionale e la creazione di nuove opportunità di impiego per giovani e donne, per costruire un’economia più sana. C’è poi un lavoro di respiro più ampio, per creare occupazione nel lungo periodo: è l’obiettivo del Piano europeo di investimenti all’estero, che offre alle imprese private incentivi e garanzie per investire in modo sicuro nelle regioni africane più fragili.

L’Africa e l’Europa hanno minacce comuni: sta a noi saperle affrontare assieme. L’Africa e il Sahel hanno un potenziale enorme che aspetta solo di essere valorizzato. Ottenere risultati, soprattutto per i giovani, è possibile, con un impegno rinnovato e mirato della Ue e della comunità internazionale. La speranza che accende il cuore dell’Africa – un’attesa di pace, di sviluppo, di realizzazione personale – è una speranza condivisa in Europa.

«È nella pace, e solo nella pace, che l’uomo può costruire e sviluppare la società – dice lo scrittore maliano Amadou Hampâté Bâ – la guerra distrugge in un giorno quello che si è costruito in un secolo». Quella tra Europa e Africa è una collaborazione per conquistare la pace. E per costruire insieme il nostro futuro.

*Federica Mogherini, Alto Rappresentante della politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea

Roch Marc Christian Kaboré, Presidente del Burkina Faso

Idriss Déby Itno, Presidente del Ciad

Ibrahim Boubacar Keïta, Presidente del Mali

Mohamed Ould Abdel Aziz, Presidente della Mauritania

Mahamadou Issoufou, Presidente del Niger

Accolgo volentieri questa impegnativa dichiarazione comune dei Presidenti dei 5 Paesi del Sahel e dell’Unione Europea, sottolineando con stima l’intenzione e l’azione di Federica Mogherini, nella sua alta responsabilità. Vorrei richiamare soprattutto una frase del testo: «La sicurezza è una condizione indispensabile per garantire lo sviluppo economico della regione, ma non la sola. I popoli del Sahel e di tutta l’Africa, i giovani hanno bisogno di opportunità, di speranza. Di futuro». Sviluppo e fattiva solidarietà con i più poveri, libertà personali e civili, equità e onestà sono le altro tre gambe del gran "tavolo" del futuro del Sahel e dell’Africa in relazione con l’Europa comunitaria. Senza di esse, non sta in piedi. (mt)

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